Welfare Italia. Tre proposte per ripartire dopo la pandemia.

Si è tenuta oggi 18 novembre, trasmessa in streaming digitale, la presentazione dell’edizione 2020 del Rapporto Think Tank “Welfare, Italia” sviluppato da Unipol Gruppo con The European House – Ambrosetti, con il sostegno di un comitato scientifico composto da Veronica De Romanis, Giuseppe Guzzetti, Walter Ricciardi e Stefano Scarpetta.

L’emergenza sanitaria legata alla diffusione della pandemia COVID-19 si è velocemente trasformata in una crisi socio-economica senza precedenti. L’Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale prevede a ottobre 2020 uno scenario baseline con un crollo del PIL mondiale per l’anno in corso del 4,4%. L’Italia non fa eccezione con una previsione per il 2020 che si attesta, nelmodello elaborato da The European House – Ambrosetti, al -10,8%. Per dare una dimensione di questa contrazione basti dire che si tratterebbe del terzo anno peggiore da oltre 150 anni che riporta il valore assoluto del PIL ai livelli del 1996.

Inoltre, in questo scenario, il rapporto debito pubblico/PIL potrebbe raggiungere livelli da "economia di guerra" (158,9%) ovvero 1 solo punto percentuale in meno rispetto al picco storico registrato durante la I Guerra Mondiale. È evidente come l’aumento del rapporto debito/PIL riduca ulteriormente lo spazio di intervento del pubblico negli anni a venire. A fronte degli impatti sul PIL, le ricadute occupazionali sono altrettanto significative. Infatti, nei primi 6 mesi del 2020 sono già stati persi oltre 800 mila posti di lavoro rispetto allo stesso periodo del 2019, di cui 677 mila a tempo determinato (80%), 416 mila nella fascia tra 15 e 34 anni (50%). Il 44% di questi posti di lavoro persi sono al Nord, il 17% al Centro e il 39% al Sud.

A fronte degli impatti economici dell’epidemia, aumentano quindi anche i bisogni di protezione da parte dei cittadini e il ruolo del sistema di welfare diventa più centrale che mai, in quanto strumento di mitigazione degli impatti della pandemia.

Il sistema di welfare, a sua volta, è posto sotto forte stress: nell’immediato è la sanità ad essere l’area più colpita, nel breve-medio termine è necessario invece rafforzare le politiche sociali per proteggere la continuità lavorativa e nel medio-lungo termine anche la previdenza sarà messa sotto pressione. Si stima che il Covid-19 abbia generato, fino a settembre 2020, un incremento della spesa sanitaria di oltre 1,5 miliardi di Euro per le sole strutture ospedaliere. La Cassa Integrazione Guadagni rischia di superare quota 3.500 milioni di ore, con un costo complessivo stimato pari ad oltre 25,6 miliardi di Euro, mentre tra 550 mila e oltre 740 mila persone in più potrebbero usufruire della NASPI, con un costo per lo Stato tra 5,5 e 7,0 miliardi di Euro all’anno.Più in generale, le politiche sociali necessiteranno nell’anno di risorse stimate per oltre 40 miliardi di Euro. E sarà cruciale che parte di queste risorse possano provenire anche da quelle oggi destinate alla previdenza, che in Italia rappresenta la componente del welfare con il peso più alto d’Europa (16,3% del PIL vs. 12,3% media Eurozona).

A partire dalla fotografia dell’attuale sistema di welfare italiano e di come gli impatti socio-economici della crisi Covid-19 ne stiano condizionando l’evoluzione futura, il think tank ha individuato tre linee di azione prioritarie per definire un sistema di “welfare di precisione”, da consegnare sul tavolo di istituzioni e decisori, una per ogni pilastro (sanità, politiche sociali e previdenza):

1. SANITA’: creazione di banche dati interoperabili e nuovi servizi digitali, tra cui un progetto pilota di telemedicina coordinato a livello nazionale e scalabile in tutto il Paese

Il ricorso alla tecnologia e al digitale rappresenta una delle direttrici fondamentali tracciate dal Ministero della Salute per la gestione dell’emergenza sanitaria nel lungo termine. Il primo intervento da fare è assicurare l’omogeneizzazione delle banche dati pubbliche in un’ottica di open-data e la piena interoperabilità tra banche dati pubbliche e private, così da garantire anche il dispiegamento dei benefici attivabili grazie al Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), che deve divenire una priorità nazionale.

L’emergenza Covid-19 ha messo in luce, tra l’altro, l’urgente necessità di un piano nazionale di telemedicina: la proposta di Welfare Italia è di avviare un progetto pilota - delineato e coordinato a livello nazionale, adottato inizialmente da alcune Regioni già dotate di infrastrutture digitali e successivamente scalato su tutto il Paese – in grado di digitalizzare interamente il consulto del medico di base e specialistico e il monitoraggio delle condizioni di salute di pazienti cronici. Le strutture sanitarie private apporterebbero tecnologia, competenze e sviluppo di soluzioni innovative.

L’attivazione di un progetto pilota su larga scala nazionale per la realizzazione di un sistema di telemedicina potrebbe richiedere un investimento stimato in circa 5 miliardi di Euro e consentirebbe una riduzione delle giornate di degenza fino al 25%, con un risparmio di circa 1,5 miliardi di Euro ogni anno (per un totale di 7,5 miliardi di Euro in 5 anni).

Inoltre, la riduzione dei tempi di attesa e le minori necessità di spostamento, soprattutto per i territori più isolati, porterebbero un risparmio di oltre 3 miliardi di Euro annui portando quindi complessivamente a circa 4,5 miliardi di Euro ogni anno il risparmio abilitato da un piano di telemedicina.

2. POLITICHE SOCIALI: razionalizzazione degli strumenti assistenziali e investimento in un piano di politiche attive del lavoro

Anche alla luce della scarsa efficacia delle numerose misure una tantum del sistema italiano, si propone di ottimizzare gli strumenti di politica sociale, a partire da quelli diretti alle famiglie. Se un primo passo in questa direzione è costituito dall'approvazione del disegno di legge delega “Family Act”, un’ulteriore proposta è l’adozione di uno strumento unico di inclusione sociale che riassuma la componente assistenzialistica del Reddito di cittadinanza, del Reddito di emergenza e dell’assegno unico per i figli.

Tale riorganizzazione potrebbe liberare risorse per un valore di circa 10 miliardi di Euro, da dedicare all'attivazione di programmi di formazione specializzati e finalizzati all'aggiornamento delle competenze in linea con le richieste del mercato del lavoro, che potrebbero generare fino a 200 mila nuovi occupati aggiuntivi.

In uno scenario di lungo periodo, con un investimento iniziale di 10 miliardi di Euro, ridotto a 7 miliardi e 5 miliardi nei due e cinque anni successivi, l'occupazione aggiuntiva generata da un piano di politiche attive del lavoro garantirebbe un recupero dei valori occupazionali pre- Covid entro 5 anni rispetto ad oggi (a fronte dei 9 anni previsti nello scenario tendenziale standard) ed un incremento annuo del PIL pari al +0,7%.

3. PREVIDENZA: introduzione di una tassazione agevolata sui rendimenti accumulati nella previdenza complementare, aumento della flessibilità della previdenza complementare e lancio di “UNICO” come strumento di cultura previdenziale per i più giovani

La sostenibilità futura del sistema previdenziale italiano, alla luce di bassa natalità e invecchiamento della popolazione, passa anche attraverso un ruolo maggiore delle forme di previdenza complementare: a questo scopo, si suggerisce l’introduzione di una tassazione agevolata all’11,5% sui rendimenti accumulati nella previdenza complementare, pari al valore pre-Legge di Stabilità del 2015, per sostenere un maggiore tasso di adesione a tali forme.

Nell’ipotesi di periodo di contribuzione medio di 25 anni, si stima che la tassazione agevolata possa generare circa 10 mila Euro di rendimenti in più per ciascun aderente, determinando così un incentivo per le sottoscrizioni, che potrebbero aumentare di 2,5 milioni (pari al 30% delle sottoscrizioni totali), per un totale di 7 miliardi di Euro di risorse aggiuntive destinate alla previdenza complementare. Tali risorse potrebbero essere indirizzate verso investimenti nell’economia reale con una ricaduta sul PIL fino a un incremento di 1,5 punti percentuali.

Sono inoltre auspicabili interventi mirati ad una maggiore flessibilità della previdenza complementare: tra questi, l'introduzione della "portabilità" da un anno all’altro dell’ammontare di deducibilità fiscale non utilizzato, la possibilità di ottenere anticipazioni straordinarie sulla prestazione al verificarsi di particolari circostanze, a prescindere dall’anzianità di iscrizione, e infine la possibilità di trasferire ai figli la posizione maturata dal titolare al proprio pensionamento, in luogo della riscossione della prestazione.

Un ulteriore intervento riguarda la proposta di creazione di UNICO, “Universale Contributo”, strumento di sostegno alla creazione di posizioni previdenziali integrative dedicato a tutti i nuovi nati (circa 450 mila ogni anno), per i quali venga automaticamente aperta una posizione previdenziale di III° pilastro.

Nel Rapporto Annuale di Welfare Italia è stato inoltre calcolato, per la prima volta nel 2020, il Welfare Italia Index1, strumento di monitoraggio dell’efficacia e della capacità di risposta del sistema di welfare nelle Regioni italiane, basato su 22 Key Performance Indicator misurabili di aspetti legati sia alla spesa in welfare sia ai risultati che questa spesa produce.

Il primo elemento che emerge con forza dal confronto regionale, è la grande differenza di punteggio tra la prima e l’ultima Regione (oltre 28 punti di differenza). Un secondo aspetto di rilievo è la forte polarizzazione tra Nord e Sud del Paese: le ultime 8 Regioni appartengono all’Italia Meridionale e Insulare e la migliore di queste – ovvero la Sardegna (14° con 64,2 punti) – dista circa 20 punti dalla prima in classifica e precede di circa 9 punti la Calabria ultima in classifica.

A questo appuntamento annuale di riferimento per l’analisi, studio e riflessione sui temi del welfare, aperto al confronto interattivo tra i principali stakeholder del settore sia del settore pubblico che privato (decisori, esponenti governativi nazionali e locali, parti sociali, casse e fondi previdenza e assistenza, rappresentanti di imprese e dei lavoratori, università e terzo settore) sono intervenuti: Elena Bonetti (Ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia), Alberto Brambilla (Presidente, Itinerari Previdenziali), Carlo Cimbri (Group CEO, Unipol Gruppo), Valerio De Molli (Managing Partner e CEO, The European House - Ambrosetti), Veronica De Romanis (Professore di Politica Economica Europea, Stanford University, Firenze e LUISS Guido Carli, Roma, advisor scientifico del Think Tank “Welfare, Italia” ), Daniele Franco (Presidente, IVASS; Direttore Generale, Banca d’Italia), Roberto Gualtieri (Ministro dell’Economia e delle Finanze), Giuseppe Guzzetti (già Presidente, Fondazione Cariplo; advisor scientifico del Think Tank “Welfare, Italia”), Mario Nava (Direttore Generale, Structural Reform Support, Commissione Europea), Antonio Polito (Editorialista e Vice Direttore, Corriere della Sera), Walter Ricciardi (Consigliere del ministro della Salute per i rapporti con le istituzioni sanitarie internazionali per l'emergenza Covid-19; Presidente del Mission Board for Cancer, Commissione Europea, advisor scientifico del Think Tank “Welfare, Italia”), Riccardo Sabatini (Chief Data Scientist, Orionis Biosciences, Boston, USA), Stefano Scarpetta (Direttore, Dipartimento di Employment, Labour and Social Affairs, OECD; advisor scientifico del Think Tank “Welfare, Italia”), Marco Simoni (Presidente, Fondazione Human Technopole), Pierluigi Stefanini (Presidente, Unipol Gruppo), Giovanni Toti (Vice Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome; Presidente, Regione Liguria).

Scarica il formato in PDF del "Rapporto 2020. Think Tank Welfare, Italia"

 


Presentato il progetto LIFE ADA per aumentare la resilienza del settore agricolo

È stato presentato il 13 novembre il progetto LIFE ADA (ADaptation in Agricolture) che ha l’obiettivo di aumentare la resilienza del settore agricolo, attraverso lo sviluppo di strumenti di conoscenza e pianificazione che le forme aggregate di produttori ed agricoltori possano utilizzare per adattarsi ai cambiamenti climatici.

I principali obiettivi dell’iniziativa, che potrà contare su un budget totale di quasi 2 milioni di euro, di cui circa la metà co-finanziata dalla UE, sono i singoli agricoltori e le Organizzazioni di Produttori in tre filiere agroalimentari prodotti lattiero-caseari (Parmigiano Reggiano), vino, frutta e verdura.

Il progetto, coinvolgerà il Gruppo Unipol come capofila e partner quali ARPAE Emilia-Romagna, Cia – Agricoltori Italiani, CREA Politiche e Bioeconomia, Festambiente, Legacoop Agroalimentare Nord Italia, Leithà e Regione Emilia-Romagna, e verrà implementato inizialmente in Emilia-Romagna e successivamente replicato in Veneto, Toscana e Lazio per un totale di 6.000 singoli agricoltori nelle regioni selezionate e 15.000 agricoltori a livello nazionale. A lungo termine, il numero potenziale di utenti nelle tre filiere selezionate saranno 242.000 agricoltori, che rappresentano circa 1.140.000 lavoratori e 2,6 milioni di ettari di SAU (Superficie Agricola Utilizzata).

LIFE ADA intende trasferire conoscenze ai produttori sugli scenari climatici e sulla gestione dei rischi e delle misure di adattamento per migliorare la capacità degli agricoltori ad affrontare i rischi climatici attuali e futuri, costruire strumenti adeguati di supporto al loro processo decisionale nella definizione di piani di adattamento efficienti a livello di azienda agricola e di filiera. Inoltre promuovere un approccio innovativo da parte dell’assicurazione per rafforzare la capacità di riduzione del rischio climatico (attuale e futuro) al fine di mantenere l’assicurabilità degli agricoltori a lungo termine, nonostante l’aumento dei rischi catastrofici e sistemici.

Nel lungo periodo, alcuni impatti previsti sono la riduzione dell’1% delle emissioni di CO2, del 2% delle emissioni di NH3, del 5% di consumo di acqua, del 5% di consumo di energia, oltre ad un miglioramento del 3% della resilienza degli abitanti alle inondazioni e un aumento del 17% della gestione sostenibile delle aree agricole nei tre anni di progetto.

Pierluigi Stefanini Presidente del Gruppo Unipol nel suo intervento ha messo in evidenza come il progetto LIFE ADA si basi su 4 direttrici: analisi preliminari per elaborare dati e scenari; politiche di implementazione che con la formazione aiutino a costruire strategie adeguate; monitoraggio degli impatti; comunicazione adeguata ed efficace. "Occorre una visione lunga e sostenibile per un futuro adeguato per gli imprenditori agricoli e per la comunità che usufruisce del loro lavoro."

Di seguito il video della presentazione

 


Turismo risorsa economica del trentino, un modello da ripensare

Sì è tenuto giovedì 12 novembre nell’ambito dalla XXI edizione delle Giornate del Turismo Montano il convegno “Turismo risorsa economica del trentino, un modello da ripensare” organizzato dal Consiglio Regionale Unipol Trento.
Una delle voci più importanti dell’economia del Trentino, il turismo, pur mantenendo livelli di vitalità in altre parti del Paese impensabili, sta attraversando un periodo in cui è necessario un ripensamento ed un rimodellamento delle proprie caratteristiche strutturali.
Gli eventi epocali e il cambiamento climatico degli ultimi anni hanno evidenziato in maniera molto chiara la necessità di rivedere il modo di pensare alla risorsa turismo come qualcosa di stabile e definito nelle sue modalità di proposta e di fruizione. Sono emersi in tutta la loro reale dimensione i limiti di un modello legato alla stagionalità delle iniziative e delle proposte. Il consumo di territorio, talvolta incontrollato in nome della produzione di una ricchezza e di uno sviluppo legati alla realizzazione di nuovi e sempre più accattivanti insediamenti “immersi nella natura”, va inevitabilmente in contrasto con la natura. Stanno crescendo nuove platee di fruitori del bene “montagna” che non sono sensibili ai chilometri di piste innevate a qualunque costo, che cercano un più diretto contatto con il territorio, la sua storia, le sue tradizioni e le sue capacità di rigenerarsi. Strettamente connessi a queste sollecitazioni ci sono i nuovi modelli di organizzazione del lavoro e le nuove opportunità di lavoro che vanno pensate, strutturate ed organizzate.
Tutta questa nuova fase di sviluppo deve però essere accompagnata da un confronto ed una volontà comune tra tutti gli attori economici e sociali. Deve attivarsi un percorso di programmazione che veda coinvolte le rappresentanze del mondo imprenditoriale, quelle del lavoro dipendente e le Istituzioni a tutti i livelli di competenza. Elemento di successo di una proposta turistica che vuole cogliere tutte le occasioni della domanda delle nuove platee di fruitori saranno la qualità e la formazione professionale che, unite al valore dell’occupazione ed alla valorizzazione anche delle aree finora meno coinvolte nei processi di sviluppo, costituiranno gli elementi fondativi del nuovo modello.
Su questi argomenti si è tenuto il convegno che ha visto la partecipazione di relatori in rappresentanza delle categorie imprenditoriali, quelle dei lavoratori, che costituiscono la rete di relazioni del Gruppo Unipol sul territorio, e delle’Istituzioni.
Con la moderazione di Linda Pisani giornalista, sono intervenuti Walter Alotti presidente del Cru – Comitato Regionale Unipol del Trentino, il vice sindaco di Trento Roberto Stanchina, Umberto Martini docente presso l’Università degli Studi di Trento (qui il pdf con le slide presentate), Massimo Tomasi direttore della CIA – Agricoltori Italiani del Trentino, Andrea Grosselli segretario generale della Cgil del Trentino, Andrea Benoni presidente di CNA – Confederazione Nazionale Artigianato del Trentino, Michele Bezzi segretario generale della Cisl del Trentino, Aldi Cekrezi direttore di Confesercenti del Trentino, Piergiorgio Forti presidente di ENBIT – Ente Bilaterale di Confesercenti e delle organizzazioni sindacali dei lavoratori, Roberto Failoni assessore all’artigianato, commercio, promozione, sport e turismo della Provincia autonoma di Trento, Aleardo Benuzzi responsabile funzione stakeholder engagement di Unipolsai.
Di seguito il video del convegno.


Ecosistema Urbano 2020. Presentato il report annuale di Legambiente

Un’Italia a due velocità: la prima più dinamica e attenta alle nuove scelte urbanistiche, ai servizi di mobilità, alle fonti rinnovabili, alla progressiva restituzione di vie e piazze ai cittadini, alla crescita degli spazi naturali. La seconda, più statica con un andamento troppo “lento” nelle performance ambientali delle metropoli soprattutto sul fronte smog, trasporti, raccolta differenziata e gestione idrica. È questa la fotografia scattata da Ecosistema Urbano 2020, il report annuale sulle performance ambientali dei capoluoghi italiani stilato da Legambiente (con la quale il Gruppo Unipol da molto collabora) assieme ad Ambiente Italia e Il Sole 24 ore, che racconta quel lento cambiamento green in atto nella Penisola. A testimoniarlo in primis le città di Trento, Mantova, Pordenone, Bolzano e Reggio Emilia in vetta alla classifica generale di Ecosistema Urbano 2020 che si basa sui dati comunali relativi al 2019, quindi ad un contesto pre-pandemia. Trento e Mantova mantengono come lo scorso anno il primo e il secondo posto in graduatoria con buone performance complessive, seguite da Pordenone che, dopo una lenta scalata, conquista il terzo posto superando così Bolzano che scende al quarto posto. Quinta la città di Reggio Emilia protagonista di una rincorsa alla top ten costante negli ultimi anni. In fondo alla graduatoria troviamo invece: Pescara (102esima), Palermo (103esima) e Vibo Valentia (104esima). Tra le grandi città, dove nel complesso si registra un andamento lento nelle performance ambientali legate soprattutto a smog, trasporti e gestione idrica, si conferma la crescita di Milano (29esima) sempre più attenta alla vivibilità urbana. A completare il quadro di Ecosistema Urbano, le 17 Best Practices premiate oggi per raccontare anche quelle esperienze virtuose in campo e che meritano di essere replicate sul territorio nazionale. Tra queste c’è Cosenza che sull’esempio di Pesaro ha realizzato la Ciclopolitana, una rete ciclabile lunga più di 30 Km che sarà ultimata entro fine 2020. Prato che vanta un complesso residenziale (il NzeB di San Giusto), un mix di alta efficienza energetica con bassi costi di costruzione, pensato per il fabbisogno di famiglie in difficoltà economiche. Benevento che punta a realizzare una rete di quasi 25 chilometri di piste ciclabili integrate con i mezzi del trasporto pubblico e ferroviario per migliorare la mobilità urbana e sviluppare il turismo.

I dati di Ecosistema Urbano sono stati presentati  lo scorso 9 novembre nel corso del webinar, trasmesso in diretta streaming sulle pagine fb di Legambiente, La Nuova Ecologia e sul sito del Sole 24 moderato dal giornalista Giacomo Bagnascodel Sole 24 ore, che ha visto la partecipazione di Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, Mirko Laurenti, Responsabile rapporto Ecosistema Urbano, Lorenzo Bono, Ambiente Italia. Tra gli altri interventi quello della ministra delle infrastrutture e trasporti Paola De Micheli, della vicepresidente Anci e sindaco di Torino Chiara Appendino, del sindaco di Brescia Emilio Del Bono, di Paolo Zanella, Ass. transizione ecologica, mobilità e beni comuni, Trento, del Direttore Generale ISPRA Alessandro Bratti e del Presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani che si sono confrontati sul futuro delle città e sulle sfide urbane legate all’emergenza coronavirus, consapevoli che i centri urbani devono essere il fulcro della ripartenza post Covid.

A tal riguardo un altro dato interessante che emerge da Ecosistema Urbano 2020 è che la propensione al cambiamento in ambiti specifici caratterizza qua e là anchenon sempre occupano posizioni di vertice in graduatoria come Ferrara insieme a Pordenone e Mantova per la gestione dei rifiuti, Treviso che depura tutti i suoi reflui come Bolzano e contiene lo spreco di acqua come Pordenone e Trento. C’è poi chi mette al centro del proprio agire l’aumento dello spazio urbano dedicato alle bici come Reggio Emilia o Mantova.

“L’Europa – dichiara Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente –  ha destinato al nostro Paese 209 miliardi di euro, una cifra molto importante che non potrà non riguardare le aree urbane, utili anche per il raggiungimento degli obiettivi Onu sullo sviluppo sostenibile al 2030. È qui infatti che si gioca una partita fondamentale per fronteggiare le tre crisi attuali – l’emergenza sanitaria, economica e climatica – e per vincere la sfida della modernizzazione del Paese. I dati contenuti in questa edizione di Ecosistema Urbano, relativi al 2019 e quindi ad una situazione pre-pandemia, ne sono la testimonianza più evidente.  L’Italia non può mancare questa occasione irripetibile per rendere le nostre città più moderne, sostenibili e sicure. Dopo decenni di discussioni, analisi dei problemi e definizione della loro soluzione (come abbiamo fatto con questo rapporto annuale), ora abbiamo la possibilità di risolverne una gran parte grazie alle risorse europee. Le soluzioni da adottare le ritroviamo a macchia di leopardo in diversi capoluoghi di provincia. Noi col Rapporto Ecosistema Urbano le raccontiamo annualmente per rendere merito agli amministratori più smart e coraggiosi e farle copiare da quelli meno innovativi e temerari, perché le buone idee non hanno copyright”.

“Con Ecosistema Urbano – spiega Mirko Laurenti, responsabile Ecosistema Urbano – vogliamo dare un contributo alla riflessione globale sul futuro delle città, partendo dalle esperienze positive, da chi è riuscito negli anni a realizzare significative azioni e cambiamenti in chiave green. Nel nostro Paese la sfida, ora, deve essere quella di pianificare gli interventi dandogli continuità. Copiare dalle altre città europee. Far sì che il Governo istituisca finalmente una cabina di regia per le città e, utilizzando con criterio il Recovery Fund europeo, sostenga e spinga i sindaci affinché imbocchino con decisione la strada della sostenibilità, dando gambe a quei progetti che rappresentano l’unica via per stare al passo con l’Europa e il resto del mondo, guardando con fiducia a un futuro più sostenibile, condiviso, salubre. I cittadini delle nostre città, in gran parte, lo chiedono con forza”.

Il rapporto completo è scaricabili qui

Maggio riformazioni sul sito Legambiente.it

Legambiente, oltre a collaborare su singoli progetti con il Gruppo Unipol, è presente in tutti i Consigli Regionali Unipol, contribuendo in modo importante, anche in questo contesto, alla diffusione della cultura della sostenibilità in tutte le sue declinazioni (ambientale, sociale, economica).


Il progetto LIFE ADA per un'agricoltura più resistente al climate change

Al via il progetto LIFE ADA (ADaptation in Agricolture) che ha l’obiettivo di aumentare la resilienza del settore agricolo, attraverso lo sviluppo di strumenti di conoscenza e pianificazione che le forme aggregate di produttori e agricoltori possano utilizzare per adattarsi ai cambiamenti climatici.

I principali obiettivi dell’iniziativa, che potrà contare su un budget totale di quasi 2 milioni di euro, di cui circa la metà co-finanziata dalla Ue, sono i singoli agricoltori e le Organizzazioni di Produttori in tre filiere agroalimentari: prodotti lattiero-caseari (Parmigiano Reggiano), vino, frutta e verdura.

Il progetto, che coinvolgerà UnipolSai come capofila e partner quali ARPAE Emilia-Romagna, Cia-Agricoltori Italiani, CREA Politiche e Bioeconomia, Festambiente, Legacoop Agroalimentare Nord Italia, Leithà e Regione Emilia-Romagna, verrà implementato inizialmente in Emilia-Romagna e successivamente replicato in Veneto, Toscana e Lazio per un totale di 6.000 singoli agricoltori nelle regioni selezionate e 15.000 agricoltori a livello nazionale. A lungo termine, il numero potenziale di utenti dello strumento ADA nelle tre filiere selezionate saranno 242.000 agricoltori, che rappresentano circa 1.140.000 lavoratori e 2,6 milioni di ettari di SAU (Superficie Agricola Utilizzata).

L’iniziativa sarà presentata il 13 novembre, alle ore 15.30, nel corso del webinar “LIFE ADA – Agricoltura e cambiamenti climatici: adattamento e resilienza per fermare la febbre del pianeta” che vedrà la partecipazione di Pierluigi Stefanini (Presidente Unipol), Alessio Mammi (Assessore all'agricoltura e agroalimentare, caccia e pesca Regione Emilia-Romagna) e Dino Scanavino, (Presidente Cia – Agricoltori Italiani). Il progetto si basa sull’implementazione di un modello innovativo di partenariato pubblico-privato tra assicurazione, pubblica amministrazione (Regioni), istituzioni tecnico-scientifiche, ONG e forme aggregate di produttori (OPI o cooperative). Per partecipare all'iniziativa e riceve il link per la connessione occorre inviare i propri dati (nome, cognome, indirizzo mail, ente) a: eventi.lifeada@festambiente.it

In particolare, LIFE ADA intende trasferire conoscenze ai produttori sugli scenari climatici e sulla gestione dei rischi e delle misure di adattamento per migliorare la capacità degli agricoltori ad affrontare i rischi climatici attuali e futuri, costruire strumenti adeguati di supporto al loro processo decisionale nella definizione di piani di adattamento efficienti a livello di azienda agricola e di filiera e promuover un approccio innovativo da parte dell’assicurazione per rafforzare la capacità di riduzione del rischio climatico (attuale e futuro) al fine di mantenere l'assicurabilità degli agricoltori a lungo termine, nonostante l'aumento dei rischi catastrofici e sistemici.

Nel lungo periodo, alcuni impatti previsti dell'ADA sono la riduzione dell'1% delle emissioni di CO2, del 2% delle emissioni di NH3, del 5% di consumo di acqua, del 5% di consumo di energia, oltre ad un miglioramento del 3% della resilienza degli abitanti alle inondazioni e un aumento del 17% della gestione sostenibile delle aree agricole nei tre anni di progetto.


Unipol insieme all’arte per la rinascita della periferia

Si è tenuta oggi in diretta streaming la conferenza stampa di presentazione di Cerimonia, l’installazione site-specific promossa e sostenuta da UrbanUp | Unipol, realizzata a Bologna da TRAC - Tresoldi Academy, con la collaborazione scientifica di G124 - il gruppo voluto dal Senatore Renzo Piano per una ricerca costante e continua sul tema delle periferie. Alla conferenza, moderata da Ebi Grassi, Responsabile Promozione iniziative immobiliari del Gruppo Unipol, sono intervenuti:Giuseppe Lobalsamo Responsabile Direttore Immobiliare del Gruppo Unipol collegato dalla Mediateca di CUBO - Museo d'impresa del Gruppo Unipol, Alessandro Cecchini, CEO di YAC e co-curatore della Tresoldi Academy, Matteo Agnoletto, G124-Università di Bologna e Edoardo Tresoldi, artista e direttore artistico di TRAC - Tresoldi Academy.

Durante la conferenza è stata presentata Cerimonia, l’opera d’arte pensata per ‘ricucire’ l’area periferica dell’ex Mercatone Uno di proprietà del Gruppo Unipol ripensandola quale teatro di bellezza, arte e sperimentazione creativa. Creare nuove centralità e lasciare un segno sui territori è infatti la missione di TRAC: una scuola che nasce dalla collaborazione fra YAC - accademia di architettura che prepara giovani progettisti facendoli lavorare con i più grandi studi di architettura al mondo - e STUDIO STUDIO STUDIO, il progetto interdisciplinare fondato da Edoardo Tresoldi per creare e supportare progetti artistici contemporanei.

L’opera, una struttura alta 5.30 metri realizzata in rete metallica, materiali e terra reperiti nel sito, è il frutto del lavoro congiunto dell’artista Edoardo Tresoldi e 15 giovani studenti dell’Academy - selezionati a luglio 2020 fra oltre 500 candidature ricevute da tutto il mondo- che sotto la direzione artistica di Tresoldi hanno immaginato e costruito per l'area dell’ex Mercatone Uno un intervento site-specific. Un progetto che valorizza aree periferiche metropolitane, restituendole a un più vasto pubblico e rivalutandone completamente la percezione. Dopo quasi 10 anni di abbandono, l’area, di circa 4600 mq situata a Bologna nel lotto compreso tra viale Aldo Moro, via Cesare Gnudi e via Stalingrado nel corso del 2021 sarà oggetto di una importante riqualificazione che prevede, in 18 mesi di lavori, la demolizione degli attuali fabbricati ora dismessi e la realizzazione di un nuovo complesso multifunzione che sarà incentrato su nuove residenze e servizi connessi alla persona.

“Da sempre - ha sottolineato Giuseppe Lobalsamo - uno degli obiettivi del Gruppo è la riqualificazione e la valorizzazione dei contesti periferici, asset strategici di assoluta importanza, in cui si gioca il futuro sociale ed economico delle nostre città. Abbiamo aderito a questo progetto mettendo a disposizione un luogo in disuso da molti anni ma non destinato all’abbandono bensì a una importante trasformazione. L’opera Cerimonia testimonia e conferma che la trasformazione è iniziata”.

Cerimonia rimarrà installata per tutto il 2021 fino all’inizio del cantiere e sarà visibile tutti i giorni dalle 8.30 alle 24.00 attraverso una parete trasparente in plexiglass appositamente realizzata, mentre tutti i sabati dalle 10.30 alle 18,30 sarà consentito l’accesso all’area seguendo un percorso su una passerella che permetterà la fruizione dell’opera da vicino nel rispetto delle misure di contenimento del Covid-19.

"Desideravamo ragionare sulla possibilità dell'arte contemporanea di dialogare con contesti complessi - spiega Alessandro Cecchini, CEO di YAC e co-curatore della scuola - e in questo senso Via Stalingrado ha rappresentato un set particolarmente affascinante, in quanto gli anni di abbandono, e quindi il dissolversi delle architetture, come pure il presentarsi di una serie di elementi vegetativi spontanei, hanno definito nel tempo una quinta assolutamente suggestiva per accogliere la poetica espressiva di TRAC".

Cerimonia nasce dunque come opera site-specific in un’area caratterizzata da segni di decomposizione in cui cumuli di macerie e vegetazione spontanea si pongono come elementi linguistici del caos estetico che vive il luogo. “Cerimonia dà vita a una presenza capace di esprimersi attraverso la sua ciclicità, inserendosi nel processo che già vive lo spazio. L’intervento, accompagnando lo stato di abbandono dell’area per circa un anno, innescherà quindi una crasi tra questo processo e quello celebrativo dell’architettura – ha sottolineato Edoardo Tresoldi”

Inoltre, Cerimonia è pensata per dialogare con i fenomeni biologici dell’area. La terra presente sul sito è stata raccolta e innestata nell’opera; nel corso del tempo la vegetazione ricoprirà l’installazione ridefinendo le forme dell’architettura. Il processo di trasformazione dei fenomeni naturali è al centro dell’opera come cerimonia di un dialogo tra architettura, natura e passare del tempo. Il linguaggio celebrativo dell'architettura classica si fonde con i materiali e i linguaggi dello spazio originario, così come con i processi di trasformazione dell'abbandono, generando un nuovo e inedito racconto. Questo processo di continua metamorfosi verrà documentato grazie all’ installazione di alcune telecamere fisse.

“Bisogna che la natura prenda possesso della città – ha sottolineato Stefano Mancuso, botanico e saggista italiano, direttore del laboratorio Internazionale di Neurobiologia vegetale e consulente straordinario di TRAC - trovo che Cerimonia sia estremamente affascinante e di insegnamento perché è la manifestazione di come si possa immaginare un’architettura. È come immaginare una città ideale del 2050 che non è più quella rinascimentale, ma è una città del pensiero umano, dove la natura è perfettamente libera di circolarci all’interno. La vera rivoluzione è cambiare l’idea delle città: se noi coprissimo le nostre città di verde, di piante, di colpo potremmo risolvere il problema dell'inquinamento globale.”

"Cerimonia" sarà accessibile dal 31/10 e per tutti i sabati dalle 10.30 alle 18.30 seguendo un percorso su una passerella che permetterà la fruizione dell’opera da vicino nel rispetto delle misure di contenimento del Covid-19.

In ottemperanza a quanto previsto dall’ultimo DPCM, l’apertura al pubblico dell’installazione Cerimonia è sospesa fino al 3 dicembre 2020. L’opera resta visibile dall’esterno tutti i giorni dalle 8:30 alle 22.

 



Oliviero: un nuovo rinascimento trainato dalla graduale riconversione delle piccole imprese

Alcune riflessioni di Giuseppe Oliviero, Presidente del Consiglio Regionale Unipol della Campania.

Imparare dalle esperienze vissute non è mai scontato eppure ci sono circostanze per le quali non solo è necessario ma doveroso.

In questa terribile circostanza abbiamo imparato che, a causa dell’emergenza sanitaria, esiste anche un’economia fatta di piccole e piccolissime imprese che a prescindere dalle misure messe in campo si sono dimostrate resilienti e determinate a non cedere. Questo governo pur nella sua fragilità sembra prestare una certa attenzione anche al mondo delle piccole imprese. Certo non basta ma almeno qualcuno batte un colpo verso il mondo degli invisibili.

L’emergenza sanitaria senza precedenti che stiamo affrontando richiede sforzi straordinari da parte di ognuno di noi e non può esaurirsi con il cinismo di chi ha quale unico obiettivo lo scontro politico, e questo vale sia sul piano nazionale che su quello locale.

Occorre ora la massima lungimiranza per affrontare da subito i temi legati all’economia del nostro paese se non vogliamo nel prossimo futuro assistere alla sparizione di fondamentali comparti produttivi che hanno fatto dell’Italia il primo brand al mondo. La ricetta non può essere quella di destinare le risorse di cui disporremo esclusivamente a progetti infrastrutturali e indirizzati esclusivamente alla grande industria. La posizione del sistema confindustriale appare ancora una volta miope di fronte alle sfide che invece ci attendono.

Sia chiaro il ruolo della grande industria nel nostro paese è determinante ma la peculiarità italiana della micro impresa diffusa e strettamente legata al territorio lo è altrettanto, è per tali ragioni che la mia opinione è di attivare tutte le misure necessarie per accompagnare le piccole imprese verso una graduale riconversione e adattamento alle nuove frontiere che l’economia globale definisce.

Innovazione di processi e di prodotti, economia circolare, affermazione delle tradizioni del territorio; cura e tutela del territorio attraverso processi di ripopolazione delle aree interne rafforzando le filiere produttive legate all’agricoltura: dall’agroalimentare, alla filiera della produzione di fibre vegetali, settore che registra una crescita esponenziale in svariati campi d’applicazione: dall’edilizia, all’aerospazio, alla cantieristica fino al medicale, solo per citarne alcuni.

Dalle sfide che ho provato sinteticamente ad elencare bisogna ora passare ad atti concreti e alla definizione, la più condivisa possibile, di un grande piano d’investimento che determini le condizioni per valorizzare e sviluppare le principali materie prime che il nostro paese possiede: la bellezza, l’Italian Style e il Made in Italy, tutti ambiti non contendibili, che non temono concorrenza perché frutto della straordinaria creatività dell’essere italiano.

Con l’avanzata inesorabile del marketing sociale (socialing) del prosumer (consumatore attivo) con l’affermazione del consumo consapevole la catena del valore si arricchisce di nuovi orizzonti che sono il senso profondo della nostra cultura produttiva, del nostro saper fare. E’ evidente che il cenno al consumo consapevole non si esaurisce con una battuta (Philip kotler per chi volesse approfondire) eppure esso è sufficiente ad indicarci la strada da percorrere.

Ne saremo capaci?

Questa è la domanda alla quale dobbiamo una risposta, questo vale per la politica che non può aspettarsi che i nodi legati alla programmazione interna, alla individuazione di un grade piano strategico per lo sviluppo vengano sciolti da eventi straordinari, vale per il mondo della rappresentanza tout court ancora troppo legato al secolo scorso e poco incline al cambiamento.

Che erano e sono in atto epocali cambiamenti, era, ed è cosa nota, indipendentemente dalla crisi sanitaria, è sulla definizione di nuovi paradigmi che ci presentano nuovi scenari che bisogna prestare la massima attenzione, chiamando a discutere le numerose intelligenze delle quali disponiamo. Oggi siamo di fronte alla demolizione dell’attenuante per troppo tempo millantata della mancanza di risorse economiche, complice l’idea dell’Europa “bara e cinica”, risorse che vanno utilizzate certamente per dare risposta immediata alla crisi sanitaria, ma anche rispondere alla richiesta di modernità del paese e del proprio sistema sociale e produttivo, tutto questo è inconciliabile con la permanente resistenza al cambiamento che ci condiziona da tre decenni almeno.

Si tratta in questo contesto di un progetto paese a più step che abbia l’ambizione di disegnare l’Italia per le prossime generazioni, a partire da una nuova e diversa architettura amministrativa capace di semplificare la vita di chi è amministrato, da una nuova organizzazione del sistema giudiziario, dal sistema formativo troppo lontano dalle esigenze che il mondo del lavoro esprime, dal potenziamento della ricerca ed infine ma non per ultimo un rinnovato senso della politica, etica del bene comune e strumento di partecipazione al processo delle scelte. Insomma di un nuovo rinascimento, un ritrovato umanesimo contemporaneo in grado rilanciare con forza il valore della partecipazione, fondamenta di ogni stato democratico, che richiama ognuno ad una responsabilità collettiva, tanto più importante in una fase come quella che stiamo vivendo.

Questo vale per tutte le forme con le quali si articolano la politica e la società, siamo tutti chiamati a fare la nostra parte perché della costruzione del nostro futuro si tratta e di null’altro.

E come diceva qualcuno scusate se è poco.


Turismo risorsa economica del trentino, un modello da ripensare

Giovedì 12 novembre, a Trento presso il Palazzo Roccabruna (via SS.Trinità 24) alle ore 15, si svolgerà il convegno "Turismo risorsa economica del trentino, un modello da ripensare" organizzato dal Consiglio Regionale Unipol Trento nell'ambito dalla XXI edizione delle Giornate del Turismo Montano in programma dal 10 a 13 novembre.
Una delle voci più importanti dell’economia del Trentino, il turismo, pur mantenendo livelli di vitalità in altre parti del Paese impensabili, sta attraversando un periodo in cui è necessario un ripensamento ed un rimodellamento delle proprie caratteristiche strutturali.
Gli eventi epocali e il cambiamento climatico degli ultimi anni hanno evidenziato in maniera molto chiara la necessità di rivedere il modo di pensare alla risorsa turismo come qualcosa di stabile e definito nelle sue modalità di proposta e di fruizione. Sono emersi in tutta la loro reale dimensione i limiti di un modello legato alla stagionalità delle iniziative e delle proposte. Il consumo di territorio, talvolta incontrollato in nome della produzione di una ricchezza e di uno sviluppo legati alla realizzazione di nuovi e sempre più accattivanti insediamenti “immersi nella natura”, va inevitabilmente in contrasto con la natura. Stanno crescendo nuove platee di fruitori del bene “montagna” che non sono sensibili ai chilometri di piste innevate a qualunque costo, che cercano un più diretto contatto con il territorio, la sua storia, le sue tradizioni e le sue capacità di rigenerarsi. Strettamente connessi a queste sollecitazioni ci sono i nuovi modelli di organizzazione del lavoro e le nuove opportunità di lavoro che vanno pensate, strutturate ed organizzate.
Tutta questa nuova fase di sviluppo deve però essere accompagnata da un confronto ed una volontà comune tra tutti gli attori economici e sociali. Deve attivarsi un percorso di programmazione che veda coinvolte le rappresentanze del mondo imprenditoriale, quelle del lavoro dipendente e le Istituzioni a tutti i livelli di competenza. Elemento di successo di una proposta turistica che vuole cogliere tutte le occasioni della domanda delle nuove platee di fruitori saranno la qualità e la formazione professionale che, unite al valore dell’occupazione ed alla valorizzazione anche delle aree finora meno coinvolte nei processi di sviluppo, costituiranno gli elementi fondativi del nuovo modello.
Su questi argomenti verterà il convegno che vedrà la partecipazione di relatori in rappresentanza delle categorie imprenditoriali, quelle dei lavoratori, che costituiscono la rete di relazioni del Gruppo Unipol sul territorio, e delle’Istituzioni. Maggior info sul sito della manifestazione.
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Programma convegno

TURISMO, RISORSA ECONOMICA DEL TRENTINO, UN MODELLO DA RIPENSARE

giovedì 12 novembre 2020  15.00 – 18.00  Palazzo Roccabruna – Trento Via S.S. Trinità 24

Il turismo rappresenta una delle voci più importanti dell’economia del Trentino. Il modello attuale, fortemente caratterizzato dalla stagionalità, porta ad una presenza intensiva ma discontinua degli ospiti sul territorio.

Gli eventi epocali e il cambiamento climatico degli ultimi anni hanno evidenziato in modo pressante la necessità di andare oltre l’attuale modello.

Bisogna pensare a nuove platee di fruitori di riferimento, a nuove opportunità di lavoro e ad un diverso utilizzo del territorio.

Obiettivi raggiungibili solo con uno sforzo comune di tutti gli attori in campo su un percorso che veda in primo piano formazione, occupazione e valorizzazione di tutto il territorio, anche le aree oggi meno coinvolte.

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Modera
Linda Pisani giornalista

Apertura
Walter Alotti presidente del Cru - Comitato Regionale Unipol del Trentino

Saluti
Franco Ianeselli sindaco di Trento

Interventi
Umberto Martini docente presso l’Università degli Studi di Trento

Massimo Tomasi direttore della CIA - Agricoltori Italiani del Trentino

Andrea Grosselli segretario generale della Cgil del Trentino

Andrea Benoni presidente di CNA - Confederazione Nazionale Artigianato del Trentino

Michele Bezzi segretario generale della Cisl del Trentino

Aldi Cekrezi direttore di Confesercenti del Trentino

Piergiorgio Forti presidente di ENBIT - Ente Bilaterale di Confesercenti e delle organizzazioni sindacali dei lavoratori

Roberto Failoni assessore all'artigianato, commercio, promozione, sport e turismo della Provincia autonoma di Trento

Conclusioni
Aleardo Benuzzi responsabile funzione stakeholder engagement di Unipolsai

foto dell'edizione 2019

Culturability 2020: ecco i 4 progetti vincitori

I progetti sono stati selezionati, tra oltre 480 candidati, come i centri culturali rigenerati che in Italia hanno deciso di avviare sostanziali processi di innovazione. Saranno sostenuti attraverso contributi economici e percorsi di mentorship. Il budget complessivo del bando, che include contributi ai beneficiari e costi di tutte le attività di supporto, è pari a 600 mila euro.

 

L’Ecomuseo Urbano Mare Memoria Viva di Palermo, Farm Cultural Park a Favara (AG), Le Serre dei Giardini Margherita di Bologna e mare culturale urbano a Milano. Sono questi i 4 centri culturali vincitori del bando “culturability” 2020, selezionati fra oltre 480 candidati provenienti da tutta Italia alla call, promossa dalla Fondazione Unipolis, per sostenere il consolidamento dei migliori centri culturali italiani nati da processi di rigenerazione, luoghi in cui si sviluppano processi di innovazione culturale con impatto sociale e civico, e si sperimentano nuove logiche di collaborazione con le comunità locali.

I 4 centri culturali saranno sostenuti attraverso contributi economici e a un percorso di supporto che dura fino a un anno e mezzo, attraverso tre forme di sostegno:

  • grant, in forma di erogazione liberale, per un valore massimo di 90 mila euro per centro;
  • contributi economici, in forma di voucher, per un valore massimo di 30 mila euro per centro, da usare per attività di consulenza, ricerca e sviluppo, formazione;
  • accompagnamento e supporto continuo da parte di un team di mentor, per un valore massimo di 25 mila euro per centro.

Il sostegno sarà erogato in tre tranche, in funzione del raggiungimento di obiettivi e risultati concordati all’inizio del percorso. Il budget complessivo del bando, che include contributi ai beneficiari e costi di tutte le attività di supporto, è pari a 600 mila euro.

Le 4 realtà selezionate raccontano la storia dei tanti luoghi dimenticati d’Italia che possono riprendere vita a partire dalla cultura, dall’arte e dalla creatività. Un’infrastruttura culturale di prossimità e cura importante, da cui ripartire per immaginare e costruire nuove modalità di aggregazione nelle città in questa fase di emergenza.

La selezione è stata compiuta da una Commissione di Valutazione fra i 15 finalisti che avevano superato la prima fase di selezione del bando nel mese di luglio. La Commissione era composta da Alessandro Bollo ‐ Direttore Polo del '900, Antonella Bonaduce ‐ Agenzia per la Coesione Territoriale, Giovanni Laino ‐ Docente Università di Napoli Federico II, Massimo Mancini ‐ Direttore Teatro Stabile della Sardegna, Pierluigi Stefanini ‐ Presidente Gruppo Unipol e Fondazione Unipolis.

“Con questo bando abbiamo scelto di aiutare, in un periodo così complesso per tutto il settore culturale, quelle realtà che dimostrano resilienza avendo il coraggio e la volontà di intraprendere percorsi di innovazione – afferma Pierluigi Stefanini ‐. È stata una selezione impegnativa perché le esperienze erano tutte valide ed interessanti, meritevoli di supporti non solo economici, ma ci auguriamo di percorrere con i centri culturali selezionati un percorso significativo che possa essere da stimolo e supporto anche per altri”.

L’edizione 2020‐22 del bando è promossa dalla Fondazione Unipolis in collaborazione con un’ampia rete di partner, portatori di visioni e competente differenti che verranno messe a disposizione dei partecipanti al percorso. Con il supporto di: Direzione generale Creatività Contemporanea del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, Coopfond. Con il patrocinio di ANCI. Con la partnership di: Ashoka Italia, a|e Impact, Avanzi, cheFare, DamsLab, Fondazione Fitzcarraldo, NESTA Italia.

Culturability è il bando promosso dal 2013 dalla Fondazione Unipolis. L’iniziativa, giunta alla sesta edizione, ha riscontrato ottimi risultati in termini di progetti aderenti e di qualità delle proposte. Complessivamente, considerati i numeri del bando 2020 in corso, negli anni Unipolis ha investito quasi 2 milioni e mezzo di euro, 3.593 sono stati le proposte ricevute, 84 le iniziative alle quali è stato garantito un percorso di formazione e mentoring e 43 quelle sostenute anche con un contributo economico.

Di seguito la sintesi dei 4 progetti vincitori

Ecomuseo Urbano Mare Memoria Viva

Un museo collettivo che ospita una narrazione corale di Palermo, nato dall'iniziativa di un gruppo di giovani motivati a lavorare sul senso dei luoghi e la capacitazione delle comunità.
L’Ecomuseo ha sede presso l’Ex Deposito Locomotive di Sant'Erasmo, una struttura tardo-ottocentesca posta a terminazione della linea a scartamento ridotto Palermo-Corleone, oggi dismessa. L’idea di ecomuseo si basa su “un patto tra cittadini che decidono di prendersi cura di un territorio”: un museo collettivo con un archivio audiovisivo in perenne progresso che include fotografie, video, interviste, documenti, testimonianze, mappe che compongono una storia collettiva delle trasformazioni urbanistiche e sociali della città dal dopoguerra a oggi. Il mare fa da metafora e da filo conduttore. L’archivio è la materia viva su cui si sviluppano le attività educative, il lavoro con gli artisti, le azioni e i progetti di welfare culturale. Il dipartimento educazione MARedù cura visite e laboratori per le scuole e per i bambini soprattutto del quartiere, co- progetta con artisti e altre associazioni cittadine. Ridare a Palermo il suo mare è la missione dell'Ecomuseo; e mare vuol dire bellezza, opportunità, movimento, diritti. Con la visione che sia possibile creare le condizioni affinché la rigenerazione urbana abbia ricadute ampie sulla vita delle persone del quartiere, il centro intende difendere un'idea e una pratica di rigenerazione senza gentrificazione e senza annichilimento del paesaggio e delle culture, dove c'è accoglienza della diversità e capacità di mediazione tra istanze conflittuali. Mare Memoria Viva in questa visione agisce come ponte, facilita l'accesso, condivide risorse, connette e offre esperienze che indicano direzioni possibili.

Città: Palermo
Organizzazione capofila: Associazione Mare Memoria Viva

Farm Cultural Park

Definito uno dei centri culturali indipendenti più influenti del mondo culturale contemporaneo e uno dei progetti più effervescenti di ripensamento e rinascita delle città.
Trasformare un centro storico abbandonato in un attrattore culturale e turistico, sovvertire l’identità di una cittadina sfortunata da sempre associata alla mafia, ai latitanti, all’abusivismo e al malaffare in un luogo di arte, cultura e sperimentazione, in una piccola capitale mondiale della rigenerazione urbana. Farm Cultural Park nasce da questa prima utopia dei due fondatori. Situato nel cuore del centro storico di Favara, cittadina dell’entroterra agrigentino, Farm ha acquisito alcune delle abitazioni presenti nel quartiere, trasformandole in luoghi espositivi di arte contemporanea, spazi d’incontro, cucine a vista per workshop e pranzi, cocktail bar, shop vintage e altro ancora. L'area da abbandonata e degradata si è trasformata in un centro culturale e artistico in grado di attirare visitatori da tutto il mondo, con più di centomila turisti ogni anno. Da individuale il sogno dei due fondatori nel tempo si è trasformato in collettivo, condiviso con una piccola ma potente comunità di cittadini attivi che partecipa, progetta e ogni tanto si ribella, per continuare a far diventare Favara sempre di più una città in cui si immagina e disegna il futuro, una città cosmopolita in cui è bello vivere, con un'ottima offerta abitativa, accogliente per giovani, studenti, creativi e stranieri e con tanti appuntamenti culturali durante tutto l'anno. Negli anni, l'esperienza di Farm si è estesa ed ha avuto effetti sull'intero area della città, che si è rivitalizzata con l'apertura di nuovi locali attirando pubblico da tutta Italia e anche dall’estero. In dieci anni sono circa 2.000 i metri quadrati che sono stati recuperati e trasformati in luogi di cultura, arte e socialità. Numerosi sono i premi e i riconoscimenti ricevuti negli anni, fra i quali il Curry Stone Design Prize per essere fra le 100 organizzazioni che hanno generato maggiore impatto sociale nel bando. Città: Favara (Agrigento)

Organizzazione capofila: Farm Cultural Park

Le Serre dei Giardini Margherita

Un luogo rigenerato che si muove fra affascinanti spazi all'aperto e al chiuso, un centro ibrido che unisce produzioni culturali e agricole, ricerca e arte, imprenditoria ed educazione all'interno dei Giardini Margherita di Bologna.
Le Serre sono un HUB metropolitano dell'innovazione e della promozione della cultura, che hanno preso vita nei 650 metri quadrati delle serre comunali all'interno dei Giardini Margherita, grazie a un progetto voluto dal Comune di Bologna con il contributo di Regione Emilia-Romagna. Lo spazio pubblico abbandonato che è stato rigenerato e restituito alla città riempendolo di progetti e attività, accomunate da una visione di sostenibilità e collaborazione. Sono oltre 120.000 le persone che ogni anni visitano il centro culturale. Le Serre ospitano un calendario di eventi che si svolge tutto l’anno e raggiunge il suo culmine durante Kw-Summer, quattro mesi di eventi gratuiti, da maggio a settembre, aperti alla città. Una programmazione, co- creata e co-prodotta con decine di realtà locali e nazionali, scandita da diversi format, per intercettare gusti e pubblici differenti: cinema, musica, design, eventi per le famiglie, installazioni artistiche. La produzione più importante di Kilowatt è Resilienze Festival, giunto nel 2020 alla quarta edizione, che usa il linguaggio dell'arte e lo sguardo degli artisti per parlare delle grandi trasformazioni planetarie mostrando le interazioni tra ambiente, società, economia e cultura, con l'obiettivo di appassionare i cittadini ai temi ambientali favorendo un immaginario positivo che spinga all'azione. Un luogo di attivazione di comunità tra natura e cultura, un “ecotono" che mette insieme arte e innovazione per creare nuovi immaginari, desiderabili e non distopici. Il centro vuole emanciparsi dalla logica della “rassegna" e dei singoli eventi e destagionalizzare l'offerta culturale, costruendo una comunità tra arte, ricerca, imprese, istituzioni e comunità locale, e attivare un laboratorio permanente dove l'arte possa osare pensiero laterale e sperimentare visioni del mondo. Rendere Le Serre un luogo dove toccare con mano modelli di produzione alternativi e stimoli culturali inaspettati.

Città: Bologna
Organizzazione capofila: Kilowatt Soc. Coop.

 

mare culturale urbano

Un progetto di rigenerazione urbana a base culturale che nasce nella periferia ovest di Milano per attivare processi di inclusione sociale e costruire un nuovo modello di sviluppo territoriale delle periferie, sperimentando nuovi linguaggi artistici, nuovi modelli ibridi di governance e di fare impresa.
mare culturale urbano nasce con la riqualificazione e la rigenerazione della storica cascina Torrette di Trenno del quartiere San Siro, restituita alla città come luogo di aggregazione e fruizione culturale. La cascina si anima tutto l’anno con concerti, performance, residenze artistiche, cinema all’aperto, festival, attività per bambini; lo spazio ospita anche un ristorante con una birreria artigianale, un coworking, sale per prove musicali, formazione ed eventi, e un cortile comune. Sono oltre 100.000 le persone che attraversano gli spazi di mare ogni anno. Il lavoro con la comunità di questi anni ha raggiunto obiettivi importanti in termini di sostegno al fare culturale e alla formazione di giovani artisti, generatività di nuovi progetti a impatto sociale, creazione di posti di lavoro e percorsi di inserimento professionale. Nel 2020 mare intende estendere il proprio percorso di rigenerazione che unisce cultura e cibo come strumenti di incontro e coesione in altre tre periferie milanesi con il nuovo format mare culturale urbano food hub. Tre nuovi luoghi dove stare bene e sentirsi a casa, con un fitto palinsesto di attività culturali-sociali e un progetto di inserimento lavorativo dedicato ai ragazzi dei territori. I food hub si trovano in tre diversi quartieri non centrali della città di Milano: Canottieri San Cristoforo, Cascina Merlata e Santa Giulia diventano nuovi punti strategici che compongono la mappa dell'intervento di rigenerazione urbana a base culturale di mare.

Città: Milano
Organizzazione capofila: Mare food lab srl