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Rispettare la montagna. Lavoro, ambiente e futuro
Il tema dell’overtourism al centro della conferenza, promossa dal Consiglio Regionale Unipol di Bolzano con il patrocinio di Asvis, svoltasi stamani presso l’Auditorium della Scuola Professionale “Einaudi”
Le varie sfaccettature e criticità del fenomeno dell’overtourism analizzati da diverse angolature: ambiente, lavoro e territorio. L’affluenza indiscriminata e senza regole di turisti è arrivata ad una dimensione tale da fagocitare le risorse impegnate da sempre a conservare l’unicità e la specificità dell’ambiente montano, a salvaguardare ecosistema, ambiente e tradizioni locali. Un tema che tocca da vicini la provincia di Bolzano, dove i servizi legati al turismo rappresentano circa il 10% del Pil e in cui l’indice di sovraffollamento turistico ha messo l’Alto Adige ai primi posti in Italia.
“Rispettare la montagna. Lavoro, ambiente e futuro” è il titolo della conferenza, promossa dal Consiglio Regionale Unipol di Bolzano con il patrocinio di Asvis (Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile), svoltasi stamani all’Auditorium della Scuola professionale provinciale per l’artigianato e l’industria “Luigi Einaudi” in via Santa Geltrude a Bolzano. L’iniziativa, aperta a tutti gli interessati, ha affrontato una serie di temi, particolarmente sentiti e di stretta attualità, affrontando il tema da diversi punti di vista.
Rispettare la montagna significa rispettare l’unicità e la fragilità dei suoi ecosistemi. Una fragilità, resa ancora più evidente dalla crisi climatica che ci impone con urgenza l’introduzione di tutele rafforzate e la programmazione di un modello di sviluppo rispettoso dell’ambiente alpino, del paesaggio e delle comunità locali. A minare un equilibrio naturale costruito nei millenni è intervenuto un fenomeno che viene definito “overtourism”, ovvero un accesso sproporzionato di persone verso una destinazione, che influenza negativamente la qualità della vita percepita dai cittadini e quella delle esperienze dei visitatori.
La conferenza si è posta l’obiettivo di riflettere sulle ricadute del fenomeno dell’overtourism sul territorio e di interrogarsi sulle possibili azioni da intraprendere a tutela delle comunità locali, delle future generazioni e della biodiversità.
La presidente del Consiglio regionale Unipol Alto Adige Südtirol, Doriana Pavanello ha introdotto e coordinato la conferenza: “Abbiamo voluto organizzare questo evento sul tema della montagna, della salvaguardia dell’ambiente e dell’ecosistema alpino per aprire sostanzialmente una riflessione anche su quella che è una pressione, una forte pressione turistica sull’ambiente montano. Nel 2023 è stato calcolato che gli arrivi in questa provincia ad alta vocazione turistica sono ammontati a 8 milioni di persone con una permanenza di circa 4,3 giornate pro turista, quindi abbiamo avuto 36 milioni di pernottamenti. Tutti concentrati nelle zone alpine, questo sostanzialmente senza preoccuparsi che una eccessiva pressione antropica, un’eccessiva presenza anche di persone su ambienti su sistemi resi ancora più fragili dal cambiamento climatico possono creare veramente delle situazioni anche irreversibili di erosione comunque di compromissione dell’ecosistema”.
“Rispetto all’overturismo alla centrificazione, – ha detto Elisa Sermarini del settore politiche sociali Libera -, la cosa importante da dire è che queste sono delle gigantesche questioni di classe legate molto anche al razzismo ambientale. Che cosa possiamo fare come soggetti sociali sindacati, realtà di base, comitati, in questa fase della storia dove siamo messi di fronte a enormi sfide? Siamo schiacciati tutti e tutti tra gli impatti del collasso climatico le guerre e la crescita costante delle povertà e delle disuguaglianze. Abbiamo davanti una sfida culturale, questa è la prima sfida che dobbiamo raccogliere perché ormai siamo di fronte, dopo 47 anni che si parla di sviluppo sostenibile, alla più grande catastrofe economica sociale e culturale che l’umanità ha mai attraversato. E’ arrivato il momento, perché non abbiamo molta altra scelta, di riconvertirci ad una cultura diversa, una cultura dell’ecologia integrale, ossia di quella cultura che riconosce i diritti a tutte le entità viventi, umane e non, ma anche a madre terra, perché dobbiamo riconoscere una relazione di reciprocità, di complementarietà senza la quale non potremo vivere. Qui in ballo non c’è la salvezza del pianeta, il pianeta sopravvivrà, sarà la razza umana che rischia di non sopravvivere ancora per molto se non faremo dei cambiamenti in tempi brevi.”.
Carlo Alberto Zanella presidente CAI Alto Adige Südtirol ha detto: “Sono ormai quattro anni che come CAI parliamo di overturismo, improvvisamente è scoppiata questa questione. La cosa che mi fa un po’ impressione è che ho partecipato a diversi dibattiti, diversi convegni, ma l’argomento principale pare che siano solo i bed and breakfast. L’overturismo invece è proprio una presenza di turisti nell’Alto Adige che possiamo definire davvero esagerata. Purtroppo è un turismo che si manifesta solamente in determinati periodi dell’anno in particolare luglio e agosto. È l’estate che purtroppo porta molta gente a venire qui da noi per “camminare” ma che poi passa molto tempo in auto per andare da un posto all’altro. Come CAI siamo veramente molto preoccupati. Viene fatta molta pubblicità e la gente continuerà ad aumentare. Un po’ ha contribuito anche l’Unesco. Invece di difendere e questo monumento naturale, lo ha solo reso più famoso e ora gente viene da ogni dove”.
Herwig Prinoth paleontologo del Musla – Museo Ladin di San Martin De Tor (qui il pdf della mostra/lavoro che ha presentato) ha lanciato alcuni allarmi: “La crisi climatica che stiamo vivendo è già in atto e sentiamo le conseguenze in tanti campi. La cosa più evidente in Alto Adige è la scomparsa dei ghiacciai, un ritiro drammatico negli ultimi. Poi abbiamo un altro aspetto che è la diffusione sempre più massiccia di parassiti come per esempio le zecche e la zanzara tigre e altri animali molto dannosi, come il bostrico che conseguenza del cambiamento climatico, non muore più durante l’inverno e così si può diffondere sempre di più. Poi abbiamo naturalmente la diffusione di nuove specie di animali e di piante che prima non c’erano in Alto Adige e che pian pianino stanno sostituendo le piante e gli animali autoctoni. Questo è un grande pericolo. Inoltre molti animali, che hanno un loro optimum di temperatura, se le temperature salgono loro devono salire sempre più in alta quota e le montagne hanno un’altitudine limitata, quindi prima o poi non sapranno più dove andare. Naturalmente le temperature sempre più alte e precipitazioni sempre più massicce e concentrate in piccoli territori e in zone molto limitate ci preoccupano abbastanza. Ci sono tante analogie con le crisi climatiche del passato, per esempio quella della fine del periodo Permiano, 252 milioni di anni fa, quando massicce eruzioni vulcaniche hanno portato a un aumento drammatico delle temperature per l’effetto serra”.
Denise Ganthaler, collaboratrice comunicazione & event management all’Ipl, ha poi presentato un’indagine (qui le slide in pdf) sui lavoratori nel settore dell’ospitalità “È emerso soprattutto che le condizioni non sono sempre buonissime. In gran parte degli aspetti che abbiamo analizzato i lavoratori e le lavoratrici del turismo hanno le condizioni peggiori piuttosto della media di altri settori in Alto Adige – ha sottolineato – e questo ci preoccupa molto perché l’argomento è rispettare le montagne, ma sarebbe importante rispettare anche le persone che lavorano in questo settore e c’è la possibilità di farlo”.
Elena Covi, dell’area assistenza soci e startup Coopbund (qui le slide della presentazione) ha parlato del ruolo delle cooperative: “Le cooperative sono una forma di impresa che contribuisce pienamente allo sviluppo sostenibile, economico e sociale del territorio in cui opera, in quanto sono fortemente radicati col territorio e con le comunità locali. Gli esempi sono due cooperative che operano in Alta Val Venosta, che hanno saputo aprirsi anche all’attività turistica rispettando però l’ambiente e le comunità locali. Una è una cooperativa di comunità che porta avanti attività tradizionali come un caseificio e anche attività in campo agricolo, però anche nel settore turistico attraverso l’albergo diffuso, l’altra invece è una cooperativa sociale di inserimento lavorativo che ha trasformato un ex caserma in un ostello all’insegna anche lì della sostenibilità e creando occupazione per le persone del posto”.
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Le varie sfaccettature e criticità del fenomeno dell’overtourism analizzati da diverse angolature: ambiente, lavoro e territorio. L’affluenza indiscriminata e senza regole di turisti è arrivata ad una dimensione tale da fagocitare le risorse impegnate da sempre a conservare l’unicità e la specificità dell’ambiente montano, a salvaguardare ecosistema, ambiente e tradizioni locali. Un tema che tocca da vicini la provincia di Bolzano, dove i servizi legati al turismo rappresentano circa il 10% del Pil e in cui l’indice di sovraffollamento turistico ha messo l’Alto Adige ai primi posti in Italia.
“Rispettare la montagna. Lavoro, ambiente e futuro” è il titolo della conferenza, promossa dal Consiglio Regionale Unipol di Bolzano con il patrocinio di Asvis (Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile), svoltasi stamani all’Auditorium della Scuola professionale provinciale per l’artigianato e l’industria “Luigi Einaudi” in via Santa Geltrude a Bolzano. L’iniziativa, aperta a tutti gli interessati, ha affrontato una serie di temi, particolarmente sentiti e di stretta attualità, affrontando il tema da diversi punti di vista.
Rispettare la montagna significa rispettare l’unicità e la fragilità dei suoi ecosistemi. Una fragilità, resa ancora più evidente dalla crisi climatica che ci impone con urgenza l’introduzione di tutele rafforzate e la programmazione di un modello di sviluppo rispettoso dell’ambiente alpino, del paesaggio e delle comunità locali. A minare un equilibrio naturale costruito nei millenni è intervenuto un fenomeno che viene definito “overtourism”, ovvero un accesso sproporzionato di persone verso una destinazione, che influenza negativamente la qualità della vita percepita dai cittadini e quella delle esperienze dei visitatori.
La conferenza si è posta l’obiettivo di riflettere sulle ricadute del fenomeno dell’overtourism sul territorio e di interrogarsi sulle possibili azioni da intraprendere a tutela delle comunità locali, delle future generazioni e della biodiversità.
La presidente del Consiglio regionale Unipol Alto Adige Südtirol, Doriana Pavanello ha introdotto e coordinato la conferenza: “Abbiamo voluto organizzare questo evento sul tema della montagna, della salvaguardia dell’ambiente e dell’ecosistema alpino per aprire sostanzialmente una riflessione anche su quella che è una pressione, una forte pressione turistica sull’ambiente montano. Nel 2023 è stato calcolato che gli arrivi in questa provincia ad alta vocazione turistica sono ammontati a 8 milioni di persone con una permanenza di circa 4,3 giornate pro turista, quindi abbiamo avuto 36 milioni di pernottamenti. Tutti concentrati nelle zone alpine, questo sostanzialmente senza preoccuparsi che una eccessiva pressione antropica, un’eccessiva presenza anche di persone su ambienti su sistemi resi ancora più fragili dal cambiamento climatico possono creare veramente delle situazioni anche irreversibili di erosione comunque di compromissione dell’ecosistema”.
“Rispetto all’overturismo alla centrificazione, – ha detto Elisa Sermarini del settore politiche sociali Libera -, la cosa importante da dire è che queste sono delle gigantesche questioni di classe legate molto anche al razzismo ambientale. Che cosa possiamo fare come soggetti sociali sindacati, realtà di base, comitati, in questa fase della storia dove siamo messi di fronte a enormi sfide? Siamo schiacciati tutti e tutti tra gli impatti del collasso climatico le guerre e la crescita costante delle povertà e delle disuguaglianze. Abbiamo davanti una sfida culturale, questa è la prima sfida che dobbiamo raccogliere perché ormai siamo di fronte, dopo 47 anni che si parla di sviluppo sostenibile, alla più grande catastrofe economica sociale e culturale che l’umanità ha mai attraversato. E’ arrivato il momento, perché non abbiamo molta altra scelta, di riconvertirci ad una cultura diversa, una cultura dell’ecologia integrale, ossia di quella cultura che riconosce i diritti a tutte le entità viventi, umane e non, ma anche a madre terra, perché dobbiamo riconoscere una relazione di reciprocità, di complementarietà senza la quale non potremo vivere. Qui in ballo non c’è la salvezza del pianeta, il pianeta sopravvivrà, sarà la razza umana che rischia di non sopravvivere ancora per molto se non faremo dei cambiamenti in tempi brevi.”.
Carlo Alberto Zanella presidente CAI Alto Adige Südtirol ha detto: “Sono ormai quattro anni che come CAI parliamo di overturismo, improvvisamente è scoppiata questa questione. La cosa che mi fa un po’ impressione è che ho partecipato a diversi dibattiti, diversi convegni, ma l’argomento principale pare che siano solo i bed and breakfast. L’overturismo invece è proprio una presenza di turisti nell’Alto Adige che possiamo definire davvero esagerata. Purtroppo è un turismo che si manifesta solamente in determinati periodi dell’anno in particolare luglio e agosto. È l’estate che purtroppo porta molta gente a venire qui da noi per “camminare” ma che poi passa molto tempo in auto per andare da un posto all’altro. Come CAI siamo veramente molto preoccupati. Viene fatta molta pubblicità e la gente continuerà ad aumentare. Un po’ ha contribuito anche l’Unesco. Invece di difendere e questo monumento naturale, lo ha solo reso più famoso e ora gente viene da ogni dove”.
Herwig Prinoth paleontologo del Musla – Museo Ladin di San Martin De Tor (qui il pdf della mostra/lavoro che ha presentato) ha lanciato alcuni allarmi: “La crisi climatica che stiamo vivendo è già in atto e sentiamo le conseguenze in tanti campi. La cosa più evidente in Alto Adige è la scomparsa dei ghiacciai, un ritiro drammatico negli ultimi. Poi abbiamo un altro aspetto che è la diffusione sempre più massiccia di parassiti come per esempio le zecche e la zanzara tigre e altri animali molto dannosi, come il bostrico che conseguenza del cambiamento climatico, non muore più durante l’inverno e così si può diffondere sempre di più. Poi abbiamo naturalmente la diffusione di nuove specie di animali e di piante che prima non c’erano in Alto Adige e che pian pianino stanno sostituendo le piante e gli animali autoctoni. Questo è un grande pericolo. Inoltre molti animali, che hanno un loro optimum di temperatura, se le temperature salgono loro devono salire sempre più in alta quota e le montagne hanno un’altitudine limitata, quindi prima o poi non sapranno più dove andare. Naturalmente le temperature sempre più alte e precipitazioni sempre più massicce e concentrate in piccoli territori e in zone molto limitate ci preoccupano abbastanza. Ci sono tante analogie con le crisi climatiche del passato, per esempio quella della fine del periodo Permiano, 252 milioni di anni fa, quando massicce eruzioni vulcaniche hanno portato a un aumento drammatico delle temperature per l’effetto serra”.
Denise Ganthaler, collaboratrice comunicazione & event management all’Ipl, ha poi presentato un’indagine (qui le slide in pdf) sui lavoratori nel settore dell’ospitalità “È emerso soprattutto che le condizioni non sono sempre buonissime. In gran parte degli aspetti che abbiamo analizzato i lavoratori e le lavoratrici del turismo hanno le condizioni peggiori piuttosto della media di altri settori in Alto Adige – ha sottolineato – e questo ci preoccupa molto perché l’argomento è rispettare le montagne, ma sarebbe importante rispettare anche le persone che lavorano in questo settore e c’è la possibilità di farlo”.
Elena Covi, dell’area assistenza soci e startup Coopbund (qui le slide della presentazione) ha parlato del ruolo delle cooperative: “Le cooperative sono una forma di impresa che contribuisce pienamente allo sviluppo sostenibile, economico e sociale del territorio in cui opera, in quanto sono fortemente radicati col territorio e con le comunità locali. Gli esempi sono due cooperative che operano in Alta Val Venosta, che hanno saputo aprirsi anche all’attività turistica rispettando però l’ambiente e le comunità locali. Una è una cooperativa di comunità che porta avanti attività tradizionali come un caseificio e anche attività in campo agricolo, però anche nel settore turistico attraverso l’albergo diffuso, l’altra invece è una cooperativa sociale di inserimento lavorativo che ha trasformato un ex caserma in un ostello all’insegna anche lì della sostenibilità e creando occupazione per le persone del posto”.
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