Introduzione Aleardo Benuzzi – 5° Assemblea Nazionale
INTRODUZIONE DI ALEARDO BENUZZI
RESPONSABILE NAZIONALE DEI CRU UNIPOL
IL RUOLO SOCIALE DELL’ASSICURAZIONE
“NESSUNO DEVE ESSERE LASCIATO SOLO” è lo slogan che abbiamo individuato per questa 5° Assemblea Nazionale dei CRU Unipol. Per il nostro gruppo assicurativo questo slogan vuole essere un modo per richiamare una volta di più il ruolo sociale dell’assicurazione.
Cosa intendiamo per ruolo sociale dell’assicurazione e come lo dobbiamo interpretare? Principalmente in 3 declinazioni:
- Partnership di soluzione
- Il mutualismo
- Le reti fisiche sui territori
1- Di fronte alle difficoltà attuali del sistema paese è necessario trovare nuove risposte di integrazione pubblico – privato. Faccio un esempio in campo sanitario perchè è di più immediata comprensione. Oggi, in campo socio-sanitario, l’integrazione pubblico-privato a cui solitamente si pensa è di carattere meramente esecutivo, “verticale” potremmo dire, cioè le prestazioni sono fornite ai cittadini o direttamente dalle strutture pubbliche o dalle strutture private convenzionate con il pubblico. In un sistema in cui la questione del controllo dei costi è fondamentale, sia per il pubblico che per il privato, il tema della partnership, a nostro avviso, necessariamente si colloca sul piano della progettazione complessiva di un servizio, divenendo così più “orizzontale”, con il risultato, tra l’altro, di definire in modo più trasparente il costo per i cittadini di una determinata prestazione.
In sostanza, in una partnership di soluzione diventa necessario, per il pubblico e il privato, coprogettare le modalità di erogazione di un determinato servizio.
Questa impostazione necessita di due requisiti imprescindibili:
A. Il pubblico detta le regole. Sul suo capo deve restare il compito di programmazione e di controllo, che non può e non deve essere delegato ad alcuno;
B. I privati chiamati a realizzare questo tipo di partnership debbono cercare un rapporto equilibrato fra la propria attività e la sostenibilità, incorporando quest’ultima nel proprio pensiero strategico e nelle conseguenti politiche aziendali. Sostenibilità intesa complessivamente in chiave economico-sociale e considerata nell’ ottica dell’insieme della società e del contesto in cui un’azienda opera.
2- Da questo primo livello elaborativo scaturisce la questione del mutualismo, inteso proprio come una possibile modalità per non lasciare nessuno da solo. Oggi, con l’attuale schema di sussidiarietà verticale, chi non è nella filiera del tradizionale assetto produttivo rischia di essere lasciato solo e quindi a noi pare necessaria l’attualizzazione di un principio antico, ma sempre valido nella sua accezione profonda: il mutualismo e l’autorganizzazione sociale.
3-Terzo livello del ragionamento: l’autorganizzazione sociale può trovare nelle reti fisiche sul territorio uno strumento di realizzazione oltre che di diffusione di soluzioni individuali accessibili, il cosiddetto terzo pilastro (anche così nessuno viene lasciato solo).
In sostanza, proponiamo:
– un pubblico forte e qualificato che scelga, programmi e controlli, un privato solido che, coprogettando con il pubblico, investa in soluzioni innovative;
– nella migliore tradizione del movimento cooperativo e mutualistico, una pratica di autorganizzazione sociale che superi in avanti la dicotomia di un pubblico che si ritira sempre più per problemi di disponibilità di risorse e di un privato costretto a soluzioni fai da te, quasi sempre penalizzanti per le persone singole, data la forte disparità di potere contrattuale e costosità delle soluzioni;
– infine, proponiamo che, sui territori, Unipol e le Organizzazioni del mondo del lavoro e delle imprese cerchino di tradurre questi orientamenti, se condivisi, in un rapporto solido e concreto.
Per Unipol questa visione è doppiamente impegnativa, per la matrice sociale da cui deriva e di cui è permeata e per il settore in cui opera, quello della sicurezza delle persone e delle imprese.
Questi sono gli aspetti di fondo che, a mio avviso, tengono insieme i tre filoni.
I CRU NELLA REALTA’ DELLA NUOVA IMPRESA
In un contesto così diverso i CRU non possono più essere, se mai siano stati solo questo, una sorta di comitati di propaganda per Unipol, ma sempre più dovranno rappresentare momenti e sedi nei quali rendiamo concreti e praticati i rispettivi punti di vista e i rapporti sul territorio, in chiave di collaborazione reciproca.
In poche parole una sede in cui facciamo mutualità di esperienze diverse.
In questo senso, proprio allo scopo di qualificare bene le relazioni e le reciproche opportunità nel nuovo contesto in cui tutti ci troviamo, anche in considerazione del ruolo che il gruppo è chiamato a svolgere nel sistema Italia, penso che sia opportuno aggiornare la nozione di mercato di riferimento, che è stata una caratteristica dello sviluppo di Unipol dagli anni 70 in poi.
Un modello di relazione basato sul concetto di stakeholder management a me pare risponda meglio alle rispettive esigenze.
Questa nuovo tratto delle nostre relazioni, a mio avviso, presuppone:
- una prospettiva generale condivisa (che si rispecchia nelle iniziative sui territori)
- sedi di confronto (i CRU, rinnovati e aggiornati, che mantengono tutta la loro attualità)
- strumenti specifici adeguati di informazione e di circolazione delle idee e delle informazioni
In realtà, nell’attività sui territori, già da qualche tempo ci muoviamo secondo una logica di stakeholder engagement.
Dalla precedente assemblea abbiamo realizzato una serie di iniziative che, a mio avviso, vanno in questa direzione.
Nel corso del 2016 vorremmo ampliare e mettere a regime questo modello di relazione, attraverso una serie di ulteriori progetti, dai quali possa emergere il ruolo di Unipol come sostenitore di iniziative di sviluppo locale, individuate ed elaborate con le parti sociali e in collaborazione con le amministrazioni pubbliche, in particolare le Regioni.
Insomma, un vasto e differenziato lavoro di partenariato sui diversi territori.
Il lavoro messo in cantiere nelle regioni del sud potrebbe anche sfociare in un momento specifico di discussione sul meridione organizzato da tutti i CRU delle regioni meridionali.
L’obiettivo di stare a pieno titolo in Europa non può infatti riguardare solo una parte del nostro paese, ma deve comprendere tutta l’Italia, a maggior ragione se considerato dal punto di vista di una grande impresa nazionale.
Per concludere questa parte del mio intervento:
bilanciamento degli interessi, sostenibilità, responsabilità verso i territori, anche attraverso la partecipazione a questo insieme di iniziative; condivisione di punti di vista, idee e valori con il mondo che produce impresa e lavoro, secondo un’idea di sviluppo e di sostenibilità che guarda all’insieme delle comunità, delle Istituzioni e della società.
Per noi tutto questo rappresenta un profilo di azienda e un modo di stare sul mercato; per i CRU può rappresentare una modello partecipativo di relazione moderna con una grande azienda italiana di servizi.
UNA RINNOVATA RELAZIONE FRA LE ORGANIZZAZIONI E UNIPOL
Nel corso del 2016 si apriranno le trattative per una serie di importanti rinnovi contrattuali e andremo al rinnovo delle convenzioni nazionali.
Si tratta di fatti molto diversi fra loro ma entrambi significativi per la qualità delle nostre relazioni.
Nel primo campo, secondo quello che emerge dalla stampa, il tema di individuare soluzioni di welfare integrativo a vantaggio dei lavoratori sarà fortemente presente nelle piattaforme e nelle possibili chiusure di accordi: le esperienze compiute in passato, ma anche il lavoro fatto dai CRU sui territori ci dicono che anche in questa circostanza Unipol potrebbe rappresentare per le OO.SS. un soggetto di riferimento sul mercato.
Nel secondo caso, il rinnovo delle convenzioni nazionali, ci aspetta un lavoro importante anche in termini di innovazione.
Due, a mio avviso, dovrebbero essere i punti fermi da cui partire per questa attività: individuare soluzioni adeguate per gli iscritti alle Organizzazioni e realizzare attività di conoscenza e di sviluppo sui territori. Entrambe le cose le possiamo fare insieme.
So bene che sul tema delle convenzioni, a volte, siamo in presenza di criticità e di contraddizioni che ne frenano le potenzialità: ma sono anche convinto che l’approccio giusto sia quello di governare queste criticità e contraddizioni con la capacità di capirci reciprocamente.
Gli ultimi due temi che metto alla vostra attenzione, e di cui citerò soltanto il titolo, sono quelli dei progetti di collaborazione fra le nostre reti sul territorio e dei nuovi strumenti di informazione e di comunicazione che vogliamo mettere a punto.
Nel campo dei progetti di collaborazione abbiamo esperienze che è utile condividere, analizzare, migliorare, uscendo dalla fase “artigianale” che le ha contraddistinte, per passare invece ad un livello più “industriale”, mettendo a regime i rapporti e strutturando meglio i processi. Penso alle diverse iniziative che abbiamo realizzato con i CAF, anche con significativi risultati, che è bene riprendere e qualificare; penso al progetto produttori della CIA, per il rilancio del quale stiamo lavorando.
Un cenno finale sugli strumenti di condivisione di informazioni e di esperienze. Nel 2016 faremo un deciso salto di qualità in fatto di strumenti social: avremo il sito dei CRU, il rilancio della newsletter, la pagina facebook e il profilo twitter.
Stiamo quindi investendo anche in questo campo: il miglior ritorno di questo investimento per noi sarà l’effettivo utilizzo di questi strumenti e di queste opportunità da parte dei nostri stakeholder: sono sicuro che se questo avverrà ci saremo reciprocamente arricchiti e qualificati.
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RESPONSABILE NAZIONALE DEI CRU UNIPOL
IL RUOLO SOCIALE DELL’ASSICURAZIONE
“NESSUNO DEVE ESSERE LASCIATO SOLO” è lo slogan che abbiamo individuato per questa 5° Assemblea Nazionale dei CRU Unipol. Per il nostro gruppo assicurativo questo slogan vuole essere un modo per richiamare una volta di più il ruolo sociale dell’assicurazione.
Cosa intendiamo per ruolo sociale dell’assicurazione e come lo dobbiamo interpretare? Principalmente in 3 declinazioni:
- Partnership di soluzione
- Il mutualismo
- Le reti fisiche sui territori
1- Di fronte alle difficoltà attuali del sistema paese è necessario trovare nuove risposte di integrazione pubblico – privato. Faccio un esempio in campo sanitario perchè è di più immediata comprensione. Oggi, in campo socio-sanitario, l’integrazione pubblico-privato a cui solitamente si pensa è di carattere meramente esecutivo, “verticale” potremmo dire, cioè le prestazioni sono fornite ai cittadini o direttamente dalle strutture pubbliche o dalle strutture private convenzionate con il pubblico. In un sistema in cui la questione del controllo dei costi è fondamentale, sia per il pubblico che per il privato, il tema della partnership, a nostro avviso, necessariamente si colloca sul piano della progettazione complessiva di un servizio, divenendo così più “orizzontale”, con il risultato, tra l’altro, di definire in modo più trasparente il costo per i cittadini di una determinata prestazione.
In sostanza, in una partnership di soluzione diventa necessario, per il pubblico e il privato, coprogettare le modalità di erogazione di un determinato servizio.
Questa impostazione necessita di due requisiti imprescindibili:
A. Il pubblico detta le regole. Sul suo capo deve restare il compito di programmazione e di controllo, che non può e non deve essere delegato ad alcuno;
B. I privati chiamati a realizzare questo tipo di partnership debbono cercare un rapporto equilibrato fra la propria attività e la sostenibilità, incorporando quest’ultima nel proprio pensiero strategico e nelle conseguenti politiche aziendali. Sostenibilità intesa complessivamente in chiave economico-sociale e considerata nell’ ottica dell’insieme della società e del contesto in cui un’azienda opera.
2- Da questo primo livello elaborativo scaturisce la questione del mutualismo, inteso proprio come una possibile modalità per non lasciare nessuno da solo. Oggi, con l’attuale schema di sussidiarietà verticale, chi non è nella filiera del tradizionale assetto produttivo rischia di essere lasciato solo e quindi a noi pare necessaria l’attualizzazione di un principio antico, ma sempre valido nella sua accezione profonda: il mutualismo e l’autorganizzazione sociale.
3-Terzo livello del ragionamento: l’autorganizzazione sociale può trovare nelle reti fisiche sul territorio uno strumento di realizzazione oltre che di diffusione di soluzioni individuali accessibili, il cosiddetto terzo pilastro (anche così nessuno viene lasciato solo).
In sostanza, proponiamo:
– un pubblico forte e qualificato che scelga, programmi e controlli, un privato solido che, coprogettando con il pubblico, investa in soluzioni innovative;
– nella migliore tradizione del movimento cooperativo e mutualistico, una pratica di autorganizzazione sociale che superi in avanti la dicotomia di un pubblico che si ritira sempre più per problemi di disponibilità di risorse e di un privato costretto a soluzioni fai da te, quasi sempre penalizzanti per le persone singole, data la forte disparità di potere contrattuale e costosità delle soluzioni;
– infine, proponiamo che, sui territori, Unipol e le Organizzazioni del mondo del lavoro e delle imprese cerchino di tradurre questi orientamenti, se condivisi, in un rapporto solido e concreto.
Per Unipol questa visione è doppiamente impegnativa, per la matrice sociale da cui deriva e di cui è permeata e per il settore in cui opera, quello della sicurezza delle persone e delle imprese.
Questi sono gli aspetti di fondo che, a mio avviso, tengono insieme i tre filoni.
I CRU NELLA REALTA’ DELLA NUOVA IMPRESA
In un contesto così diverso i CRU non possono più essere, se mai siano stati solo questo, una sorta di comitati di propaganda per Unipol, ma sempre più dovranno rappresentare momenti e sedi nei quali rendiamo concreti e praticati i rispettivi punti di vista e i rapporti sul territorio, in chiave di collaborazione reciproca.
In poche parole una sede in cui facciamo mutualità di esperienze diverse.
In questo senso, proprio allo scopo di qualificare bene le relazioni e le reciproche opportunità nel nuovo contesto in cui tutti ci troviamo, anche in considerazione del ruolo che il gruppo è chiamato a svolgere nel sistema Italia, penso che sia opportuno aggiornare la nozione di mercato di riferimento, che è stata una caratteristica dello sviluppo di Unipol dagli anni 70 in poi.
Un modello di relazione basato sul concetto di stakeholder management a me pare risponda meglio alle rispettive esigenze.
Questa nuovo tratto delle nostre relazioni, a mio avviso, presuppone:
- una prospettiva generale condivisa (che si rispecchia nelle iniziative sui territori)
- sedi di confronto (i CRU, rinnovati e aggiornati, che mantengono tutta la loro attualità)
- strumenti specifici adeguati di informazione e di circolazione delle idee e delle informazioni
In realtà, nell’attività sui territori, già da qualche tempo ci muoviamo secondo una logica di stakeholder engagement.
Dalla precedente assemblea abbiamo realizzato una serie di iniziative che, a mio avviso, vanno in questa direzione.
Nel corso del 2016 vorremmo ampliare e mettere a regime questo modello di relazione, attraverso una serie di ulteriori progetti, dai quali possa emergere il ruolo di Unipol come sostenitore di iniziative di sviluppo locale, individuate ed elaborate con le parti sociali e in collaborazione con le amministrazioni pubbliche, in particolare le Regioni.
Insomma, un vasto e differenziato lavoro di partenariato sui diversi territori.
Il lavoro messo in cantiere nelle regioni del sud potrebbe anche sfociare in un momento specifico di discussione sul meridione organizzato da tutti i CRU delle regioni meridionali.
L’obiettivo di stare a pieno titolo in Europa non può infatti riguardare solo una parte del nostro paese, ma deve comprendere tutta l’Italia, a maggior ragione se considerato dal punto di vista di una grande impresa nazionale.
Per concludere questa parte del mio intervento:
bilanciamento degli interessi, sostenibilità, responsabilità verso i territori, anche attraverso la partecipazione a questo insieme di iniziative; condivisione di punti di vista, idee e valori con il mondo che produce impresa e lavoro, secondo un’idea di sviluppo e di sostenibilità che guarda all’insieme delle comunità, delle Istituzioni e della società.
Per noi tutto questo rappresenta un profilo di azienda e un modo di stare sul mercato; per i CRU può rappresentare una modello partecipativo di relazione moderna con una grande azienda italiana di servizi.
UNA RINNOVATA RELAZIONE FRA LE ORGANIZZAZIONI E UNIPOL
Nel corso del 2016 si apriranno le trattative per una serie di importanti rinnovi contrattuali e andremo al rinnovo delle convenzioni nazionali.
Si tratta di fatti molto diversi fra loro ma entrambi significativi per la qualità delle nostre relazioni.
Nel primo campo, secondo quello che emerge dalla stampa, il tema di individuare soluzioni di welfare integrativo a vantaggio dei lavoratori sarà fortemente presente nelle piattaforme e nelle possibili chiusure di accordi: le esperienze compiute in passato, ma anche il lavoro fatto dai CRU sui territori ci dicono che anche in questa circostanza Unipol potrebbe rappresentare per le OO.SS. un soggetto di riferimento sul mercato.
Nel secondo caso, il rinnovo delle convenzioni nazionali, ci aspetta un lavoro importante anche in termini di innovazione.
Due, a mio avviso, dovrebbero essere i punti fermi da cui partire per questa attività: individuare soluzioni adeguate per gli iscritti alle Organizzazioni e realizzare attività di conoscenza e di sviluppo sui territori. Entrambe le cose le possiamo fare insieme.
So bene che sul tema delle convenzioni, a volte, siamo in presenza di criticità e di contraddizioni che ne frenano le potenzialità: ma sono anche convinto che l’approccio giusto sia quello di governare queste criticità e contraddizioni con la capacità di capirci reciprocamente.
Gli ultimi due temi che metto alla vostra attenzione, e di cui citerò soltanto il titolo, sono quelli dei progetti di collaborazione fra le nostre reti sul territorio e dei nuovi strumenti di informazione e di comunicazione che vogliamo mettere a punto.
Nel campo dei progetti di collaborazione abbiamo esperienze che è utile condividere, analizzare, migliorare, uscendo dalla fase “artigianale” che le ha contraddistinte, per passare invece ad un livello più “industriale”, mettendo a regime i rapporti e strutturando meglio i processi. Penso alle diverse iniziative che abbiamo realizzato con i CAF, anche con significativi risultati, che è bene riprendere e qualificare; penso al progetto produttori della CIA, per il rilancio del quale stiamo lavorando.
Un cenno finale sugli strumenti di condivisione di informazioni e di esperienze. Nel 2016 faremo un deciso salto di qualità in fatto di strumenti social: avremo il sito dei CRU, il rilancio della newsletter, la pagina facebook e il profilo twitter.
Stiamo quindi investendo anche in questo campo: il miglior ritorno di questo investimento per noi sarà l’effettivo utilizzo di questi strumenti e di queste opportunità da parte dei nostri stakeholder: sono sicuro che se questo avverrà ci saremo reciprocamente arricchiti e qualificati.
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