Forum disuguaglianze diversità: PNRR, manca una visione forte e mobilitante
Il Forum Disuguaglianze Diversità (sostenuta tra gli altri da Fondazione Unipolis) ha pubblicato sul proprio sito un’approfondita riflessione sull’utilizzo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano – si legge sul sito del Forum – è stato inviato alla Commissione Europea. Dopo aver lavorato dal luglio 2020 per orientarne le scelte, prendiamo atto che questo è quanto le istituzioni sono in grado di fare. Sull’esito, pesano l’infelice avvio – a partire dalla raccolta dei progetti esistenti – e la scelta, immodificata da un governo all’altro, di assoluta chiusura al dialogo sociale. Pesa, da ultimo, la scelta della classe dirigente europea di mettere la chiusura del Piano davanti alla sua qualità, alla garanzia che esso raggiunga gli obiettivi dichiarati.
Nel documento “Cosa pensiamo del piano inviato all’UE e “Che fare ora”?” enucleiamo le tre cose che crediamo opportuno fare adesso: apprezzare alcuni progressi compiuti; segnalare i seri limiti (molti già presenti in gennaio), augurandoci che alcuni di essi siano superati nel confronto con la Commissione Europea grazie all’attenzione a queste come ad altre osservazioni fatte in Italia dalle organizzazioni sociali e del lavoro; e individuare, a Piano dato, gli spazi che società attiva e ricerca hanno per cavarne il massimo in termini di sviluppo giusto e sostenibile, di giustizia sociale e ambientale, spazi che orienteranno il “che fare” del ForumDD dei prossimi mesi.
Per un maggiore approfondimento è possibile visitare il sito del forum
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Il Forum Disuguaglianze Diversità (sostenuta tra gli altri da Fondazione Unipolis) ha pubblicato sul proprio sito un’approfondita riflessione sull’utilizzo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano – si legge sul sito del Forum – è stato inviato alla Commissione Europea. Dopo aver lavorato dal luglio 2020 per orientarne le scelte, prendiamo atto che questo è quanto le istituzioni sono in grado di fare. Sull’esito, pesano l’infelice avvio – a partire dalla raccolta dei progetti esistenti – e la scelta, immodificata da un governo all’altro, di assoluta chiusura al dialogo sociale. Pesa, da ultimo, la scelta della classe dirigente europea di mettere la chiusura del Piano davanti alla sua qualità, alla garanzia che esso raggiunga gli obiettivi dichiarati.
Nel documento “Cosa pensiamo del piano inviato all’UE e “Che fare ora”?” enucleiamo le tre cose che crediamo opportuno fare adesso: apprezzare alcuni progressi compiuti; segnalare i seri limiti (molti già presenti in gennaio), augurandoci che alcuni di essi siano superati nel confronto con la Commissione Europea grazie all’attenzione a queste come ad altre osservazioni fatte in Italia dalle organizzazioni sociali e del lavoro; e individuare, a Piano dato, gli spazi che società attiva e ricerca hanno per cavarne il massimo in termini di sviluppo giusto e sostenibile, di giustizia sociale e ambientale, spazi che orienteranno il “che fare” del ForumDD dei prossimi mesi.
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