Lampi di Ingegno. Start up e territorio: come crescere insieme

Le startup, la nuova imprenditoria, le contaminazioni fra imprese tradizionali ed idee innovative sono al centro dell’evoluzione economica del nostro territorio. A questi temi è stata dedicata l’edizione 2016 di CNA Next Emilia Romagna che quest’anno si è svolta a Forlì, giovedì 26 Aprile presso l’Auditorium San Giacomo, organizzata in collaborazione con la Regione Emilia Romagna col patrocinio del Comune di Forlì, col sostegno di Unipolsai Assicurazioni e Assicoop Romagna Futura e numerosi sponsor tecnici.

L’iniziativa, che quest’anno ha avuto come titolo “Lampi di ingegno. Startup e territorio: come crescere insieme”, è stata organizzata da CNA Giovani Imprenditori e CNA Comunicazione e Terziario Avanzato dell’Emilia Romagna e di Forlì-Cesena.
Dopo il saluto Davide Drei, Sindaco di Forlì e l’introduzione di Marianna Panebarco, Presidente CNA Giovani Imprenditori dell’Emilia Romagna si sono susseguiti diversi relatori tra i quali Marco Biocchi Pichi, Presidente ItaliaStartup, Ernesto Belisario, Senior Partner Studio legale E-lex, Matteo Piras, Presidente StarsUp, Stefania Milo, Presidente CNA Giovani Imprenditori nazionale.
Durante la mattinata sono state presentate anche delle “Startup Stories”, casi aziendali eccellenti di startup che hanno avuto successo. Tra loro Italdron di Ravenna, Panreale di Modena, Turingsense Eu Lab di Forlì, Medicalbox di Parma e Trail me up di Cesena oltre all’esperienza di Rockin 1000.
La mattinata è stata dunque dedicata alla presentazione dello scenario, di alcuni strumenti e delle opportunità rivolte al mondo delle startup innovative e non, indagando le nuove tendenze ed evidenziando il valore che può esserci per il territorio grazie all’interazione e alla contaminazione con nuove imprese dinamiche in grado di innovare la tradizione.  Nel pomeriggio si è poi svolto un workshop con Amazon, rivolto gratuitamente alle imprese digitali che gestiscono e-commerce o imprese che hanno un e-commerce o vorrebbero attivarlo entro 6 mesi. Al workshop dal titolo“Come integrare il proprio sito di e-commerce con Amazon” ha partecipato Dario Mastrocinque (Marketplace Amazon Italia).

Le Startup innovative in Emilia Romagna iscritte al registro speciale della camera di commercio sono oltre 630, a fronte di oltre 5500 in Italia, mentre le Pmi innovative in Emilia Romagna sono 13 contro le 152 a livello nazionale. Molte sono poi le neoimprese innovative che non presentano tutti i criteri necessari per iscriversi nei registri speciali sopra citati ma che portano valore al nostro paese e spesso servono da volano di sviluppo per un territorio. I giovani imprenditori associati alla CNA dell’Emilia Romagna sono quasi 14.000, di cui 2.200 nella provincia di Forlì-Cesena.


Una riflessione sulle periferie

In occasione del 50° anniversario della fondazione del rione Pilastro a Bologna, CUBO (spazio culturale Centro Unipol Bologna) partecipa alla rassegna promossa dal Comune di Bologna #PrimaveraPilastro2016 che da marzo a luglio animerà la zona coinvolgendo istituzioni, privati, associazioni e semplici cittadini.

Dal 22 al 30 aprile gli spazi di CUBO diventano un luogo di dialogo e riflessione sul tema delle periferie e delle aree urbane che sono sempre più campo di sperimentazione di nuovi modelli sociali, economici e istituzionali centrati sulla cooperazione fra enti pubblici, privati e di comunità.

Da segnalare inoltre il convegno sulla rigenerazione delle periferie "La città cooperativa per lo sviluppo delle periferie"  in programma il 26 Aprile dalle 9.30 alle 17.00. Dopo i saluti istituzionali di Pierluigi Stefanini Presidente del Gruppo Unipol, Christian Iaione UniMarconi e LUISS LabGov coordina i contributi e il dibattito sono previsti gli interventi di Francesco Evangelisti e Ilaria Daolio Comune di Bologna, Eris Giannella Camelot Officine Cooperative, Ivan Stomeo Sindaco di Melpignano (LE), Aldo Bonomi AASTER, Maurizio Franzini Università La Sapienza di Roma, Giovanni Ferrero Comune di Torino, Manuela Marani Associazione L’Altra Napoli, Pasquale Calemme Fondazione San Gennaro, Roberta Paltrinieri Università di Bologna, Giovanni Laino Università Federico II di Napoli, Flaviano Zandonai Euricse, Paolo Venturi AICCON, Francesca Battistoni e Giulia Sateriale Social Seed.

Il programma completo  della rassegna in formato PDF.


Presentata l'indagine "Economia della Terra"

La terra, intesa come l’ambiente naturale con le sue ricchezze, le attività produttive e trasformative, i giacimenti di cultura, le tradizioni delle società, è la risorsa al centro di una ricerca presentata oggi, promossa da Unipol con il Consiglio Regionale Unipol Calabria, e realizzata dall’Università della Calabria con il centro di ricerca Torino Nord Ovest, con l’obiettivo di avviare una riflessione sul futuro del territorio calabrese a partire dal rapporto fra imprese, istituzioni e risorse ambientali.

Al cuore dell’indagine è l’identificazione del profilo di una Economia della terra dove settori e prodotti si intrecciano, modelli di impresa diversi si sovrappongono, produzione e i servizi si mescolano, il lavoro si modifica e si specializza, la ricerca e l’innovazione hanno peso crescente, le opportunità cambiano. Un sistema in cui attori pubblici e privati si muovono alla ricerca di prospettive e di collaborazione, rafforzando l’idea che il Made in Italy non è esclusivamente manifattura.

Al contrario esiste un Made in Italy della terra, dove le componenti intangibili del valore sono radicate nell’impresa agricola e zootecnica, non più semplici produttrici di commodities che l’industria alimentare s’incaricherà di trasformare e “rivestire” di contenuti immateriali, ma attori strategici di una filiera sempre più spesso governata o integrata. Esiste un Made in Italy della distribuzione, pensando all’esperienza non solo di Eataly (la più nota) ma anche dei tanti esercizi commerciali capaci di creare valore attraverso l’investimento nel contenuto esperienziale. Ed esiste un Made in Italy dell’accoglienza e della ristorazione, ancorato alle qualità del territorio ma al tempo stesso intrecciato alle reti internazionali della promozione, che gioca un ruolo chiave nella mobilitazione dell’incoming turistico fatto di visitatori, residenti temporanei, studenti, operatori economici interessati alla qualità del vivere oltre che dai tradizionali asset localizzativi.

Partendo dalla filiera agroalimentare (produzione, distribuzione, commercializzazione), la ricerca ha allargato lo sguardo verso le “filiazioni economiche improprie” che legano il cibo alla valorizzazione territoriale, analizzando le trasformazioni in corso tra le imprese, osservando casi emblematici di trasformazione di prodotto e di processo, intrecciando storie di azienda e storie di imprenditori. I casi imprenditoriali osservati, diversi per dimensione, governance, settore e mercati di riferimento, hanno toccato temi come la visione di sviluppo dell’impresa, la sfida della internazionalizzazione, l’innovazione tecnologica e organizzativa, l’evoluzione del prodotto, il rapporto con il mondo del lavoro e con le comunità, la responsabilità sociale.

Al centro dell’osservazione anche il concetto di sostenibilità, intesa in senso ampio e non limitato all’impatto ambientale delle produzioni. Poiché è ormai matura una prospettiva secondo la quale nessuna via d’uscita dalla crisi è praticabile senza scommesse lungimiranti su un’economia “a misura d’uomo”, dove sostenibilità significa curare il rinnovamento come base di un possibile rilancio delle nostre economie anche in chiave sociale. L’esplodere della crisi ha reso evidente l’insostenibilità di un modello basato sulla massimizzazione dei profitti a breve, mettendo in discussione la concezione dell’impresa come “macchina contro il sociale”. Mentre in ambito Comunitario l’innovazione non viene concepita come sviluppo di nuovi prodotti o tecnologie sostitutive di lavoro vivo, considera le imprese come sistemi aperti, in grado di assorbire e dare valore alla capacità creativa e alle conoscenze diffuse, soddisfare bisogni collettivi, proporre nuove dimensioni della vita attiva, nel lavoro, nelle attività espressive e civiche.

A questo insieme di concetti, all’interno di un quadro multiforme e sfumato, guardano le imprese più attive e capaci, mettendo in atto scelte e comportamenti coerenti, incamminandosi sulla strada di un miglioramento dell’autonomia e delle performance attraverso strategie aziendali che puntano a diversificare, competere ma anche tutelare il paesaggio, puntare sulla qualità e sicurezza dei prodotti.

La ricerca ha preso forma in una baseline che fotografa le caratteristiche quantitative della “economia della terra” a specializzazione calabrese, attraverso la ricognizione e lettura incrociata di dati ufficiali e della letteratura scientifica sul tema e l’elaborazione di fonti statistiche. In secondo luogo ha realizzato una indagine sul campo ricostruendo alcune storie aziendali emblematiche per mezzo di interviste in profondità a imprenditori e manager, per cogliere – dietro la peculiarità della singola esperienza imprenditoriale, col suo specifico carico di visioni, successi e difficoltà – l’attitudine di un mondo ed astrarre scelte e comportamenti generalizzabili a un progetto territoriale. Con l’obiettivo ultimo di arricchire la base informativa disponibile alla società locale favorendo il dibattito pubblico sui temi dell’impresa, del lavoro e dello sviluppo.

Lo studio è stato condotto fra settembre 2015 e marzo 2016 da un gruppo misto, composto da ricercatori di Torino Nord Ovest e ricercatori dell’Università della Calabria, Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali e Centro Studi per lo Sviluppo Rurale.


 

Rassegna stampa

Il Sole 24 Ore on-line: La Calabria progetta il futuro con un’economia a misura d’uomo

Corriere della Calabria: Viscomi: «La vera sfida delle istituzioni è la velocità di decisione»

 

 


Alcune foto della mattinata

 


 

La presentazione in Prezi della ricerca


Per gioco, non per azzardo

Appuntamento il 3 maggio al CUBO di Bologna per la prima mostra delle opere di studenti, selezionate dall'Accademia di belle arti di Napoli per il concorso Art For U per promuovere una cultura di consapevolezza e implicazioni del gambling nella società e definirne i rischi economici e sociali.

I partecipanti al concorso, attraverso lavori di pittura, grafica, decorazione, video, fotografia, design o scultura, hanno interpretato il rischio della pratica del gioco d’azzardo con un’attenzione particolare alle persone e alle comunità più fragili e vulnerabili.  Gli ambiti in cui gli studenti si sono cimentati nelle loro proposte artistiche sono:

  •  L’impatto della pratica dell’azzardo sugli anziani
  •  L’impatto della pratica dell’azzardo sull’accesso ai beni
  •  L’impatto della pratica dell’azzardo sulla salute
  •  L’impatto della cultura dell’azzardo sul rapporto tra rete/tecnologia e giovani
  •  L’impatto della cultura dell’azzardo sugli esercizi commerciali

Ai cinque migliori elaborati sarà riconosciuta una somma del valore di 1.000,00 euro ciascuno, assegnati dalla giuria al miglior elaborato per singola tematica.

La campagna di Unipol “Per gioco non per azzardo” - sostiene Pierluigi Stefanini, Presidente del Gruppo Unipol - ha l’obiettivo di promuovere, in coerenza con i valori di solidarietà, lungimiranza e responsabilità e attingendo all’esperienza propria di un’impresa assicurativa nella gestione dei rischi e degli eventi aleatori, un percorso di conoscenza rivolto in particolare alle persone più vulnerabili e alle loro famiglie, sostenendole nel prevedere, prevenire, collaborare e aiutarsi vicendevolmente, per accrescere la consapevolezza del rischio da parte di ogni cittadino maturo. In particolare, l’approccio adottato dal Gruppo vuole essere innanzitutto di approfondimento culturale teso a costruire percorsi di sensibilizzazione e di consapevolezza rispetto alle motivazioni, ai desideri delle persone che giocano compulsivamente e agli elementi che favoriscono la ludopatia.

Il ministero della Sanità stima che una percentuale compresa tra lo 0,5% e l’1% della popolazione italiana abbia sviluppato forme di gioco problematico, l’anticamera della “Sindrome da gioco patologico”, elencata dall’OMS tra le forme di dipendenza. In particolare con questo bando si vogliono coinvolgere i giovani perché si tratta di una popolazione particolarmente esposta al tema, come si evince dalla rilevazione “Young Millennials Monitor”di Nomisma che ha coinvolto oltre 10mila studenti tra i 14 e 19 anni, secondo cui il 10% dei giovani gioca almeno una volta a settimana. Ogni giorno, nello svolgimento delle proprie attività, il Gruppo Unipol si impegna a contrastare i rischi da gioco d’azzardo fornendo informazioni trasparenti, complete e tempestive con un obiettivo chiaro, semplice e intimamente connesso con la dimensione professionale e culturale del mondo assicurativo e bancario: contenere e gestire il rischio.

Con grande entusiasmo l’Accademia di Belle Arti di Napoli si è resa subito disponibile a collaborare all’iniziativa di UNIPOL. Il progetto – sostiene Paolo Ricci, Presidente dell’Accademia – ha un valore rilevante per allievi e docenti, collocandosi perfettamente tra le diverse attività di sensibilizzazione che la nostra istituzione di alta formazione artistica supporta o svolge direttamente in campo sociale.

La mostra approderà poi in diverse città d’Italia, tra cui Bologna, Milano, Firenze, Torino, Napoli, Roma.


Economia della terra. Cibo, territorio, vocazioni, sviluppo in Calabria.

La terra, intesa come l’ambiente naturale con le sue ricchezze, le attività produttive e trasformative, i giacimenti di cultura, le tradizioni delle società, è la risorsa al centro di una ricerca promossa da Unipol con il Consiglio Regionale Unipol Calabria, e realizzata dall’Università della Calabria con il centro di ricerca Torino Nord Ovest, con l’obiettivo di avviare una riflessione sul futuro del territorio calabrese a partire dal rapporto fra imprese, istituzioni e risorse ambientali. Al cuore dell’indagine, che verrà presentata il 31 marzo all'Università della Calabria, è l’identificazione del profilo di una Economia della terra dove settori e prodotti si intrecciano, modelli di impresa diversi si sovrappongono, produzione e i servizi si mescolano, il lavoro si modifica e si specializza, la ricerca e l’innovazione hanno peso crescente, le opportunità cambiano.

Un sistema in cui attori pubblici e privati si muovono alla ricerca di prospettive e di collaborazione, rafforzando l’idea che il Made in Italy non è esclusivamente manifattura. Al contrario esiste un Made in Italy della terra, dove le componenti intangibili del valore sono radicate nell’impresa agricola e zootecnica, non più semplici produttrici di commodities che l’industria alimentare s’incaricherà di trasformare e “rivestire” di contenuti immateriali, ma attori strategici di una filiera sempre più spesso governata o integrata. Esiste un Made in Italy della distribuzione, pensando all’esperienza non solo di Eataly (la più nota) ma anche dei tanti esercizi commerciali capaci di creare valore attraverso l’investimento nel contenuto esperienziale. Ed esiste un Made in Italy dell’accoglienza e della ristorazione, ancorato alle qualità del territorio ma al tempo stesso intrecciato alle reti internazionali della promozione, che gioca un ruolo chiave nella mobilitazione dell’incoming turistico fatto di visitatori, residenti temporanei, studenti, operatori economici interessati alla qualità del vivere oltre che dai tradizionali asset localizzativi.

Partendo dalla filiera agroalimentare (produzione, distribuzione, commercializzazione), la ri-cerca ha allargato lo sguardo verso le “filiazioni economiche improprie” che legano il cibo alla valorizzazione territoriale, analizzando le trasformazioni in corso tra le imprese, osservando casi emblematici di trasformazione di prodotto e di processo, intrecciando storie di azienda e storie di imprenditori. I casi imprenditoriali osservati, diversi per dimensione, governance, settore e mercati di riferimento, hanno toccato temi come la visione di sviluppo dell’impresa, la sfida della internazionalizzazione, l’innovazione tecnologica e organizzativa, l’evoluzione del prodotto, il rapporto con il mondo del lavoro e con le comunità, la responsabilità sociale.

Al centro dell’osservazione anche il concetto di sostenibilità, intesa in senso ampio e non limitato all’impatto ambientale delle produzioni. Poiché è ormai matura una prospettiva secondo la quale nessuna via d’uscita dalla crisi è praticabile senza scommesse lungimiranti su un’economia “a misura d’uomo”, dove sostenibilità significa curare il rinnovamento come base di un possibile rilancio delle nostre economie anche in chiave sociale. L’esplodere della crisi ha reso evidente l’insostenibilità di un modello basato sulla massimizzazione dei profitti a breve, mettendo in discussione la concezione dell’impresa come “macchina contro il sociale”. Mentre in ambito Comunitario l’innovazione non viene concepita come sviluppo di nuovi prodotti o tecnologie sostitutive di lavoro vivo, considera le imprese come sistemi aperti, in grado di assorbire e dare valore alla capacità creativa e alle conoscenze diffuse, soddisfare bisogni collettivi, proporre nuove dimensioni della vita attiva, nel lavoro, nelle attività espressive e civiche.

A questo insieme di concetti, all’interno di un quadro multiforme e sfumato, guardano le imprese più attive e capaci, mettendo in atto scelte e comportamenti coerenti, incamminandosi sulla strada di un miglioramento dell’autonomia e delle performance attraverso strategie aziendali che puntano a diversificare, competere ma anche tutelare il paesaggio, puntare sulla qualità e sicurezza dei prodotti.

La ricerca ha preso forma in una baseline che fotografa le caratteristiche quantitative della “economia della terra” a specializzazione calabrese, attraverso la ricognizione e lettura incrociata di dati ufficiali e della letteratura scientifica sul tema e l’elaborazione di fonti statistiche. In secondo luogo ha realizzato una indagine sul campo ricostruendo alcune storie aziendali emblematiche per mezzo di interviste in profondità a imprenditori e manager, per cogliere – dietro la peculiarità della singola esperienza imprenditoriale, col suo specifico carico di visioni, successi e difficoltà – l’attitudine di un mondo ed astrarre scelte e comportamenti generalizzabili a un progetto territoriale. Con l’obiettivo ultimo di arricchire la base informativa disponibile alla società locale favorendo il dibattito pubblico sui temi dell’impresa, del lavoro e dello sviluppo.


È utile Facebook per le Agenzie Assicurative?

Sappiamo quanto il web e i social stiano cambiando il nostro modo di informarci e di socializzare. Sempre più persone infatti usano il computer o il proprio smartphone per cercare notizie ma soprattutto per leggere informazioni e recensioni sui prodotti prima di acquistarli. Assieme al turismo, il settore assicurativo è stato tra i primi ad sfruttare l'ecommerce e già da diversi anni sono molto diffuse le polizze web con possibilità di mettere a confronto in pochi minuti decine di tipologie di polizze diverse.

Cosa vuole dire questo? Avranno in futuro le Agenzie ancora clienti? Probabilmente sì. È infatti realistico pensare che per le polizze più complesse (come quelle sanitarie) si vorrà sempre avere un contatto personale così come anche per quelle semplici (quelle per auto) molti vorranno continuare a rivolgersi alle agenzie per sentirsi più tranquilli in caso di sinistro, magari eventualmente richiedendo per comodità la possibilità di rinnovare e pagare  attraverso il web, ricevendo i documenti poi via mail. I clienti delle agenzie  quindi da una parte richiederanno una consulenza assicurativa esperta, ma d'altra utilizzeranno il web per informarsi, confrontare e svolgere alcuni processi.

È proprio per questo tipo di clienti che le agenzie dovranno essere capaci nel tempo di migliorare la propria strategia web sfruttando questi canali per tutte le potenzialità che hanno cercando quindi di essere sempre al passo coi tempi e con le aspettative dei clienti. Diventando quindi un'Agenzia 2.0.

Come sfruttare allora i social? Perché aprire una pagina Facebook? I motivi principali per farlo sono essenzialmente 3. Aggiornare su prodotti e novità, informare ed educare, fare consulenza e interagire.

Aggiornare su prodotti e novità: le persone possono sempre più tempo su Facebook ed è qui che le possiamo raggiungere per informarle di offerte, nuovi prodotti o eventi organizzati dall'agenzia. A differenza del giornale o della radio locale, sfruttando anche le potenzialità di Facebook Ads potremo raggiungere solo le persone che realmente vogliamo raggiungere (per località, per fascia d'età e per interesse) investendo budget limitati;

Informare ed educare: una pagina Facebook di un'assicurazione non dovrà essere utilizzata solo per promuovere i propri prodotti, ma una delle funzioni principali sarà invece quella di trasmettere e comunicare la cultura di informazione e preparazione al rischio. L'importanza (e i benefici) delle polizze capo-famiglia, infortuni, assistenza medica o delle pensioni integrative non sono (soprattutto in Italia) percepite in maniera adeguata dalla maggior parte delle persone. Segnalare quindi articoli interessanti (con notizie rilevanti per la vita delle persone) pubblicati da siti di giornali quotidiani o da blog di settore sarà il modo per attirare l'attenzione di volta in volta sul pericoli di infortuni o sul problema pensioni (sempre più attuale);

Fare consulenza e interagire: La Pagina Facebook è una canale diretto per rimanere in contatto con i propri clienti e per cominciare a fare (magari a piccoli passi) Social Customer Care. Di volta in volta si potrà decidere se rispondere e assistere on-line il cliente o chiedere il numero per un contatto telefonico o la visita presso l'agenzia. Facebook si affiancherà quindi a tutti gli altri strumenti (senza sostituirli) trasmettendo così al cliente un senso di efficienza e attenzione superiore alla media.

L'apertura di una pagina Facebook per quanto sia semplice, non deve però presa alla leggera e fatta senza preparazione. Solitamente è comunque sufficiente un po' di autoformazione attraverso libri e risorse presenti sul web specifiche per le agenzie assicurative o corsi locali spesso organizzati da agenzie di comunicazione o da associazioni di categoria. In generale è importante che Facebook venga considerato un vero e proprio strumento di lavoro quotidiano. Non potrà essere assolutamente gestito "a tempo perso". È innanzitutto necessario organizzare un calendario della pubblicazione dei contenuti (decidere cosa e ogni quanto inserire i post) e presidiarlo costantemente. Il tono inoltre dovrà essere sempre professionale e adeguato alla tipologia di agenzia e critiche o recensioni negative dovranno essere gestite in tempi rapidi ma senza farsi prendere dalla rabbia e consultandosi con i colleghi per valutare insieme la migliore risposta.

Sapere come il mercato evolverà nei prossimi anni e come si modificheranno ulteriormente i comportamenti di acquisto è difficile. Ciò che è certo è che web e social saranno sempre più protagonisti e partendo in anticipo si avrà un vantaggio competitivo rispetto agli altri e si potrà essere maggiormente pronti ad affrontare le ulteriori novità e che ci aspettano.


La ricerca della ‘gioventù perduta’. “Ma c’è un futuro, oltre la paura”

Ormai è diventato uno dei molti luoghi comuni che imperversano nel nostro Paese: l’Italia non è un paese per giovani. Perché, è vero, nascono sempre meno bambini, la popolazione invecchia e, soprattutto, si dedica un’attenzione assai scarsa alle nuove generazioni. Così, tanti giovani, formati nella nostre università, cercano un futuro, sperabilmente migliore, all’estero. Ma anche la ‘vecchia Europa’ invecchia. E invecchiando ha più paura. Paura del nuovo, dei profughi che dal vicino Oriente e dall’Africa, fuggono guerra e carestie. E allora si chiudono o si ri-chiudono i confini e si innalzano nuovi muri, nell’illusione di fermare il mondo che cambia. Senza comprendere che, se correttamente gestito, il flusso di persone giovani da Sud e da Est può, invece, rappresentare la salvezza di una società sempre più anziana e bisognosa di cure e pensioni, costose.

Non c’è però solo questo nel IX Rapporto sulla sicurezza e l’insicurezza sociale in Italia e in Europa, realizzato da Fondazione Unipolis in collaborazione con Demos&Pi e Osservatorio di Pavia, con la direzione scientifica del prof. Ilvo Diamanti, dell’Università di Urbino. Il Rapporto - presentato il 15 Marzo alla Camera dei deputati con gli interventi della Presidente dell’Assemblea di Montecitorio Laura Boldrini, della deputata ed economista Irene Tinagli, dello scrittore Marco Balzano, del direttore di Rainews24, Antonio Di Bella, del presidente di Fondazione Unipolis e del Gruppo Unipol, Pierluigi Stefanini - che quest’anno dedica un dettagliato Focus sui giovani, coglie indubbiamente una realtà evidente, preoccupante e anzi grave, per tanti aspetti. Ma lascia anche intravedere opportunità e speranze, spazi di cambiamento e di prospettive di miglioramento per le nuove generazioni. Certo, è necessario bisogna mutare orientamenti, adottare scelte e politiche che guardino al futuro, al lungo periodo e non solo al presente e all’acquisizione dei consensi nell’immediato da parte dei governanti pro-tempore. Vorrà pur dire qualcosa se oltre i tre quarti degli intervistati si dicono favorevoli agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile al 2030, approvati in sede Onu da quasi 200 paesi, che mirano, per esempio, ad abbattere povertà e disuguaglianza, a garantire acqua potabile e istruzione e cultura a tutti, così come ad attuare scelte economiche e produttive che salvaguardino l’ambiente naturale, combattendo il cambiamento climatico dovuto al riscaldamento del Pianeta.

E i giovani? Sono quelli che in questa fase stanno pagando un prezzo molto alto alla crisi e all’assenza di politiche attive per il lavoro. Tuttavia, se oltre un terzo pensa di trovare migliori opportunità andando all’estero, quasi altrettanti ritengono che per il futuro bisogna puntare su una migliore e più innovativa istruzione e quasi il 20% propende per avviare nuove attività imprenditoriali in campi tecnologicamente più 2 avanzati. Più in generale, ‘i giovani sono quelli che hanno meno paura’. Hanno più fiducia nell’Europa delle persone anziani, sono più aperti agli altri e quindi non vedono nei migranti una minaccia. Insomma, pur con tutte le difficoltà e i problemi, sono assai più fiduciosi nel futuro.

Nel suo commento, il prof. Diamanti spiega che il Rapporto documenta “un aumento dell’ ‘insicurezza globale’, sia in Italia che in Europa, per la quale gioca un ruolo assai rilevante il terrorismo che ha colpito, colpisce e minaccia, mentre i conflitti in corso spingono masse di migranti e profughi ai confini meridionali e orientali dell’Europa, generando paure e richieste di chiusura dei confini e alimentando populismi e antieuropeismo”. Allo stesso tempo, non si può non sottolineare come dai giovani venga un messaggio in buona misura più positivo: “I giovani – sottolinea Diamanti – considerano, realisticamente, problematico il loro ‘futuro’in ambito professionale e sociale. Eppure loro il futuro ce l’hanno. Davanti. Investire sui giovani, rendere il nostro Paese in grado di attrarre i giovani, non solo i nostri, è l’unica soluzione che abbiamo per vincere la paura. E per avere un futuro”.

Intervenendo alla presentazione il presidente Stefanini ha affermato: “Il Rapporto sulla sicurezza e insicurezza sociale di quest’anno, evidenzia, accanto alle forti preoccupazioni dei cittadini per il perdurare degli effetti della crisi economica e sociale, del grave attacco terroristico come dei conflitti in atto che sono in gran parte all’origine dei massicci flussi di profughi e di migranti verso l’Europa, anche una grande volontà di reazione. Devono essere interpretati così – a mio parere – i dati che emergono nel focus dedicato ai giovani. C’è voglia di scommettere sul futuro, su una istruzione e una ricerca innovative, di impegnarsi per dare vita a nuove attività imprenditoriali capaci di utilizzare le nuove tecnologie per creare opportunità di lavoro e di risposta alle esigenze sociali. Credo che compito di ciascuno di noi, nelle imprese, come nelle istituzioni, nel sociale come nella politica, sia quello di determinare un impegno comune perché le legittime aspirazioni dei giovani a un società più giusta si trasformino i progetti e iniziative concrete”.

Anche questa IX edizione del “Rapporto sulla sicurezza e l’insicurezza sociale in Italia e in Europa” si articola in due parti: la prima, consiste in una indagine realizzata da Demos&Pi su un campione rappresentativo della popolazione italiana, su un campione della popolazione di altri quattro paesi europei (Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna), che analizza la “percezione” dei cittadini rispetto alle questioni della sicurezza e dell’insicurezza; la seconda, in una rilevazione, effettuata da Osservatorio di Pavia, dei sette Telegiornali nazionali italiani e dei Tg delle testate pubbliche di Francia, Germania, Gran Bretagna e Spagna.

Scarica il Rapporto sulla sicurezza (marzo 2016) in formato PDF (4,6MB)


Nasce Asvis, l’Alleanza per un’Italia sostenibile

Oltre 80 tra le più importanti istituzioni e reti della società italiana hanno accettato la sfida: far crescere la cultura della sostenibilità e contribuire alla definizione di una strategia di sviluppo sostenibile che valorizzi il capitale economico, naturale, umano e sociale del Paese.

Dall’eliminazione della povertà alla crescita economica e alla buona occupazione, dal consumo responsabile alla riduzione delle disuguaglianze, dal contenimento del cambiamento climatico all’educazione di qualità per tutti, dalla lotta a tutte le forme di discriminazione contro le donne all’impegno contro la corruzione. I 17 obiettivi e i 169 target dell’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile da raggiungere entro il 2030, adottati a settembre 2015 dai paesi delle Nazioni Unite, impongono all’Italia un profondo cambiamento, al quale tutti sono chiamati a contribuire con forte senso di responsabilità. Infatti, a differenza dei precedenti Millennium Development Goals (MDGs 2001–2015), i Sustainable Development Goals (SDGs 2016-2030) impegneranno anche i paesi più sviluppati. Si impongono, quindi, fin d’ora scelte lungimiranti per assicurare il futuro dell’Italia, dell’Europa, del mondo.

Per contribuire a questo processo, e far sì che il nostro Paese realizzi quanto stabilito dall’Agenda Globale 2030, è stata creata l’ASviS, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, presentata l'11 Marzo alla Camera dei Deputati (Sala della Regina) alla presenza della Presidente, Laura Boldrini, e del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Gian Luca Galletti. Nata su iniziativa della Fondazione Unipolis e dell’Università di Roma “Tor Vergata” per far crescere nella società, nei soggetti economici e nelle istituzioni la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda Globale e mobilitare tutti i diversi soggetti per realizzarne gli obiettivi, l’ASviS riunisce già 80 tra le più importanti istituzioni e reti della società civile del nostro Paese.

L’obiettivo principale dell’ASviS è quello di sensibilizzare e responsabilizzare ogni componente della società, politici, imprenditori e manager, cittadine/i, affinché l’Italia raggiunga gli obiettivi assunti in sede ONU nei tempi stabiliti. L’ASviS intende mettere in rete tutti i soggetti impegnati nel raggiungimento di uno o più dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile per diffondere la cultura della sostenibilità a tutti i livelli, orientare modelli di produzione e di consumo, analizzare le implicazioni e le opportunità per l’Italia legate all’Agenda Globale 2030, contribuire alla definizione di una strategia nazionale per il conseguimento degli SDGs e alla realizzazione di un tempestivo e dettagliato sistema di monitoraggio. Infatti, ogni paese si è impegnato a definire una propria strategia che consenta di raggiungere i 17 obiettivi e l’ONU svolgerà un monitoraggio continuo dello stato di attuazione dei piani nazionali. Sarà rispetto a tali parametri che ciascun paese, e non solo i governi in carica, verrà valutato: per questo l’attuazione dell’Agenda richiede forte coinvolgimento e piena assunzione di responsabilità da parte di tutte le componenti della società.

“Con l’Approvazione dell’Agenda Globale 2030 – sottolinea il presidente dell’ASviS, Pierluigi Stefanini - tutti i paesi del mondo dovranno valutare il proprio “stato di salute” attraverso una serie di parametri, obiettivi e target interconnessi, che contemplano aspetti economici, sociali, giuridici, umani, tecnologici, ecc. Raggiungere i 17 SDGs è un impegno e un’ambizione per tutti i paesi che, consapevoli dei rischi connessi a uno sviluppo non più sostenibile, dovranno mettere in atto un cambiamento capace di garantire il futuro della generazione attuale e di quelle che verranno”. Rispetto agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, l’Italia presenta alcuni punti di forza, come l’alta aspettativa di vita in buona salute, una significativa quota di energia prodotta da fonti rinnovabili, e, purtroppo, molti punti di debolezza, tra cui l’alto livello di percezione della corruzione, l'elevato tasso di disoccupazione, soprattutto giovanile, le scarse competenze in lettura, matematica e scienze, l’alto abbandono scolastico, significative disuguaglianze di genere, elevati rischi ambientali.

“Sottoscrivendo l’Agenda Globale 2030 – evidenzia Enrico Giovannini, portavoce dell’ASviS - l’Italia ha scelto un futuro fatto di sviluppo economico che rispetti i limiti ambientali e sia, al contempo, in grado di assicurare educazione per tutti e benessere psico-fisico a tutte le età, di ridurre nettamente le disuguaglianze tra ricchi e poveri, di eliminare le discriminazioni e la violenza contro le donne, di piena occupazione e di elevata qualità dell’ambiente. Gli obiettivi che l’Italia si è impegnata a raggiungere disegnano, finalmente, un concetto dello sviluppo sostenibile che travalica la dimensione puramente ambientale, alla quale è stato, per troppo tempo, erroneamente ridotto. Per questo la sfida è ancora maggiore e a tutti viene chiesto di contribuire per migliorare la qualità della vita e ridurre la vulnerabilità del nostro Paese ai futuri shock che scienziati, economisti, sociologi indicano come probabili. Da questo punto di vista, siamo tutti paesi in via di sviluppo sostenibile”.

L’Agenda Globale 2030, infatti, riconosce l’attuale modello di sviluppo come insostenibile sul piano ambientale, economico e sociale, e ne propone uno nuovo basato sulla conservazione o l’aumento delle varie forme di capitale economico, naturale, umano e sociale. Inoltre, rende evidente che un processo teso alla piena sostenibilità non può prescindere da iniziative politiche volte a rimuovere le discriminazioni economiche, giuridiche, sociali e culturali che ancora sussistono tra ‘generi e generazioni’. Per questo, nella strategia delineata dall’Onu assumono un ruolo cruciale, oltre l’equa distribuzione delle risorse e la buona governance, la difesa dei diritti fondamentali della persona, l’istruzione, la salute e l’eliminazione delle discriminazioni di genere.

“Il mondo dell’università e della ricerca – aggiunge Giuseppe Novelli, Rettore dell’Università di Roma ‘Tor Vergata’ – può svolgere un ruolo cruciale nello sviluppo di innovazioni capaci di ridurre i costi di transizione alla sostenibilità e nella formazione di una nuova generazione di persone qualificate, in grado di orientare alla sostenibilità tutte le attività umane. Per questo la nostra Università ha fatto dello sviluppo sostenibile la sua missione”.

All’ASviS possono aderire associazioni delle parti sociali, reti di associazioni della società civile, associazioni di enti territoriali, università, centri di ricerca pubblici e privati e le relative reti, associazioni di soggetti attivi nei mondi della cultura e dell’informazione, fondazioni e reti di fondazioni, soggetti italiani appartenenti ad associazioni e reti internazionali attive sui temi dello sviluppo sostenibile.

Per ulteriori informazioni si veda il sito www.asvis.it, dove è disponibile anche la traduzione italiana dei 17 obiettivi e dei 169 target dell’Agenda Globale 2030.


Rapporto sulla sicurezza e l’insicurezza in Italia e in Europa

Martedì 15 marzo 2016 la Camera dei deputati ospita la presentazione della IX edizione del “Rapporto sulla sicurezza e l’insicurezza in Italia e in Europa” dell’Osservatorio Europeo sulla Sicurezza, realizzato da Fondazione Unipolis insieme a Demos&Pi e all’Osservatorio di Pavia. I lavori, con inizio alle ore 15, saranno aperti dal saluto della Presidente On. Laura Boldrini. Il Rapporto sarà illustrato da Fabio Bordignon, responsabile di ricerca DemosΠ  Antonio Nizzoli  e Paola Barretta, dell’Osservatorio di Pavia. Seguiranno il commento di Ilvo Diamanti, docente all’Università di Urbino e direttore scientifico Demos&Pi, e gli interventi di Marco Balzano, docente e scrittore; Antonio Di Bella, direttore RaiNews24; Irene Tinagli, economista e docente all’Università Carlos III di Madrid; Pierluigi Stefanini, presidente Gruppo Unipol e Unipolis. Coordina Walter Dondi , direttore di Unipolis.

Per partecipare è necessario registrarsi inviando una mail all’indirizzo: info@fondazioneunipolis.org

I risultati dello studio condotto su 5000 persone di 5 stati, emerge che solo una quota minoritaria della popolazione crede nel trattato di Schengen e si dice convinta a mantenere la libera circolazione fra gli stati. La maggioranza quindi chiede il ritorno della sorveglianza alle frontiere.

Il rapporto completo sarà disponibile il 15 marzo prossimo