Il progetto punta alla riorganizzazione dei servizi pubblici, garantendo l’individuazione di modelli di gestione efficaci e coerenti con le esigenze dei territori

VENGONO definite “aree interne” e quelle aree del Paese caratterizzate da una significativa distanza dai principali centri di offerta di servizi essenziali (salute, istruzione, mobilità collettiva); da una grande disponibilità di risorse ambientali (risorse idriche, sistemi agricoli, foreste, paesaggi naturali e umani) e culturali (beni archeologici, insediamenti storici, abbazie, piccoli musei, centri di mestiere); da territori complessi, frutto di sistemi naturali e processi di antropizzazione e spopolamento.

In Italia queste aree rappresentano il 51,6% circa dei Comuni italiani (4.181), ospitano il 22,3% della popolazione italiana, pari a 13,3 milioni di abitanti, e occupano una porzione del territorio di poco inferiore al 60% della superficie nazionale.

Al 31 dicembre 2019, per il rilancio si queste zone, sono state approvate 47 “strategie d’area”, impegnando circa 753 milioni di euro, di cui 175 milioni provenienti da risorse statali dedicate alla “strategia” e 473 di euro dai Fondi europei di Sviluppo e Investimento (SIE) che finanziano i Programmi Operativi regionali, oltre ad altri fondi pubblici e privati per un totale di 104 milioni di euro.

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