Europa “sospesa” tra inquietudine e speranza

Europa cercasi. A sessant’anni dall’avvio del processo di integrazione, non solo l’unità europea non si è realizzata, ma mai come in questa fase appare a rischio l’dea stessa di Europa. E tuttavia, pur nella forte disillusione, la maggioranza dei cittadini italiani continua a ritenere “necessaria” l’unità del Vecchio Continente. Al punto che, richiesti di scegliere se preferirebbero stare “dentro” o “fuori”, il 60% sceglierebbe di restare in Europa; così come continuerebbero a dire sì alla moneta unica. Un risultato tutt’altro che scontato, di fronte all’avanzare di partiti e movimenti che, in quasi tutti i paesi, mettono apertamente in discussione l’appartenenza all’Unione europea e contestano l’Euro.
E’ questo, del resto, il dato più significativo che emerge dal X Rapporto sulla sicurezza e insicurezza sociale, realizzato da Fondazione Unipolis in collaborazione con Demos&Pi e Osservatorio di Pavia, che quest’anno ha dedicato uno specifico approfondimento all’Europa, proprio in coincidenza con l’anniversario dei Trattati di Roma del 1957, che segnarono l’inizio del percorso, faticoso e contraddittorio, per la nascita dell’Unione europea. Il Rapporto, elaborato con la direzione scientifica del prof. Ilvo Diamanti dell’Università di Urbino, è stato presentato ieri, martedì 28 febbraio, a Roma, alla Camera dei deputati, nel corso di un incontro, coordinato da Maria Latella di Sky Tg24, al quale hanno preso parte Romano Prodi, già presidente della Commissione europea; Lucio Caracciolo, direttore di Limes; lo scrittore Paolo Di Paolo; Gian Guido Nobili, coordinatore del Forum Nazionale della sicurezza urbana; Pierluigi Stefanini, presidente del Gruppo Unipol e di Fondazione Unipolis.

Oltre al Focus sull’Europa, il Rapporto - giunto al giro di boa della decima edizione - mette in evidenza le maggiori “preoccupazioni” e “paure” dei cittadini italiani e di altri sei paesi europei (Francia, Germania, Polonia, Regno Unito, Spagna, Ungheria) attraverso un’indagine sulla “percezione” della sicurezza (utilizzando un ampio e rappresentativo campione di popolazione) e la rilevazione sulla “rappresentazione” che di questo fenomeno danno i telegiornali nazionali italiani e i principali Tg esteri. Ne emerge un quadro assai articolato, ma nel quale, in particolare per quanto riguarda l’Italia, svettano le preoccupazioni connesse alla “distruzione dell’ambiente e della natura” (58%), così come “essere vittima di disastri naturali” (38%), sui cui hanno senza dubbio inciso i terremoti che hanno colpito nel 2016 il Centro Italia. Un peso rilevante nell’accrescere le paure ce l’hanno i  processi di globalizzazione (39%) e “gli atti terroristici” (44%). Ma è la crisi economica, con il corredo di perdita di lavoro, disoccupazione, impoverimento e timori per il futuro dei giovani a determinare situazioni di vera e propria angoscia. Al punto che “l’80% degli intervistati dichiara di avere percepito un aumento delle disuguaglianze economiche e sociali”. Ciò mentre si conferma, peraltro, come nel nostro Paese il sistema dell’informazione televisiva continui a sottovalutare i fenomeni sociali connessi alla crisi economica, che sono appunto al centro delle preoccupazioni dei cittadini, dedicando invece maggiore spazio ai fenomeni della criminalità comune, spesso mettendoli in relazione all’immigrazione e al flusso dei rifugiati. <<Di fronte alle minacce e all’instabilità sollevate dalla globalizzazione – sottolinea il prof. Diamanti nel suo commento ai risultati del X Rapporto su sicurezza e insicurezza sociale l’Europa “dovrebbe offrire “mediazione” e “rappresentanza”, ma anche “difesa”, nelle relazioni fra noi e il Mondo>>. In realtà, il sentimento europeo si è andato “affievolendo” per l’incapacità dell’Europa di rappresentare un’efficace strumento di protezione: <<Anche così – continua Diamanti - si spiega la crescita dell’insicurezza fra i cittadini>>. E tuttavia, pur in un’Europa <<che ancora non c’è, perché è stata e viene perseguita in modo sbagliato, per gran parte dei cittadini, continua a rappresentare un obiettivo giusto. Perché l’Europa unita offre un buon motivo per cui “spendersi”. Per allargare i confini e lo spazio dove sentirsi “insieme”. Riuscendo, così, a superare l’incertezza sociale e l’inquietudine personale. Ma, per questo, occorre agire e operare da “imprenditori politici solidali”. Per un’Europa senza frontiere>>. Intervenendo alla presentazione, il presidente Stefanini ha ripreso in particolare le considerazioni svolte dal prof. Diamanti riguardo all’Europa: <<I ritardi, le contraddizioni e l’incapacità di affrontare unita la crisi economica e sociale, i problemi del lavoro, soprattutto per i giovani, sono in gran parte all’origine della disaffezione e per taluni aspetti del rifiuto di un’Europa della quale si avverte essenzialmente la burocratizzazione, l’ossessione ai vincoli di bilancio. Appare perciò importante il dato, rilevato dall’indagine contenuta nella decima edizione del Rapporto su sicurezza e insicurezza sociale, secondo cui nonostante tutto, la maggioranza dei cittadini italiani considera l’Europa necessaria. Bisogna partire da qui per affermare il necessario cambiamento nelle strategie e nelle politiche della Ue, che devono mettere al centro i bisogni dei cittadini, a partire dal lavoro, da una maggiore giustizia ed equità sociale. Il punto di riferimento deve diventare l’Agenda 2030 dell’Onu, per definire anche per l’Europa e per l’Italia obiettivi concreti di sviluppo sostenibile; i soli in grado di affrontare i grandi cambiamenti indotti dall’innovazione tecnologica e dalla globalizzazione. Spetta alle istituzioni, alla politica come a chi opera nelle imprese e nella società, assumere piena consapevolezza di queste sfide e impegnarsi con determinazione per dare una prospettiva e un futuro alle nuove generazioni>>.

Scarica il Rapporto 2017 in (PDF, 4,4MB): Fondazione-Unipolis-X-Rapporto-sulla-sicurezza-e-insicurezza-sociale-2017


Ecco il nuovo bando Culturability 2017

Fondazione Unipolis lancia il bando nazionale “culturability – rigenerare spazi da condividere”. 400 mila euro per sostenere progetti innovativi in ambito culturale e creativo ad alto impatto sociale, che recuperano e danno nuova vita a spazi, edifici, ex siti industriali, abbandonati o in fase di transizione. Cultura, innovazione e coesione sociale, collaborazione, sostenibilità economica, occupazione giovanile: questi gli ingredienti che vengono richiesti per riempire di creatività questi vuoti e restituirli alle comunità.

La rigenerazione e il riuso di spazi a partire dalla cultura e dalla creatività, è un tema di rilevante attualità, che sta assumendo una dimensione quantitativa e qualitativa sempre più importante. Da un lato, c’è una disponibilità crescente di spazi dovuta, oltre che alla crisi economica, ai processi di cambiamento e trasformazione dei processi produttivi, assieme all’affermarsi di una diversa concezione delle città. Numerosi sono anche i luoghi culturali che hanno perso la propria funzione originaria (teatri, cinema, musei chiusi) e necessitano di ridefinire la propria identità con forme nuove. Dall’altro lato, la crescita di spazi ibridi che presentano una vocazione culturale e creativa innovativa, diventano occasioni di socialità e di percorsi partecipativi dal basso, generano risposte nuove ai bisogni emergenti. In molte di queste iniziative, la cultura può rappresentare il punto di partenza per avviare progettualità dal forte impatto sociale, con processi di collaborazione e co-progettazione tra cittadini, organizzazioni private e istituzioni pubbliche.

Tuttavia, nonostante la crescente diffusione di queste esperienze, sono ancora molti i limiti di questa tendenza, soprattutto per le difficoltà di coordinamento, nella creazione di rapporti efficaci di partnership con il pubblico e la capacità di assicurare loro una effettiva sostenibilità economica nel tempo. È sulla base di questo insieme di valutazioni che Fondazione Unipolis, dopo la positiva esperienza del 2016, indice un nuovo bando che si propone di intercettare e supportare progetti che abbiano queste nuove modalità di fare cultura nei diversi territori del Paese.

Tutte le informazioni sulle scadenze e su come partecipare sul sito di Culturability

Ecco il video di presentazione del Bando e alcune foto della presentazione che si è svolta il 16 febbraio a Milano

 

 


Risultati preconsuntivi 2016 Gruppo Unipol

 

Il Consiglio di Amministrazione di Unipol Gruppo Finanziario S.p.A., riunitosi ieri sotto la presidenza di Pierluigi Stefanini, ha analizzato i risultati preconsuntivi consolidati dell’esercizio 2016. I risultati definitivi saranno esaminati dal Consiglio di Amministrazione in occasione della riunione prevista per il 23 marzo prossimo.

Il Gruppo Unipol chiude l’esercizio 2016 con un utile netto consolidato pari a 535 milioni di euro rispetto ai 579 milioni dell’esercizio precedente che scontavano gli effetti positivi e straordinari derivanti dal realizzo di consistenti plusvalenze conseguente a un riposizionamento dell’asset allocation del portafoglio titoli.

Il risultato consolidato ante imposte del comparto assicurativo è pari a 850 milioni di euro (-32,0% rispetto ai 1.250 milioni del 2015). A tale risultato contribuiscono il settore Danni per 471 milioni di euro (907 milioni nel 2015) e il settore Vita per 379 milioni di euro (343 milioni nel 2015).
Nel periodo in esame la raccolta diretta assicurativa, al lordo delle cessioni in riassicurazione, si attesta a 14.806 milioni di euro (-10,1% rispetto ai 16.476 milioni del 2015).

Ecco il comunicato completo in formato PDF:


Consulta dei Presidenti dei Consigli Regionali Unipol

Il 24 gennaio scorso nella sede Unipol di Bologna è stata convocata la Consulta con tutti i Presidenti dei Consigli Regionali Unipol con la presenza di Pierluigi Stefanini Presidente del Gruppo Unipol

Ecco la relazione introduttiva di Aleardo Benuzzi

Quest’anno, dopo la riuscita assemblea nazionale di gennaio 2016, come responsabile dei Consigli Regionali Unipol, d’accordo con la Presidenza, si è ritenuto di convocare la Consulta dei Presidenti.
Per due motivi:
L’assemblea dell’anno scorso che, come ricorderete, si è svolta all’insegna della parola d’ordine “NESSUNO DEVE ESSERE LASCIATO SOLO” ha definito una serie di terreni di lavoro che nel corso dell’anno abbiamo cercato di sviluppare nelle iniziative regionali
Nel 2017 proponiamo di continuare l’impegno lungo quel solco, focalizzandolo meglio attorno ad alcune grandi questioni di carattere nazionale, che, nella loro problematicità, rappresentano temi unificanti a livello nazionale, sui quali vale la pena provare di sviluppare un’iniziativa di carattere almeno sovraregionale.
Per questo, per dare continuità a quella elaborazione, che, sottolineo, è entrata anche nel piano triennale 2016-2018 di Unipol, si tratta adesso, con i Presidenti, di approfondirla, svilupparla in progettualità concreta, avviare sperimentazioni sul territorio, anche allo scopo di raccordare meglio l’attività dei CRU alle iniziative istituzionali che il gruppo sta portando avanti, in particolare attraverso l’Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile.
Infatti, è proprio il punto di vista della sostenibilità, intesa in senso multidimensionale, cioè sostenibilità economica, sociale, ambientale, che vorremmo mettere alla base dei temi che tratteremo nel corso del 2017, come cercherò di argomentare fra poco.
Prima, però, di entrare nel merito delle nostre attività di carattere nazionale da sviluppare nel corso dell’anno riassumo per punti il lavoro fatto nel 2016.
Nella carpetta che abbiamo preparato troverete un sintetico resoconto delle attività di carattere economico-sociale svolte nei territori.
A voce riporto un breve cenno su quelle che potremmo definire le attività di servizio verso gli iscritti alle vostre organizzazioni:
abbiamo organizzato e realizzato una attività di diffusione delle nuove convenzioni nazionali, in particolare attraverso una lavoro congiunto con i CAF delle organizzazioni che hanno aderito alla nostra proposta in tal senso;
verso la fine dell’anno, in occasione dell’uscita del nostro nuovo prodotto rivolto alle imprese commerciali, artigiane e agricole abbiamo avviato un’attività di contatto e di proposta con CNA, Confesercenti e CIA di alcuni territori. Questo sarà un tema centrale nel 2017;
con la CIA della Toscana abbiamo definito un accordo che prevede una operatività comune sulle imprese agricole, partendo dalle fidejussioni per i FSR.

Nel 2017 vorremmo replicare su scala più vasta queste attività, nella convinzione che il tema di coperture assicurative adeguate, fornite attraverso le organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori dipendenti, delle PMI e delle cooperative possa rappresentare un terreno concreto sul quale rafforzare, oltre che un’attività di supporto e di protezione sociale, anche la comune appartenenza al campo dei valori sottintesi allo slogan “NESSUNIO DEVE ESSERE LASCIATO SOLO”.

Venendo al merito dei temi della riunione di oggi vorrei partire dalla considerazione che la questione della sostenibilità è, ormai, divenuto il paradigma fondamentale di ogni ipotesi di sviluppo.
Unipol e le Organizzazioni Nazionali dei CRU partecipano al principale network italiano sulla sostenibilità, l’Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile.
Sentiremo fra poco dal suo Portavoce, gli obiettivi dell’Alleanza e il programma di attività della stessa nel 2017.
Sulla base di questo programma discuteremo di quale contributo possono dare I Consigli Regionali Unipol, in particolare proprio a partire da ciò di cui sono espressione, i territori, e tutta la complessità e la ricchezza che i territori esprimono.
Lo sviluppo dei territori in chiave multidimensionale (delle città come dei sistemi produttivi, dei sistemi di protezione sociale come dei trasporti), alla luce dei criteri di sostenibilità può rappresentare un criterio importante per provare ad immaginare un’alternativa alla globalizzazione deregolata che fa dei territori uno strumento di dumping sociale ed economico.
In questo senso un piccolo contributo, come CRU, possiamo sicuramente darlo, nel provare ad immaginare iniziative, momenti di sensibilizzazione, piattaforme di sviluppo.
Del resto il tema della valorizzazione territorio è proprio il tratto più unificante fra i tre filoni di lavoro che abbiamo individuato: il Meridione è, per definizione un tema di sviluppo di un grande territorio; i giovani sono i principali protagonisti dello sviluppo di un territorio e il Made in Italy, come vedremo, ha nel ruolo dei territori, in termini di competenze, saperi, tradizioni di saper fare, il riferimento per eccellenza.
Non possiamo pensare tutto questo, quindi, se non alla luce della sostenibilità economica, ambientale, sociale.
Il tratto di novità delle proposte di attività dei CRU per quest’anno è rappresentato dalla scelta di individuare alcuni filoni unificanti a livello nazionale che rappresentino il tratto della qualità dell’impegno CRU e abbiamo individuato:
Il Meridione;
i Millenials;
il Made in Italy.
Il ragionamento che sottende a queste scelte è la connessione fra questi ambiti di problematiche e il concetto di “NESSUNO DEVE ESSERE LASCIATO SOLO”, che abbiamo lanciato lo scorso anno:
Come gruppo non possiamo e non vogliamo “LASCIARE SOLI” la metà del territorio italiano e generazioni intere di ragazze e di ragazzi.
Naturalmente, è del tutto evidente, noi non siamo un partito, non siamo un’Istituzione che ha responsabilità politiche generali: vogliamo essere un’azienda responsabile che nello svolgere la propria attività di impresa vuole fornire un piccolo contributo ad affrontare importanti problematiche territoriali e sociali.
Il valore aggiunto che possiamo fornire nel fare questo è di due tipi:
con i CRU possiamo mettere a disposizione di diversi attori (la politica, le Istituzioni, Le Organizzazioni sociali, il mondo della cultura, una sede di elaborazione e di confronto che mette attorno ad un tavolo punti di vista diversi;
attraverso le competenze che esprimiamo nel Gruppo, come vedremo, possiamo fornire uno strumento, seppure limitato e parziale, per provare a fare qualcosa di concreto.
Per questo riteniamo che una iniziativa sul Meridione possa rappresentare per i CRU un’opportunità per la definizione non solo di progetti, ma anche di un piano di azione condiviso per utilizzare al meglio le poche risorse disponibili, in particolare i fondi strutturali europei.
Si tratta di un contributo che, come dice il titolo, vuole fare leva sul mondo del lavoro e dell’impresa.

Sui cosiddetti Millenials il ragionamento è sostanzialmente analogo.
Il momento della creazione di reciproco valore sta nel fatto che per le Organizzazioni si tratta di individuare possibili modalità di relazione e di rapporto con soggetti sociali oggi frammentati, lontani e, spesso, esclusi dai luoghi della rappresentanza e della individuazione di soluzioni collettive ai problemi connessi alla loro collocazione lavorativa e sociale; per Unipol si tratta di provare ad immaginare e poi realizzare proposte e soluzioni di carattere collettivo e non meramente privatistico per coloro che rappresentano gli assicurati di domani.
Gli interlocutori che abbiamo coinvolto ci forniranno una proposta di lavoro che sottoponiamo alla discussione odierna.

Per quanto riguarda il terzo ambito di attività, il Made in Italy, le questioni risultano più complesse: il Made in Italy non è solo un marchio distintivo, è un insieme di settori economici, di prodotti e modelli produttivi, di concetti e modi di essere. Questa sfera di attività riguarda – e tiene uniti – il mondo delle imprese e il mondo del lavoro; dunque per tali ragioni riguarda un grande Gruppo come il nostro.
Nell’accezione che come Gruppo ci sentiamo di dare a questo concetto – per il quale si moltiplicano le definizioni – lo consideriamo sinonimo di qualità del prodotto e dei rapporti di produzione, di competenza, sostenibilità e legalità.
Il Made in Italy insomma, è qualcosa più complesso della “tutela dell’italianità” che occupa segmenti giornalistici quando una impresa nazionale si trova esposta alle contingenze della globalizzazione – siano esse incarnate dal caso Mediaset-Vivendi, dal caso Luxottica, dalla storia dei tanti marchi italiani acquisiti da gruppi mondiali.
Per ciò che ci riguarda, la questione centrale del Made in Italy è come fare sistema a partire dalle specificità delle organizzazioni e dei territori.
L’iniziativa di ricerca effettuata in Piemonte due anni fa su questi temi e la sua replica settoriale (nel campo del food) realizzata in Calabria nell’anno appena concluso, hanno messo in evidenza alcuni dati ricorrenti:
La centralità dell’imprenditore e del suo progetto di vita, stabile pur nell’avvicendarsi delle generazioni (le nuove sono più istruite, più preparare alle sfide del contemporaneo). In un mondo nel quale sfera personale e sfera professionale di saldano, dove contano le radici, il lavoro come passione e l’impresa come progetto di vita.
Il ruolo del territorio, letteralmente “messo al lavoro” da imprese che presidiano la filiera, assorbendo competenze dal sistema locale per restituire opportunità di sviluppo.
La dimensione internazionale, scelta sempre meno dipendente dalla taglia dell’impresa, che sconta molteplici problemi non affrontati da politiche mirate. Internazionalizzazione significa non solo vendita del prodotto “fuori”, ma vendita del territorio, con la sua cultura, i sui sapori, il suo paesaggio.
La qualità peculiare dell’innovazione, che in queste imprese significa ristrutturare la formula imprenditoriale, innovare il processo, guardare alla tecnologia per realizzare prodotti tradizionali con strumenti nuovi.
Questi dati possono rappresentare altrettanti filoni per dare continuità al lavoro finora svolto: dobbiamo cioè esplorare attraverso quali modalità e occasioni possiamo continuare a fare emergere, a dare voce e opportunità alle realtà che compongono il variegato mondo del Made in Italy (come abbiamo fatto, appunto, nelle due iniziative che ho citato).

In conclusione sottolineo un ultimo elemento: è evidente che questi ambiti di lavoro non possono essere racchiusi in singole regioni, ma richiedono l’apporto e il contributo di tutti i CRU, a prescindere dalla regione nella quale operano.
Anche questa, a suo modo, è una sfida perché ci chiama ad affrontare questioni nazionali partendo dalla propria specificità.
Naturalmente questa attività non annullerà le iniziative di carattere regionale che vorremo realizzare, ma chiama i CRU a stare dentro a un percorso più ampio e, aggiungerei, più vicino e più coerente all’evoluzione del gruppo.
Un percorso, in ultima istanza, che definirei anche più efficace ed opportuno per continuare a trovare una rispondenza fra l’evoluzione di Unipol e gli interessi delle Organizzazioni del mondo dell’impresa e del lavoro (che è, in definitiva, il vero terreno di reciprocità fra un soggetto economico ed imprenditoriale e i propri stakeholder di riferimento).

 

 


Osservatorio “Young Millenials Monitor – Giovani & Gioco d’azzardo"

È stato presentato ieri a Nomisma presso la propria sede di Bologna, la terza edizione dell’Osservatorio “Young Millenials Monitor – Giovani & Gioco d’azzardo”. I lavori sono stati introdotti da Pierluigi Stefanini, Presidente Gruppo Unipol e Luca Dondi, consigliere delegato Nomisma. Sotto la moderazione di Riccardo Bonacina, presidente e direttore di Vita lo studio è stato illustrato da parte di Silvia Zucconi di Nomisma e Antonello Scorcu, Nicola De Luigi, Elisabetta Poluzzi dell’Università di Bologna. Le conclusioni dei lavori sono fatte da Stefano Bonaccini Presidente Regione Emilia Romagna e a Enrico Costa Ministro Affari Regionali e Autonomie.

I dati indicano che il numero di giocatori è in leggero calo: nel corso del 2016 il 49% dei giovani studenti italiani ha tentato la fortuna almeno una volta: si tratta di circa 1.240.000 di ragazzi. In Emilia Romagna l’interesse è più basso con una quota di giocatori che scende al 44% dato che riflette come la propensione al gioco sia superiore nelle regioni centrali (54%) e al Sud (53%).

Numeri che sono un segno inequivocabile del fascino che esercita il gioco. Molti giovani (il 21%) iniziano a giocare per curiosità o per caso (20%); altri per semplice divertimento (18%), per il fatto che amici e familiari giochino (11%), o per la speranza di vincere una somma di denaro (11%).

Dopo aver sfidato la sorte almeno una volta i giovani tendono a pensare che il gioco d’azzardo sia soprattutto una perdita di denaro (lo pensa il 32% degli studenti tra i 14 e i 19 anni).

Nella classifica dei giochi più popolari tra i giovani si riconfermano ai primi due posti il Gratta & Vinci (provato dal 35% degli studenti) e le scommesse sportive in agenzia (23%), mentre al terzo posto subentrano le scommesse sportive online (13%), seguite dai concorsi a pronostico a base sportiva come Totocalcio, Totip, Totogol (12%). Rispetto alla precedente rilevazione è da sottolineare come i giochi “tradizionali” (Superenalotto e Lotto) hanno fatto registrare una perdita di appeal a favore dei giochi a tema sportivo e online. Secondo l’indagine Nomisma la maggior parte dei giovani (27% sul totale) ha giocato a 1-2 tipologie di gioco durante il 2016; l’11% ne ha sperimentati tre o quattro e un ulteriore 11% ha partecipato ad almeno 5 tipologie di gioco, dato che denota una ricorsività alquanto preoccupante.

Il 17% degli studenti delle scuole secondarie superiori è frequent player, ha giocato una volta a settimana o anche più spesso. Tuttavia il gioco è per lo più un passatempo occasionale e ha un impatto limitato sulla vita quotidiana: l’11% degli studenti gioca con cadenza mensile, un altro 21% più raramente. Per il 72% dei giocatori la spesa media settimanale in giochi è inferiore a 3 euro e il 62% degli studenti (il 42% di chi gioca) non spenderebbe nulla in giochi davanti a un’inaspettata disponibilità di 100 euro.

Come ha sottolineato Luca Dondi, Consigliere Delegato Nomisma ”Osservare comportamenti e opinioni di 11.000 giovani 14-19 anni significa creare uno strumento fondamentale per esplorare e monitorare l’approccio al gioco di azzardo. Le informazioni raccolte da Nomisma-Università di Bologna parlano chiaro: tra i fattori predittivi che influenzano la propensione al gioco non c’è solo il profilo socio-demografico del ragazzo (genere, area geografica di residenza, tipo di scuola frequentata), ma anche le caratteristiche della famiglia di provenienza e del gruppo dei pari frequentato, il rendimento nonché specifici stili di consumo (energy drink, sostanze d’abuso...). E se il gioco è spesso un’abitudine occasionale o un divertimento, talvolta ha preoccupanti implicazioni negative sulla vita quotidiana e sulle relazioni familiari: il 36% dei giovani giocatori ha nascosto o ridimensionato le proprie abitudini di gioco ai genitori e il 4% ha derogato ad impegni scolastici e/o familiari per giocare. Grazie a questo prezioso patrimonio informativo, Young Millennials Monitor si pone due obiettivi: innanzitutto mettere a disposizione di istituzioni, operatori economici e famiglie numeri e metodi per valutare i comportamenti di gioco, l’incidenza del gioco problematico e le relative conseguenze in termini assistenziali, nonché garantire una maggior informazione per sostenere azioni di policy in logica di prevenzione e di creazione di consapevolezza”.

Ecco infine le dichiarazioni di Pierluigi Stefanini, Presidente Gruppo Unipol. “Unipol, dal 2014 promuove un progetto che ha come obiettivo, in coerenza con i valori di solidarietà, lungimiranza e responsabilità del Gruppo, la prevenzione dei rischi legati alla pratica del gioco d’azzardo. Il diffondersi della ludopatia è testimonianza della scarsa consapevolezza economico-finanziaria e della ridotta percezione di responsabilità e capacità individuali nell’affermazione del proprio destino economico. Per questo, in continuità con il nostro progetto “EOS - conoscere l'assicurazione”, abbiamo deciso di approfondire la conoscenza del fenomeno presso i giovani e la loro consapevolezza del rischio.”

 


Pleasant Places

Il CUBO (Centro Unipol Bologna), dal 25 gennaio al 1 aprile 2017, presenta “Pleasant PlacesIl Sublime tecnologico e il rapporto fra arte, natura e tecnologia, una mostra personale di Quayola uno degli artisti digitali più riconosciuti nel panorama mondiale.

Pleasant Places, curata da Federica Patti, è un omaggio all’ultimo periodo della vita di Van Gogh, quando, per il pittore, i paesaggi diventarono pretesto creativo nell’elaborazione di una visione e di una gestualità più intimista. La soluzione espositiva pensata appositamente per gli spazi di CUBO presenta diverse tipologie di “dipinti digitali”. Centrale è il video Pleasant Places, girato in modalità ultra HD nella stessa campagna della Provenza che ispirò Van Gogh più di un secolo fa. Ad accompagnare la video installazione, gli alberi della serie PP 3D-scans series, immagini generate al computer partendo da scansioni laser 3d ad alta risoluzione degli stessi paesaggi provenzali del video. L'altissima risoluzione delle scansioni 3d e il successivo processo di rendering consentono di raggiungere un livello di definizione dell’immagine pressoché infinito e perfetto.

Grazie all'utilizzo di custom-software e di algoritmi per l’analisi e la manipolazione delle immagini, il lavoro di Quayola dissolve, disgrega e trascende la descrizione del paesaggio, per restituirne una rappresentazione che vira verso l'astrazione.

L’ammaliante incommensurabilità dei media, utilizzati dal media artist come un pittore usa la tavolozza, si dispiega e infonde in chi osserva uno stato di spaesamento euforico: un’esperienza estetica di “sublime tecnologico”, risultato del rapporto fra uomo, natura, arte e tecnologia.

Mercoledì 25 gennaio 2017, alle ore 18.00, alla presenza dell’artista è prevista l’inaugurazione della mostra presso lo Spazio Arte di CUBO.

 

Di seguito le biografie dell'artista e della curatrice

Quayola: Davide Quayola è un visual artist italiano di nascita e londinese d'adozione. Affascinato dall’osservazione del mondo attraverso i sistemi di computer vision, Quayola esplora la sottile linea di confine tra realtà e finzione, antico e contemporaneo. Conosciuto per le sue enigmatiche installazioni video, Quayola crea ambienti ibridi mescolando pitture e sculture animate, performance live, installazioni audio video, 3D printing e programmazione software. Alcune commission istituzionali gli hanno consentito il raro accesso ad edifici europei esclusivi: chiese, teatri, musei tra cui Notre-Dame ed il Vaticano. A contatto e in relazione con la sua poetica, i più grandi capolavori originali della storia dell’arte diventano protagonisti di una trasmutazione digitale sublime e unica. I lavori di Quayola sono stati esposti, fra gli altri: Biennale di Venezia; Victoria & Albert Museum, London; Park Ave Armory, New York; Bozar, Bruxelles; Palais de Tokyo, Paris; Palais des Beaux Arts, Lille; MNAC, Barcelona; National Art Center, Tokyo; UCCA, Beijing; Paco Das Artes, Sao Paolo; Triennale, Milano; Quadriennale, Roma; Ars Electronica, Linz; Sonar Festival, Barcelona.

www.quayola.com

Federica Patti: critica e curatrice del collettivo LaRete Art Projects. Laureata nel 2010 presso l’Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, con una tesi sull’interattività nell’arte contemporanea. Lavora da più di 10 anni nell'ambito della organizzazione di eventi culturali. Come curatrice, la sua ricerca si concentra sulla musica elettronica, le arti multimediali, su progetti interattivi e partecipativi e sulla scoperta di giovani artisti emergenti. E’ uno dei membri fondatori di roBOt, festival internazionale dedicato alle arti digitali e alla musica elettronica. Nel giugno 2015 ha partecipato alla seconda edizione del Curatorial Intensive in Bogotà, entrando a far parte del network ICI – Indipendent Curators International. Dal 2016 è membro del network internazionale IKT - International Association of Curators of Contemporary Art.

 

Un estratto del video Pleasant Places

https://vimeo.com/146025973

 

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Testimoni di libertà

La Legacoop Lombardia, in occasione dei suoi 130 anni di storia cooperativa (la storia del nostro paese) ha deciso di sostenere associazioni e organizzazioni per mezzo delle quali la libertà di tutti e soprattutto dei più deboli viene protetta e se possibile assicurata. Festeggiando un anniversario così importante Legacoop Lombardia restituisce così parte della stima e del sostegno ricevuto in anni di attività a quelle persone e a quelle realtà che, per il loro impegno e sacrificio in Italia e nel mondo, possiamo definire senza dubbio alcuno testimoni di libertà. Per farlo è stato dato il via ad un Crowdfunding creato per sostenere quattro progetti meritevoli dal punto di vista civile, sociale, scientifico e culturale.

Ecco il video di presentazione

 

https://youtu.be/jUgXOt6l6DQ


Il Rapporto sulla Povertà in Valle d'Aosta, Il 7% delle famiglie si trova in situazione di disagio

Nel 2015 circa 7 famiglie su 100 in Valle d'Aosta si trovano in situazioni di povertà e la regione è all'11° posto per incidenza della povertà a livello nazionale. Questo uno dei dati contenuti all'interno del Rapporto sulla Povertà in Valle d'Aosta realizzato dalla Cgil Regionale, dallo Spi Cgil Valle d'Aosta e dall'Istituto di Ricerche Ires Lucia Morosini di Torino, presentato lo scorso 16 dicembre nella sede della Cgil Valle d'Aosta.

"Volevamo fare un punto sulle questioni che attengono alla povertà nella nostra regione andando ad analizzare anche la situazione del lavoro che è strettamente legata a quella della povertà. Abbiamo analizzato i dati provenienti dal nostro sistema fiscale, dalle dichiarazione dei redditi di chi si avvale del nostro Caaf, dall'Isee e intervistando persone in condizioni sociali difficili - ha detto il Segretario Regionale della Cgil Domenico Falcomatà - lo abbiamo fatto pur nella consapevolezza che la Valle d'Aosta ha una condizione non così complicata o difficile rispetto ad altre Regioni".

Il numero di famiglie povere è andato crescendo costantemente nel tempo, dal 2013, dato in linea con le altre Regioni del Nord Ovest, sono infatti 8,5% in Liguria, 6,6% in Piemonte e 4,6% in Lombardia. Nel 2015 le persone in condizione di grave deprivazione sono il 9,4% valore rimasto stabile dal 2014 e su livelli maggiori alla media del Nord Italia. La deprivazione è misurata in base a nove segnali: essere in arretrato con il pagamento delle bollette, affitto, mutuo, o altro tipo di prestito, non poter riscaldare adeguatamente l'abitazione, non poter sostenere spese impreviste di 800 euro, non potersi permettere un pasto adeguato almeno una volta ogni due giorni, non potersi permettere una settimana di vacanza all'anno lontano da casa, non potersi permettere un televisore, non potersi permettere una lavatrice, non potersi permettere un'automobile, non potersi permettere un telefono. E bastano quattro di questi per rientrare nel caso di deprivazione.

La percentuale degli individui invece a rischio povertà ed esclusione sociale nel 2015 sale al 17,9%, valori superati nel Nord del Paese solo da Piemonte con il 18% e dalla Liguria con il 25,8%. Anche se il numero delle persone a rischio povertà è diminuito nell'ultimo anno dell'1,4%, attestandosi su valori inferiori a gran parte delle regioni del Nord.

"I dati esaminati - spiega Dario Santo, ricercatore dell'Ires - indicano una situazione nella quale la povertà ha una maggiore incidenza in Valle d'Aosta rispetto alle altre Regioni del Nord, nonostante la presenza di segnali all'apparenza contrastanti come l'elevato livello del Pil pro capite ed una certa equità della distribuzione dei redditi. I lavoratori dipendenti e pensionati rappresentano gran parte del campione esaminato, inoltre il 60% degli individui osservati ha dichiarato di avere un reddito compreso tra 0 e 10.000 euro, fattore che ha portato gli indici di diffusione della povertà ad assumere valori elevati in tutti gli anni e ad una distribuzione dei redditi fortemente asimmetrica".

Dato interessante è che, in base all'Isee, il 79,2% delle persone del campione sotto soglia di povertà è di nazionalità italiana e la famiglia monocomponente sembra più interessata dal fenomeno (36% del campione nel 2013), percentuali che diminuiscono con l'aumentare dei componenti della famiglia.

Analizzando invece le dichiarazioni dei redditi, in questo caso gran parte delle persone sotto soglia di povertà sono di nazionalità italiana, arrivando all'87% "con una tendenza a diminuire nel corso degli anni - ha sottolineato Santo - gli individui con contratto di locazione risultano di poco superiori ai proprietari di abitazione, in contraddizione con l'ipotesi che la proprietà dell'abitazione sia un elemento di protezione contro la povertà".

I principali fattori fonti di disagio in Valle d'Aosta sono il disagio economico, l'isolamento fisico e relazionale delle persone, legato in particolare alla frammentazione dei centri urbani, la conflittualità intra-familiare, le dipendenze e l'abbandono scolastico.

"Il perdurare della crisi, a livello nazionale e locale - continua il ricercatore dell'Ires - ha allargato i confini dell'indigenza della società italiana: povertà è diventata una realtà significativa anche in quei segmenti della società che, in precedenza, ne erano toccati solo marginalmente come i giovani e i lavoratori precari". I fattori che determinano un ostacolo allo sviluppo sono la riduzione delle risorse pubbliche, un sistema di imprese troppo fragile, l'eccessiva rilevanza del comparto pubblico sul totale dell'occupazione e la debolezza del sistema dei trasporti e dei collegamenti esterni ed interni.

"Rispetto a cinque anni fa - conclude Santo - il rischio di povertà è in crescita, a conferma del dato statistico. Risulta costante il riferimento alla crisi economica ed in particolare al perdurare di una congiuntura negativa in cui si vedono pochi spiragli".

Presente anche il Direttore della Caritas della Valle d'Aosta Andrea Gatto “Questo rapporto disegna una fotografia di quello che succede nella nostra Regione. L'analisi sulla qualità della vita uscita in questi giorni sul Sole 24 Ore mi ha lasciato perplesso. Un dato che ci preoccupa è quello giovanile, dove registriamo una forte sfiducia. Lo notiamo al nostro Centro d'Ascolto dove i ragazzi non chiedono aiuto. Ci troviamo in linea con questa analisi nell'ottica della collaborazione dove dobbiamo lavorare per una maggiore inclusione lavorativa dei giovani, dobbiamo lavorare insieme per ricostruire la fiducia”.

L'analisi della Cgil mette in rilievo che la situazione della Valle d'Aosta è peggiorata “Questo lo si evince dal dato sulla contrazione reale delle risorse pubbliche – ha evidenziato Patrik Vesan, docente di scienze economiche e politiche all'Università della Valle d'Aosta – quindi un'incapacità nel gestire il disagio. Un disagio che si inserisce in un contesto non negativo dove i redditi e la loro distribuzione reggono. La povertà è cresciuta ma rimane su livelli contenuti e non drammatici come in altre realtà. Questo non vuol dire che dobbiamo dormire sugli allori anzi, dobbiamo lavorare affinché le sacche di rischio vengano contenute. Non siamo affatto i primi della classe come sostiene il Sole 24 Ore nell'inchiesta sulla qualità della vita delle città italiane, questo perché il confronto dovrebbe essere fatto tra la nostra regione e chi tra queste corre veramente veloce”.

Nicola Marongiu, responsabile Area Contrattazione sociale della Cgil Nazionale, ha fatto notare come a livello italiano "non c'è stata negli anni un'attenzione a parlare di povertà, solo negli ultimi anni questo tema ha ottenuto uno spazio nella discussione pubblica". La situazione nazionale di crisi è pesante, da anni assistiamo ad una disoccupazione che oscilla tra l'11 e il 12%, senza parlare di quella giovanile al 43%. Per il responsabile della Cgil nazionale "alle politiche di welfare occorre accostare giusti strumenti di protezione, in Italia qualche passo in avanti è stato fatto per il contrasto alla povertà, diverse regioni sono intervenute con misure di prevenzione e lo stato ha impegnato 600.000 di euro. C'è inoltre una legge delega ferma in Senato per il contrasto alla povertà assoluta".

Dal punto di vista pratico Marongiu ha sottolineato che "Funziona il trasferimento monetario diretto, è un sistema consolidato, quello che non funziona è la parte relativa al sostegno messo in atto dalle politiche pubbliche, come ad esempio la social card. Fondamentale resta la qualità e la quantità di servizi messi in campo nelle diverse realtà teritoriali che vanno in aiuto alle famiglie, la formazione lavorativa e tutte quelle politiche messe in atto per agevolare l'occupazione, dal fisco alla formazione".

Il rapporto è scaricabile a questo link

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Biennale Economia Cooperativa a Genova

Malgrado la crisi che ha colpito forte anche il mondo cooperativo in Liguria riducendo il numero delle imprese, occupati e fatturato sono invece in crescita. È uno dei temi emersi dalla Biennale dell'Economia cooperativa (vedi il programma qui) che si è svolta al Palazzo della Borsa di Genova il 2 e 3 dicembre scorso. "Nell'anagrafe complessiva dei nostri associati, che sono circa 350, fra il 2010 e il 2015 abbiamo perso 84 imprese e oltre 30 milioni di fatturato. Un colpo pesante che si concentra soprattutto nel biennio 2010-2012", ha detto Gianluigi Granero, presidente di Legacoop Liguria . "Fortunatamente il dato dell'occupazione complessiva e del fatturato sono in crescita. Se gli associati stanno risalendo pur senza ancora compensare le uscite, gli occupati sono invece oltre 15 mila, quasi 3 mila in più rispetto al 2010. Significa che c'è stata una grande difficoltà che ha fatto chiudere molte imprese ma c'è stata anche una forte riorganizzazione del sistema". Granero ha anche aggiunto che "Negli anni abbiamo sempre cambiato, prima eravamo aggregatori di mestieri tradizionali e oggi invece siamo aggregatori di mestieri innovativi, con attenzione alle nuove tecnologia e alla capacità di stare sul mercato. Per il futuro guardiamo al settore dell'innovazione, ma sempre con un occhio attento alla comunità e ai suoi bisogni" .

Alla Biennale, tra i numerosi ospiti è intervenuto anche il ministro della giustizia Andrea Orlando  “Il mio primo ricordo è quello della cooperativa nei nostri quartieri, il posto dove si andava a fare la spesa prima che si concentrassero tutte le piccole cooperative per diventare grande distribuzione. Crescendo la cooperativa e’ stata associata a una possibilità di accedere insieme a beni che individualmente non erano raggiungibili, la casa, il lavoro, la possibilità di dare servizi a chi si trova in difficoltà.  Questa è una fase in cui è particolarmente necessaria la solidarietà." Il ministro a poi aggiunto "Siamo in un momento in cui non sempre lo stato riesce a svolgere questo ruolo e, allora, il mondo della cooperazione diventa quello che assomiglia di più al pubblico nella dimensione del mercato nella dimensione della competizione. E questo credo sia lo strumento che in questa stagione può essere fondamentale”.

Il gruppo Unipol ha partecipato ai lavori in due distinti momenti il 3 dicembre. Al mattino con Marisa Parmigiani ad una tavola rotonda sull’adattamento ai cambiamenti climatici e sugli obiettivi del progetto DERRIS e al pomeriggio con i rappresentanti delle organizzazioni socie del CRU Liguria per un confronto sul tema del turismo e dello sviluppo locale e delle possibili sinergie per la costruzione di un progetto di rete nel 2017

I video completi dei due eventi e alcune foto scattate durante le due giornate.

 

 

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