UnipolSai regala ai suoi 10 milioni di clienti una copertura sanitaria Covid-19 di UniSalute
In questo anno fortemente segnato dalla pandemia e mentre tutti ancora stiamo lottando con il virus, UnipolSai, la compagnia assicurativa del Gruppo Unipol, ha deciso di regalare ai suoi 10 milioni di clienti una copertura sanitaria UniSalute per far fronte alle possibili conseguenze del Covid-19.
#UniSalutePerTe è il nome di questa nuova importante iniziativa che concretizza ulteriormente la volontà di UnipolSai e del Gruppo Unipol di essere sempre al fianco dei propri clienti e del Paese. E che verrà raccontata da una campagna di comunicazione veicolata in modo ampio attraverso tv, radio, stampa e web a partire da sabato 28 novembre per oltre un mese.
#UniSalutePerTe, attivabile tramite l’APP UnipolSai, offre gratuitamente una copertura sanitaria che prevede:
- Teleconsulto medico Covid-19 attivo H24 e videoconsulto medico specialistico
- 100 euro al giorno di indennità da ricovero fino a 14 giorni
- 2.000 euro di indennità post ricovero in terapia intensiva
Un intervento dedicato a milioni di persone che si inserisce nell’alveo delle diverse iniziative messe in campo dal Gruppo Unipol nel 2020 a favore dei nostri stakeholder e che esprime tutta l’attenzione e la volontà di prendersi cura ogni giorno di chi si affida a noi.
Maggiori informazioni sul sito di UnipolSai.
Aree interne: nuovi legami di comunità per arginare la desertificazione sociale
A quarant’anni dal terremoto dell’Ottanta che ha colpito vaste aree del Mezzogiorno, con particolare violenza la città di Potenza e la sua provincia, lunedì 23 novembre, il CRU Unipol e la Cisl Basilicata hanno organizzato un incontro dal titolo "Il Sindacato di Comunità costruttore di sviluppo territoriale" trasmesso in diretta streaming sul sito e sui canali social. Un’approfondita riflessione sulla costruzione dei legami immateriali che costituiscono una comunità, più difficili da creare e manutenere rispetto alle infrastrutture materiali, ma che pure contribuiscono in maniera determinante allo sviluppo territoriale e alla qualità della vita.
In questo processo di costruzione di comunità in un’area interna come la Basilicata, caratterizzata per il 90 per cento da comuni definiti “polvere” con meno di 5 mila abitanti e da un territorio vasto, montuoso, con notevoli criticità dal punto di vista demografico e di infrastrutture sociali, il sindacato ha molto da raccontare in termini di contributo dato. Ma soprattutto ha molto da fare in futuro insieme ad altri attori del terzo settore, per alimentare e sostenere quel capitale sociale, indispensabile ad arginare il fenomeno di desertificazione sociale, che sta caratterizzando le aree interne della spina dorsale italiana dell’ Appennino, pur avendo queste tutte le caratteristiche per entrare a pieno titolo nei processi di economia verde, sostenibile e del benessere.
Per il Gruppo Unipol ha partecipato Elena Torri, capo progetto Aree Interne CRU. Nel suo intervento ha ringraziato la Cisl e il segretario Gambardella per il coinvolgimento del CRU in questa importante iniziativa organizzata a 40 anni dal quel terribile terremoto; un evento drammatico che mise in evidenza una volta di più come le aree interne, le aree appenniniche del nostro Paese vivessero in stato di marginalità. Ancora oggi le aree interne sono sinonimo di fragilità e di diseguaglianze - ha sottolineato la Torri. In questi ultimi anni la politica ha però colto la necessità di costruire politiche di rilancio delle aree interne mettendo a disposizione ingenti finanziamenti pubblici per progettualità effettive (SNAI, Piano per il Sud); ma i finanziamenti non bastano. Esiste un problema di sistema che rende tali politiche pubbliche di difficile applicazione: le amministrazioni comunali dei piccoli paesi sono estremamente fragili, i territori sono scarsamente abitati, soprattutto da persone anziane, le Regioni spesso non sono all’altezza del ruolo che le strategie pubbliche riservano loro. Inoltre non c’è sufficiente iniziativa economica privata, sia in termini di investimenti che di propensione imprenditoriale. I CRU - ha continuato la Torri - possono svolgere un ruolo di animazione territoriale attraverso la collaborazione tra istituzioni pubbliche e organizzazioni economiche e sociali per sostenere e arricchire le iniziative a favore di questi territori; è così nato e sta crescendo nei territori il progetto nazionale Aree interne CRU e un gruppo di lavoro composto da tante professionalità appartenenti sia a istituzioni pubbliche che organizzazioni private, un gruppo il cui ruolo è quello di favorire e aiutare i diversi attori sui territori nella definizione di una strategia complessiva per sostenere lo sviluppo delle aree marginali. Dal sostegno supporto alle pubbliche amministrazioni, alla formazione di figure professionali esperte in sviluppo territoriale, dalle proposte di progettualità vincenti in altri territori, anche in ottica di sostenibilità, al possibile ingaggio di partner privati disponibili a contribuire allo sviluppo dei territori. Sono già partiti 3 diversi progetti pilota (Abruzzo, Molise e Sicilia) che stanno dando ritorni interessanti. A breve - ha concluso la Torri - dovrebbero partire nuove sperimentazioni, anche in Basilicata. Prossimamente sarà poi lanciato il kick off di progetto alla presenza del Presidente di Unipol Pierluigi Stefanini e del Ministro Giuseppe Provenzano. Un progetto ambizioso e a lungo termine quello sulle aree interne, che riteniamo potrà dare un effettivo contributo al rilancio di questi meravigliosi territori, oggi più che mai riscoperti.
All'evento sono inoltri intervenuti Enrico Gambardella (Segretario Generale della Cisl Basilicata e Presidente CRU della Basilicata), Rocco Guarino (Presidente della Provincia di Potenza), Francesco Lauria (Centro Studi Nazionale Cisl di Firenze), Luana Franchini (Centro Studi Cisl Basilicata), Giovanni Teneggi (Coordinatore Imprese Di Comunità Confcooperative), Giuseppe Bruno (Presidente Dell’alleanza Delle Cooperative Basilicata), Giuseppe Acocella (Magnifico Rettore Università Degli Studi Giustino Fortunato, Responsabile Scientifico Centro Studi Cisl Basilicata), Salvatore Margiotta (Sottosegretario Di Stato Al Ministero Delle Infrastrutture e dei Trasporti), Annamaria Furlan (Segretaria Generale della Cisl). Ha moderato Domenico Sammartino, Presidente dell’Ordine dei giornalisti della Basilicata.
Ecco le parole di Aleardo Benuzzi (Coordinatore Nazionale dei CRU Unipol) al termine dell’evento. Il ricordo del sisma dell’Irpinia del 1980, oltre ad avere grande importanza in sé, è stato l’occasione per riflettere sulla situazione di quelle che vengono chiamate, nel dibattito politico-istituzionale, aree marginali; in Basilicata le medesime aree, allora così duramente colpite, ancora oggi soffrono di gravi lacune e ritardi sul piano del loro ammodernamento e quindi della loro capacità di resilienza e di sviluppo. Ritardi e lacune messe ulteriormente in evidenza dall’emergenza COVID. La coesione sociale di quelle aree, la costruzione di comunità responsabili, il ruolo che gli attori sociali possono svolgere, in primis il sindacato confederale, hanno rappresentato il filo conduttore dell’incontro, concluso dalla Segretaria Generale della CISL Annamaria Furlan. Tutti temi che sono il presupposto inderogabile per utilizzare al meglio le risorse europee e nazionali stanziate per fronteggiare l’emergenza COVID. Il CRU per sua natura, per la presenza al proprio interno delle principali Organizzazioni del mondo del lavoro, delle PMI e della cooperazione – ha concluso Benuzzi– può essere un laboratorio di nascita e di crescita di processi di partecipazione e di elaborazione progettuale.
Di seguito il video e le foto dell'evento.
https://youtu.be/4nmh8F8RhRc
https://youtu.be/zZ7emmvToms
Non ballo da sola. Iniziative Gruppo Unipol per la giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne
Il 25 novembre sarà la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Unipol gruppo e Cubo Unipol organizzano insieme le iniziative di “Non ballo da sola” per sensibilizzare sulla violenza di genere.
Si comincia sabato 21 novembre con il convegno "Contro gli stereotipi e la violenza di genere a scuola", cui seguiranno i workshop:
- "Educare alla parità"
- ”Individuare stereotipi di genere nei modelli formativi e informativi"
- ”Riflessioni e strumenti per il contrasto della violenza di genere con ragazze e ragazzi adolescenti"
Il programma completo qui
Fondazione Unipolis organizza il convegno "Il ruolo della cultura per lo sviluppo sostenibile"
https://youtu.be/DfHKiWN0QfE
PROGRAMMA DEL CONVEGNO
Introduce
Pierluigi Stefanini, Presidente Fondazione Unipolis
Presenta
Valentina Montalto, Joint Research Centre (JRC) della Commissione europea
Intervengono
Dario Franceschini, Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo
Mauro Felicori, Assessore alla cultura e paesaggio, Regione Emilia-Romagna
Matteo Lepore, Assessore al Turismo e promozione della città, Cultura e progetto nuove centralità culturali nelle periferie, Immaginazione civica, Comune di Bologna
Ne discutono con
Pierluigi Sacco, Professore Ordinario di Economia della Cultura IULM
Paolo Venturi, Direttore di AICCON
Welfare Italia. Tre proposte per ripartire dopo la pandemia.
Si è tenuta oggi 18 novembre, trasmessa in streaming digitale, la presentazione dell’edizione 2020 del Rapporto Think Tank “Welfare, Italia” sviluppato da Unipol Gruppo con The European House – Ambrosetti, con il sostegno di un comitato scientifico composto da Veronica De Romanis, Giuseppe Guzzetti, Walter Ricciardi e Stefano Scarpetta.
L’emergenza sanitaria legata alla diffusione della pandemia COVID-19 si è velocemente trasformata in una crisi socio-economica senza precedenti. L’Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale prevede a ottobre 2020 uno scenario baseline con un crollo del PIL mondiale per l’anno in corso del 4,4%. L’Italia non fa eccezione con una previsione per il 2020 che si attesta, nelmodello elaborato da The European House – Ambrosetti, al -10,8%. Per dare una dimensione di questa contrazione basti dire che si tratterebbe del terzo anno peggiore da oltre 150 anni che riporta il valore assoluto del PIL ai livelli del 1996.
Inoltre, in questo scenario, il rapporto debito pubblico/PIL potrebbe raggiungere livelli da "economia di guerra" (158,9%) ovvero 1 solo punto percentuale in meno rispetto al picco storico registrato durante la I Guerra Mondiale. È evidente come l’aumento del rapporto debito/PIL riduca ulteriormente lo spazio di intervento del pubblico negli anni a venire. A fronte degli impatti sul PIL, le ricadute occupazionali sono altrettanto significative. Infatti, nei primi 6 mesi del 2020 sono già stati persi oltre 800 mila posti di lavoro rispetto allo stesso periodo del 2019, di cui 677 mila a tempo determinato (80%), 416 mila nella fascia tra 15 e 34 anni (50%). Il 44% di questi posti di lavoro persi sono al Nord, il 17% al Centro e il 39% al Sud.
A fronte degli impatti economici dell’epidemia, aumentano quindi anche i bisogni di protezione da parte dei cittadini e il ruolo del sistema di welfare diventa più centrale che mai, in quanto strumento di mitigazione degli impatti della pandemia.
Il sistema di welfare, a sua volta, è posto sotto forte stress: nell’immediato è la sanità ad essere l’area più colpita, nel breve-medio termine è necessario invece rafforzare le politiche sociali per proteggere la continuità lavorativa e nel medio-lungo termine anche la previdenza sarà messa sotto pressione. Si stima che il Covid-19 abbia generato, fino a settembre 2020, un incremento della spesa sanitaria di oltre 1,5 miliardi di Euro per le sole strutture ospedaliere. La Cassa Integrazione Guadagni rischia di superare quota 3.500 milioni di ore, con un costo complessivo stimato pari ad oltre 25,6 miliardi di Euro, mentre tra 550 mila e oltre 740 mila persone in più potrebbero usufruire della NASPI, con un costo per lo Stato tra 5,5 e 7,0 miliardi di Euro all’anno.Più in generale, le politiche sociali necessiteranno nell’anno di risorse stimate per oltre 40 miliardi di Euro. E sarà cruciale che parte di queste risorse possano provenire anche da quelle oggi destinate alla previdenza, che in Italia rappresenta la componente del welfare con il peso più alto d’Europa (16,3% del PIL vs. 12,3% media Eurozona).
A partire dalla fotografia dell’attuale sistema di welfare italiano e di come gli impatti socio-economici della crisi Covid-19 ne stiano condizionando l’evoluzione futura, il think tank ha individuato tre linee di azione prioritarie per definire un sistema di “welfare di precisione”, da consegnare sul tavolo di istituzioni e decisori, una per ogni pilastro (sanità, politiche sociali e previdenza):
1. SANITA’: creazione di banche dati interoperabili e nuovi servizi digitali, tra cui un progetto pilota di telemedicina coordinato a livello nazionale e scalabile in tutto il Paese
Il ricorso alla tecnologia e al digitale rappresenta una delle direttrici fondamentali tracciate dal Ministero della Salute per la gestione dell’emergenza sanitaria nel lungo termine. Il primo intervento da fare è assicurare l’omogeneizzazione delle banche dati pubbliche in un’ottica di open-data e la piena interoperabilità tra banche dati pubbliche e private, così da garantire anche il dispiegamento dei benefici attivabili grazie al Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), che deve divenire una priorità nazionale.
L’emergenza Covid-19 ha messo in luce, tra l’altro, l’urgente necessità di un piano nazionale di telemedicina: la proposta di Welfare Italia è di avviare un progetto pilota - delineato e coordinato a livello nazionale, adottato inizialmente da alcune Regioni già dotate di infrastrutture digitali e successivamente scalato su tutto il Paese – in grado di digitalizzare interamente il consulto del medico di base e specialistico e il monitoraggio delle condizioni di salute di pazienti cronici. Le strutture sanitarie private apporterebbero tecnologia, competenze e sviluppo di soluzioni innovative.
L’attivazione di un progetto pilota su larga scala nazionale per la realizzazione di un sistema di telemedicina potrebbe richiedere un investimento stimato in circa 5 miliardi di Euro e consentirebbe una riduzione delle giornate di degenza fino al 25%, con un risparmio di circa 1,5 miliardi di Euro ogni anno (per un totale di 7,5 miliardi di Euro in 5 anni).
Inoltre, la riduzione dei tempi di attesa e le minori necessità di spostamento, soprattutto per i territori più isolati, porterebbero un risparmio di oltre 3 miliardi di Euro annui portando quindi complessivamente a circa 4,5 miliardi di Euro ogni anno il risparmio abilitato da un piano di telemedicina.
2. POLITICHE SOCIALI: razionalizzazione degli strumenti assistenziali e investimento in un piano di politiche attive del lavoro
Anche alla luce della scarsa efficacia delle numerose misure una tantum del sistema italiano, si propone di ottimizzare gli strumenti di politica sociale, a partire da quelli diretti alle famiglie. Se un primo passo in questa direzione è costituito dall'approvazione del disegno di legge delega “Family Act”, un’ulteriore proposta è l’adozione di uno strumento unico di inclusione sociale che riassuma la componente assistenzialistica del Reddito di cittadinanza, del Reddito di emergenza e dell’assegno unico per i figli.
Tale riorganizzazione potrebbe liberare risorse per un valore di circa 10 miliardi di Euro, da dedicare all'attivazione di programmi di formazione specializzati e finalizzati all'aggiornamento delle competenze in linea con le richieste del mercato del lavoro, che potrebbero generare fino a 200 mila nuovi occupati aggiuntivi.
In uno scenario di lungo periodo, con un investimento iniziale di 10 miliardi di Euro, ridotto a 7 miliardi e 5 miliardi nei due e cinque anni successivi, l'occupazione aggiuntiva generata da un piano di politiche attive del lavoro garantirebbe un recupero dei valori occupazionali pre- Covid entro 5 anni rispetto ad oggi (a fronte dei 9 anni previsti nello scenario tendenziale standard) ed un incremento annuo del PIL pari al +0,7%.
3. PREVIDENZA: introduzione di una tassazione agevolata sui rendimenti accumulati nella previdenza complementare, aumento della flessibilità della previdenza complementare e lancio di “UNICO” come strumento di cultura previdenziale per i più giovani
La sostenibilità futura del sistema previdenziale italiano, alla luce di bassa natalità e invecchiamento della popolazione, passa anche attraverso un ruolo maggiore delle forme di previdenza complementare: a questo scopo, si suggerisce l’introduzione di una tassazione agevolata all’11,5% sui rendimenti accumulati nella previdenza complementare, pari al valore pre-Legge di Stabilità del 2015, per sostenere un maggiore tasso di adesione a tali forme.
Nell’ipotesi di periodo di contribuzione medio di 25 anni, si stima che la tassazione agevolata possa generare circa 10 mila Euro di rendimenti in più per ciascun aderente, determinando così un incentivo per le sottoscrizioni, che potrebbero aumentare di 2,5 milioni (pari al 30% delle sottoscrizioni totali), per un totale di 7 miliardi di Euro di risorse aggiuntive destinate alla previdenza complementare. Tali risorse potrebbero essere indirizzate verso investimenti nell’economia reale con una ricaduta sul PIL fino a un incremento di 1,5 punti percentuali.
Sono inoltre auspicabili interventi mirati ad una maggiore flessibilità della previdenza complementare: tra questi, l'introduzione della "portabilità" da un anno all’altro dell’ammontare di deducibilità fiscale non utilizzato, la possibilità di ottenere anticipazioni straordinarie sulla prestazione al verificarsi di particolari circostanze, a prescindere dall’anzianità di iscrizione, e infine la possibilità di trasferire ai figli la posizione maturata dal titolare al proprio pensionamento, in luogo della riscossione della prestazione.
Un ulteriore intervento riguarda la proposta di creazione di UNICO, “Universale Contributo”, strumento di sostegno alla creazione di posizioni previdenziali integrative dedicato a tutti i nuovi nati (circa 450 mila ogni anno), per i quali venga automaticamente aperta una posizione previdenziale di III° pilastro.
Nel Rapporto Annuale di Welfare Italia è stato inoltre calcolato, per la prima volta nel 2020, il Welfare Italia Index1, strumento di monitoraggio dell’efficacia e della capacità di risposta del sistema di welfare nelle Regioni italiane, basato su 22 Key Performance Indicator misurabili di aspetti legati sia alla spesa in welfare sia ai risultati che questa spesa produce.
Il primo elemento che emerge con forza dal confronto regionale, è la grande differenza di punteggio tra la prima e l’ultima Regione (oltre 28 punti di differenza). Un secondo aspetto di rilievo è la forte polarizzazione tra Nord e Sud del Paese: le ultime 8 Regioni appartengono all’Italia Meridionale e Insulare e la migliore di queste – ovvero la Sardegna (14° con 64,2 punti) – dista circa 20 punti dalla prima in classifica e precede di circa 9 punti la Calabria ultima in classifica.
A questo appuntamento annuale di riferimento per l’analisi, studio e riflessione sui temi del welfare, aperto al confronto interattivo tra i principali stakeholder del settore sia del settore pubblico che privato (decisori, esponenti governativi nazionali e locali, parti sociali, casse e fondi previdenza e assistenza, rappresentanti di imprese e dei lavoratori, università e terzo settore) sono intervenuti: Elena Bonetti (Ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia), Alberto Brambilla (Presidente, Itinerari Previdenziali), Carlo Cimbri (Group CEO, Unipol Gruppo), Valerio De Molli (Managing Partner e CEO, The European House - Ambrosetti), Veronica De Romanis (Professore di Politica Economica Europea, Stanford University, Firenze e LUISS Guido Carli, Roma, advisor scientifico del Think Tank “Welfare, Italia” ), Daniele Franco (Presidente, IVASS; Direttore Generale, Banca d’Italia), Roberto Gualtieri (Ministro dell’Economia e delle Finanze), Giuseppe Guzzetti (già Presidente, Fondazione Cariplo; advisor scientifico del Think Tank “Welfare, Italia”), Mario Nava (Direttore Generale, Structural Reform Support, Commissione Europea), Antonio Polito (Editorialista e Vice Direttore, Corriere della Sera), Walter Ricciardi (Consigliere del ministro della Salute per i rapporti con le istituzioni sanitarie internazionali per l'emergenza Covid-19; Presidente del Mission Board for Cancer, Commissione Europea, advisor scientifico del Think Tank “Welfare, Italia”), Riccardo Sabatini (Chief Data Scientist, Orionis Biosciences, Boston, USA), Stefano Scarpetta (Direttore, Dipartimento di Employment, Labour and Social Affairs, OECD; advisor scientifico del Think Tank “Welfare, Italia”), Marco Simoni (Presidente, Fondazione Human Technopole), Pierluigi Stefanini (Presidente, Unipol Gruppo), Giovanni Toti (Vice Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome; Presidente, Regione Liguria).
Scarica il formato in PDF del "Rapporto 2020. Think Tank Welfare, Italia"
Presentato il progetto LIFE ADA per aumentare la resilienza del settore agricolo
È stato presentato il 13 novembre il progetto LIFE ADA (ADaptation in Agricolture) che ha l’obiettivo di aumentare la resilienza del settore agricolo, attraverso lo sviluppo di strumenti di conoscenza e pianificazione che le forme aggregate di produttori ed agricoltori possano utilizzare per adattarsi ai cambiamenti climatici.
I principali obiettivi dell’iniziativa, che potrà contare su un budget totale di quasi 2 milioni di euro, di cui circa la metà co-finanziata dalla UE, sono i singoli agricoltori e le Organizzazioni di Produttori in tre filiere agroalimentari prodotti lattiero-caseari (Parmigiano Reggiano), vino, frutta e verdura.
Il progetto, coinvolgerà il Gruppo Unipol come capofila e partner quali ARPAE Emilia-Romagna, Cia – Agricoltori Italiani, CREA Politiche e Bioeconomia, Festambiente, Legacoop Agroalimentare Nord Italia, Leithà e Regione Emilia-Romagna, e verrà implementato inizialmente in Emilia-Romagna e successivamente replicato in Veneto, Toscana e Lazio per un totale di 6.000 singoli agricoltori nelle regioni selezionate e 15.000 agricoltori a livello nazionale. A lungo termine, il numero potenziale di utenti nelle tre filiere selezionate saranno 242.000 agricoltori, che rappresentano circa 1.140.000 lavoratori e 2,6 milioni di ettari di SAU (Superficie Agricola Utilizzata).
LIFE ADA intende trasferire conoscenze ai produttori sugli scenari climatici e sulla gestione dei rischi e delle misure di adattamento per migliorare la capacità degli agricoltori ad affrontare i rischi climatici attuali e futuri, costruire strumenti adeguati di supporto al loro processo decisionale nella definizione di piani di adattamento efficienti a livello di azienda agricola e di filiera. Inoltre promuovere un approccio innovativo da parte dell’assicurazione per rafforzare la capacità di riduzione del rischio climatico (attuale e futuro) al fine di mantenere l’assicurabilità degli agricoltori a lungo termine, nonostante l’aumento dei rischi catastrofici e sistemici.
Nel lungo periodo, alcuni impatti previsti sono la riduzione dell’1% delle emissioni di CO2, del 2% delle emissioni di NH3, del 5% di consumo di acqua, del 5% di consumo di energia, oltre ad un miglioramento del 3% della resilienza degli abitanti alle inondazioni e un aumento del 17% della gestione sostenibile delle aree agricole nei tre anni di progetto.
Pierluigi Stefanini Presidente del Gruppo Unipol nel suo intervento ha messo in evidenza come il progetto LIFE ADA si basi su 4 direttrici: analisi preliminari per elaborare dati e scenari; politiche di implementazione che con la formazione aiutino a costruire strategie adeguate; monitoraggio degli impatti; comunicazione adeguata ed efficace. "Occorre una visione lunga e sostenibile per un futuro adeguato per gli imprenditori agricoli e per la comunità che usufruisce del loro lavoro."
Di seguito il video della presentazione
Turismo risorsa economica del trentino, un modello da ripensare
Ecosistema Urbano 2020. Presentato il report annuale di Legambiente
Un’Italia a due velocità: la prima più dinamica e attenta alle nuove scelte urbanistiche, ai servizi di mobilità, alle fonti rinnovabili, alla progressiva restituzione di vie e piazze ai cittadini, alla crescita degli spazi naturali. La seconda, più statica con un andamento troppo “lento” nelle performance ambientali delle metropoli soprattutto sul fronte smog, trasporti, raccolta differenziata e gestione idrica. È questa la fotografia scattata da Ecosistema Urbano 2020, il report annuale sulle performance ambientali dei capoluoghi italiani stilato da Legambiente (con la quale il Gruppo Unipol da molto collabora) assieme ad Ambiente Italia e Il Sole 24 ore, che racconta quel lento cambiamento green in atto nella Penisola. A testimoniarlo in primis le città di Trento, Mantova, Pordenone, Bolzano e Reggio Emilia in vetta alla classifica generale di Ecosistema Urbano 2020 che si basa sui dati comunali relativi al 2019, quindi ad un contesto pre-pandemia. Trento e Mantova mantengono come lo scorso anno il primo e il secondo posto in graduatoria con buone performance complessive, seguite da Pordenone che, dopo una lenta scalata, conquista il terzo posto superando così Bolzano che scende al quarto posto. Quinta la città di Reggio Emilia protagonista di una rincorsa alla top ten costante negli ultimi anni. In fondo alla graduatoria troviamo invece: Pescara (102esima), Palermo (103esima) e Vibo Valentia (104esima). Tra le grandi città, dove nel complesso si registra un andamento lento nelle performance ambientali legate soprattutto a smog, trasporti e gestione idrica, si conferma la crescita di Milano (29esima) sempre più attenta alla vivibilità urbana. A completare il quadro di Ecosistema Urbano, le 17 Best Practices premiate oggi per raccontare anche quelle esperienze virtuose in campo e che meritano di essere replicate sul territorio nazionale. Tra queste c’è Cosenza che sull’esempio di Pesaro ha realizzato la Ciclopolitana, una rete ciclabile lunga più di 30 Km che sarà ultimata entro fine 2020. Prato che vanta un complesso residenziale (il NzeB di San Giusto), un mix di alta efficienza energetica con bassi costi di costruzione, pensato per il fabbisogno di famiglie in difficoltà economiche. Benevento che punta a realizzare una rete di quasi 25 chilometri di piste ciclabili integrate con i mezzi del trasporto pubblico e ferroviario per migliorare la mobilità urbana e sviluppare il turismo.
I dati di Ecosistema Urbano sono stati presentati lo scorso 9 novembre nel corso del webinar, trasmesso in diretta streaming sulle pagine fb di Legambiente, La Nuova Ecologia e sul sito del Sole 24 moderato dal giornalista Giacomo Bagnascodel Sole 24 ore, che ha visto la partecipazione di Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, Mirko Laurenti, Responsabile rapporto Ecosistema Urbano, Lorenzo Bono, Ambiente Italia. Tra gli altri interventi quello della ministra delle infrastrutture e trasporti Paola De Micheli, della vicepresidente Anci e sindaco di Torino Chiara Appendino, del sindaco di Brescia Emilio Del Bono, di Paolo Zanella, Ass. transizione ecologica, mobilità e beni comuni, Trento, del Direttore Generale ISPRA Alessandro Bratti e del Presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani che si sono confrontati sul futuro delle città e sulle sfide urbane legate all’emergenza coronavirus, consapevoli che i centri urbani devono essere il fulcro della ripartenza post Covid.
A tal riguardo un altro dato interessante che emerge da Ecosistema Urbano 2020 è che la propensione al cambiamento in ambiti specifici caratterizza qua e là anchenon sempre occupano posizioni di vertice in graduatoria come Ferrara insieme a Pordenone e Mantova per la gestione dei rifiuti, Treviso che depura tutti i suoi reflui come Bolzano e contiene lo spreco di acqua come Pordenone e Trento. C’è poi chi mette al centro del proprio agire l’aumento dello spazio urbano dedicato alle bici come Reggio Emilia o Mantova.
“L’Europa – dichiara Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente – ha destinato al nostro Paese 209 miliardi di euro, una cifra molto importante che non potrà non riguardare le aree urbane, utili anche per il raggiungimento degli obiettivi Onu sullo sviluppo sostenibile al 2030. È qui infatti che si gioca una partita fondamentale per fronteggiare le tre crisi attuali – l’emergenza sanitaria, economica e climatica – e per vincere la sfida della modernizzazione del Paese. I dati contenuti in questa edizione di Ecosistema Urbano, relativi al 2019 e quindi ad una situazione pre-pandemia, ne sono la testimonianza più evidente. L’Italia non può mancare questa occasione irripetibile per rendere le nostre città più moderne, sostenibili e sicure. Dopo decenni di discussioni, analisi dei problemi e definizione della loro soluzione (come abbiamo fatto con questo rapporto annuale), ora abbiamo la possibilità di risolverne una gran parte grazie alle risorse europee. Le soluzioni da adottare le ritroviamo a macchia di leopardo in diversi capoluoghi di provincia. Noi col Rapporto Ecosistema Urbano le raccontiamo annualmente per rendere merito agli amministratori più smart e coraggiosi e farle copiare da quelli meno innovativi e temerari, perché le buone idee non hanno copyright”.
“Con Ecosistema Urbano – spiega Mirko Laurenti, responsabile Ecosistema Urbano – vogliamo dare un contributo alla riflessione globale sul futuro delle città, partendo dalle esperienze positive, da chi è riuscito negli anni a realizzare significative azioni e cambiamenti in chiave green. Nel nostro Paese la sfida, ora, deve essere quella di pianificare gli interventi dandogli continuità. Copiare dalle altre città europee. Far sì che il Governo istituisca finalmente una cabina di regia per le città e, utilizzando con criterio il Recovery Fund europeo, sostenga e spinga i sindaci affinché imbocchino con decisione la strada della sostenibilità, dando gambe a quei progetti che rappresentano l’unica via per stare al passo con l’Europa e il resto del mondo, guardando con fiducia a un futuro più sostenibile, condiviso, salubre. I cittadini delle nostre città, in gran parte, lo chiedono con forza”.
Il rapporto completo è scaricabili qui
Maggio riformazioni sul sito Legambiente.it
Legambiente, oltre a collaborare su singoli progetti con il Gruppo Unipol, è presente in tutti i Consigli Regionali Unipol, contribuendo in modo importante, anche in questo contesto, alla diffusione della cultura della sostenibilità in tutte le sue declinazioni (ambientale, sociale, economica).
Il progetto LIFE ADA per un'agricoltura più resistente al climate change
Al via il progetto LIFE ADA (ADaptation in Agricolture) che ha l’obiettivo di aumentare la resilienza del settore agricolo, attraverso lo sviluppo di strumenti di conoscenza e pianificazione che le forme aggregate di produttori e agricoltori possano utilizzare per adattarsi ai cambiamenti climatici.
I principali obiettivi dell’iniziativa, che potrà contare su un budget totale di quasi 2 milioni di euro, di cui circa la metà co-finanziata dalla Ue, sono i singoli agricoltori e le Organizzazioni di Produttori in tre filiere agroalimentari: prodotti lattiero-caseari (Parmigiano Reggiano), vino, frutta e verdura.
Il progetto, che coinvolgerà UnipolSai come capofila e partner quali ARPAE Emilia-Romagna, Cia-Agricoltori Italiani, CREA Politiche e Bioeconomia, Festambiente, Legacoop Agroalimentare Nord Italia, Leithà e Regione Emilia-Romagna, verrà implementato inizialmente in Emilia-Romagna e successivamente replicato in Veneto, Toscana e Lazio per un totale di 6.000 singoli agricoltori nelle regioni selezionate e 15.000 agricoltori a livello nazionale. A lungo termine, il numero potenziale di utenti dello strumento ADA nelle tre filiere selezionate saranno 242.000 agricoltori, che rappresentano circa 1.140.000 lavoratori e 2,6 milioni di ettari di SAU (Superficie Agricola Utilizzata).
L’iniziativa sarà presentata il 13 novembre, alle ore 15.30, nel corso del webinar “LIFE ADA – Agricoltura e cambiamenti climatici: adattamento e resilienza per fermare la febbre del pianeta” che vedrà la partecipazione di Pierluigi Stefanini (Presidente Unipol), Alessio Mammi (Assessore all'agricoltura e agroalimentare, caccia e pesca Regione Emilia-Romagna) e Dino Scanavino, (Presidente Cia – Agricoltori Italiani). Il progetto si basa sull’implementazione di un modello innovativo di partenariato pubblico-privato tra assicurazione, pubblica amministrazione (Regioni), istituzioni tecnico-scientifiche, ONG e forme aggregate di produttori (OPI o cooperative). Per partecipare all'iniziativa e riceve il link per la connessione occorre inviare i propri dati (nome, cognome, indirizzo mail, ente) a: eventi.lifeada@festambiente.it
In particolare, LIFE ADA intende trasferire conoscenze ai produttori sugli scenari climatici e sulla gestione dei rischi e delle misure di adattamento per migliorare la capacità degli agricoltori ad affrontare i rischi climatici attuali e futuri, costruire strumenti adeguati di supporto al loro processo decisionale nella definizione di piani di adattamento efficienti a livello di azienda agricola e di filiera e promuover un approccio innovativo da parte dell’assicurazione per rafforzare la capacità di riduzione del rischio climatico (attuale e futuro) al fine di mantenere l'assicurabilità degli agricoltori a lungo termine, nonostante l'aumento dei rischi catastrofici e sistemici.
Nel lungo periodo, alcuni impatti previsti dell'ADA sono la riduzione dell'1% delle emissioni di CO2, del 2% delle emissioni di NH3, del 5% di consumo di acqua, del 5% di consumo di energia, oltre ad un miglioramento del 3% della resilienza degli abitanti alle inondazioni e un aumento del 17% della gestione sostenibile delle aree agricole nei tre anni di progetto.