LE MAESTRANZE FORESTALI PUBBLICHE NEL SUD ITALIA
Nelle regioni peninsulari del Sud Italia, il settore forestale è stato protagonista negli anni di uno sviluppo, legato agli interventi pubblici, vissuto in un’ottica di sostegno sociale in aree fortemente marginali, fino a spingersi a forme di assistenzialismo legato al rapporto delle maestranze forestali con la pubblica amministrazione. E’ ben noto che la maggioranza di queste maestranze non sono destinate a fare lavori forestali: molti sono inabili ai lavori fisici, altri sono destinati a lavori amministrativi, altri ancora operano sulla prevenzione antincendio boschivo e così via. Solo una parte è destinata a realizzare opere ed interventi di valorizzazione selvicolturale, o di sistemazione idraulico forestale.
IL MONDO DELLA COOPERAZIONE FORESTALE
Il mondo della cooperazione forestale non ha avuto nel corso degli ultimi decenni un particolare sviluppo nelle regioni meridionali, ci sono stati progetti che hanno tentato di far nascere un’imprenditoria cooperativa ma non hanno prodotto i risultati attesi.
E’ presente, invece, nelle aree interne del nostro Appennino centrale, un modello che nel corso di questi stessi anni ha valorizzato iniziative che hanno dato sbocco a opportunità di lavoro per alcune migliaia di persone, che associate in cooperative, e a loro volta in consorzi regionali hanno sviluppato opportunità, in particolare puntando sui temi della multifunzionalità.
Il modello che si è andato a definire nelle regioni dove si sono sviluppate queste iniziative (Toscana, Marche, Emilia Romagna, Abruzzo in particolare) ha visto l’amministrazione ridurre le proprie maestranze attraverso il blocco del turnover a favore dell’imprenditoria privata (quindi anche cooperativa) immettendo sul mercato le risorse per la realizzazione degli interventi di valorizzazione e manutenzione del territorio, mercato dove le imprese cooperative anche utilizzando la normativa di settore, che nel frattempo si è particolarmente affinata (albi di qualificazione imprese agricolo forestale, stipula di convenzioni, procedure di affidamenti semplificate, ecc.), hanno potuto svilupparsi e creare un presidio umano virtuoso in quelle aree svantaggiate dove lo spopolamento era un sintomo sociale inarrestabile.
In questi contesti l’amministrazione diretta ha mantenuto, in particolare, le attività non remunerative o comunque di presidio territoriale, riconvertendo e specializzando queste maestranze in operatori ambientali come nell’antincendio boschivo e nel presidio territoriale su eventi calamitosi.
LA LEGISLAZIONE DI SETTORE
Quanto descritto ha potuto cominciare a realizzarsi in quanto fortemente favorito anche dall’impegno profuso, in questi ultimi 20 anni, dal nostro sistema imprenditoriale forestale ben supportato e rappresentato dalle nostro associazioni di categoria, per promuovere e proporre modifiche alla legislazione di settore nazionale e regionale.
Legislazione che partiva da una totale mancanza di riferimenti e riconoscimenti del comparto forestale, legislazione che poi evoluta ha accompagnato e permesso lo sviluppo di questa nuova forma imprenditoriale.
Si citano in sintesi le procedure semplificate di affidamenti (art. 17 della legge nazionale 97/94, art.2 comma 134 della legge nazionale 244 del 2007), l’art. 7, comma 2 del d.lgs. n. 227/2001, norme di orientamento ed armonizzazione del settore forestale (estensione, su tutto il territorio nazionale, quindi non solo montano, delle norme incentivanti di cui all’art. 17 della legge n. 97/1994, compresi l’istituzione di albi delle imprese forestali regionali), l’art. 15 del d.lgs. n. 228/2001, (che favorisce la stipula con le pubbliche amministrazioni di apposite convenzioni con gli imprenditori agricoli al fine di “favorire lo svolgimento di attività funzionali alla sistemazione ed alla manutenzione del territorio, alla salvaguardia del paesaggio agrario e forestale, alla cura ed al mantenimento dell’assetto idrogeologico”).
Il lavoro è stato molto più ampio e non è affatto terminato, basta pensare alla legge forestale nazionale da due anni pronta per essere discussa in Parlamento e alle legislazioni regionali di settore da aggiornare.
RETE PER LO SVILUPPO DELLA COOPERAZIONE FORESTALE AL SUD
Non tutto quello che in questi anni è stato promosso nelle regioni del sud è stato inutile, tutt’altro. Alcune cooperative hanno sviluppato il loro sistema imprenditoriale, creando occupazione.
In questo contesto ci sembra interessante ed opportuno cogliere lo sviluppo di alcune realtà cooperative quali in particolare la “A.T.S.
Monte Maggiore” (Orsara/Fg) e la “Arcella” (Vallo della Lucania/Sa), che insieme alle Cooperative che operano di supporto sui servizi tecnici quali la Dream Italia di Pratovecchio (AR) e della Ing.For.Eco di Foggia, stanno promuovendo l’idea di una RETE di IMPRESA fra loro.
L’idea di questa RETE di IMPRESA si basa su alcune caratteristiche:
- avere una struttura centralizzata che possa poi promuovere ed incentivare una nuova cooperazione nelle regioni/province carenti con il supporto/tutoraggio dei soci;
- essere un soggetto che favorisce lo sviluppo di una imprenditorialità basata sul lavoro “regolare” e “sicuro”, per contrapporsi al proliferare del “lavoro nero” e non “in sicurezza”, che ben sappiamo presente in questo comparto, ben sapendo quanto difficile è contrastare questa concorrenza “illegale” che permette costi non confrontabili sul mercato;
- avere all’interno oltre ai soggetti operativi anche la parte tecnico/professionale rappresentata dalle cooperative di tecnici citate, il tutto per creare un sistema virtuoso fra pianificazione/progettazione e realizzazione lavori in modo da valorizzare il sistema imprenditoriale proposto;
- sviluppare, integrando sia la parte operativa che quella tecnica, anche quelle forme di progettualità necessarie a inserirsi nei programmi di investimento previsti nei PSR regionali e poter sviluppare anche una progettazione integrata locale, oltre a poter affrontare i temi della progettazione legata ai finanziamenti europei;
- essere un soggetto autorevole per assolvere anche al compito di svolgere un’azione di interlocuzione con le Amministrazioni, soprattutto Regionali, per promuovere azioni di sviluppo del settore forestale, l’applicazione di “buone regole”, attivare politiche di buona gestione selvicolturale dei boschi;
promuovere l’applicazione della legislazione di settore a livello regionale (albi regionali di qualificazione, convenzioni per l’applicazione delle procedure semplificate, ecc.) oltre alla eventuale rimodulazione delle legislazioni regionali di settore.